Old Master Paintings

22 APRIL 2013

Old Master Paintings

Auction, 0070

Florence
Palazzo Ramirez- Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


Viewing

MILAN
11-13 April 2013
10am - 1pm/ 2pm - 6pm
Via Manzoni, 45
milano@pandolfini.it

FLORENCE
17-21 April 2013
10am - 1pm / 2pm - 7pm
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Estimate   300 € - 50000 €

All categories

1 - 30  of 248
3
Pittore tardo-manierista emiliano, sec. XVI
GESÙ TRA I DOTTORI NEL TEMPIO
olio su tavola, cm 72x60 senza cornice
 
Il dipinto qui proposto presenta affinità stilistiche e compositive con le opere di Giovanni Francesco Bezzi detto Nosadella (Bologna 1530 ca.-1571), allievo di Pellegrino ibaldi. In particolare, taluni richiami alla pittura nordica, l’uso di una vivace cromia e la composizione dal ritmo ascensionale della nostra opera si possono ritrovare anche in quelle di Nosadella, come la Circoncisione di Gesù, già asta Christie’s, 9 gennaio 1981, lotto 77 e la Presentazione nel Tempio dell’Allen Memorial Art Museum di Oberlin. Si possono rintracciare somiglianze nei tipi fisionomici della nostra opera con la Presentazione al Tempio, in cui ricorrono gli stessi volti di vecchi con barba, e con la Circoncisione, in cui la figura al centro della composizione nell’ultimo gruppo in alto è affine al personaggio all’estrema destra con copricapo rosso del nostro dipinto e ancora la figura di spalle seduta su uno sgabello al centro della Circoncisione è in stretta relazione con il personaggio con turbante in basso a sinistra della nostra tavola.
Talune tangenze si possono inoltre riscontrare con le due pale della Pinacoteca di Cento, la Caduta di Cristo condotto al calvario e La circoncisione di Gesù Bambino, riferite a un pittore Manierista nordico (attivo a Roma tra XVI e XVII secolo), un tempo attribuite a Orazio Samacchini.
 
Bibliografia di riferimento: J. Winckelmann, Giovanni Francesco Bezzi detto Nosadella, in V. Fortunati, Pittura bolognese del ‘500, II, Bologna 1986, pp. 457-474; F. Gozzi, La Pinacoteca Civica di Cento, catalogo illustrato, Bologna 1987, cat. 154-155, p. 102.
 
Estimate    25.000 / 35.000
8
Attribuito a Francesco Granacci
(Villamagna (Volterra) 1469-1543)
ALTAROLO RAFFIGURANTE NELLA PARTE CENTRALE LA VERGINE ADORANTE IL BAMBINO, ALL’INTERNO DEGLI SPORTELLI LATERALI SAN PIETRO MARTIRE E SANTA CATERINA DA SIENA, ALL’ESTERNO ANGELO ANNUNCIANTE E VERGINE ANNUNCIATA DIPINTI A MONOCROMO
altarolo portatile ad olio su tavola centinata con cornice in legno laccata e dorata con gradino, cm 37x42,5 aperto; cm 37x21,5 chiuso
al recto sul gradino iscrizione dipinta in ora “VERBUM CARO FACTU EST”
sul retro iscrizione a matita e vecchia etichetta relativa alla provenienza
 
Provenienza: collezione Lord Ashburham, Ashburnham Place, Battle (Sussex);
collezione Innocenti, Roma
 
Questo trittico che faceva parte della collezione di Lord Ashburnham ad Ashburnham Place a Battle (Sussex), rappresenta un raro esempio di altare portatile della fine del Quattrocento, paragonabile a pochi altri esempi della fine del Quattrocento inizi Cinquecento, come quello mutilo di Fra Bartolomeo, conservato agli Uffizi.
All’esterno delle due ante apribili è raffigurata a monocromo l’Annunciazione, mentre nel pannello centrale è dipinta l’Adorazione del Bambino da parte della Vergine. In secondo piano è poi raffigurato San Giuseppe, riconoscibile dal manto giallo, mentre riceve da un pastore un agnello in dono, quale simbolo del futuro sacrificio di Cristo. Nei due pannelli laterali sono invece figurati entro nicchie architettoniche San Pietro Martire e Santa Caterina da Siena, mentre in alto come decorazione dei pennacchi sono inserite rispettivamente le scene di San Francesco che riceve le stigmate, e del Martirio di santa Giustina, riconoscibile dalla spada che la trafigge.
Per quanto riguarda invece lo stile, l’opera dichiara la sua derivazione da modelli di Domenico Ghirlandaio, in particolare la grande Adorazione Sassetti dove, seppur speculare, vi è il medesimo rapporto fra la Vergine e il Bambino poi replicata in numerose derivazioni della bottega o di maestri affini (vedi N. Pons, La fortuna figurativa dell’’Adorazione’ Sassetti di Domenico ghirlandaio in Santa Trinita, in Domenico Ghirlandaio 1449-1494, Atti del Convegno Internazionale (Firenze 1994) Firenze 1996, pp. 165-174). Per quanto riguarda le figure di san Pietro Martire e di Santa Caterina nelle nicchie sugli sportelli sarà d’obbligo richiamare invece i santi dei pannelli laterali del polittico Tornabuoni, eseguito da Domenico Ghirlandaio a partire dal 1491 e finito dagli allievi a partire dal 1494 fino al 1496, ed oggi dispersi in vari musei. In particolare qui tornano entro nicchie semplificate, seppur con piccole varianti relative alla posizione delle mani e agli attributi, sia il san Pietro Martire della collezione Magnani Rocca, e, speculare, la santa Caterina della Alte Pinakothek di Monaco. Tuttavia, se i modelli sono quelli proposti da Ghirlandaio, alcuni elementi stilistici rimandano invece alla fase giovanile di Francesco Granacci che si formò proprio nella bottega di Domenico e produsse le prime opere autonome allo scadere del secolo. La caratteristica semplificazione dei volumi assieme ad un più risentito andamento delle pieghe dei panneggi in questo altarolo appare infatti nelle prime tavole attribuite dalla critica al Granacci. Per quanto riguarda la caratteristica semplificazione del disegno degli animali si dovrà guardare a quelli che Granacci dipinse nel tondo della Honolulu Academy of Art alle Hawaii, (S. H. Kress 532, vedi C. von Holst, Francesco Granacci, Monaco 1974, p. 132, cat. 6, figg. 13-14). Proprio questa Sacra Famiglia con san Giovannino è l’opera di Granacci che più si avvicina a questo altarolo, oltre che nello stile anche per quanto riguarda la posizione del bambino e il disegno semplificato ed austero dell’architettura sul fondo.
L’esecuzione di questo altarolo andrà dunque collocata fra la morte di Domenico Ghirlandaio, avvenuta nel 1494 e lo scadere del secolo.
 
Estimate    50.000 / 70.000
Price realized  Registration
15
Andrea della Robbia
(Firenze 1435-1525)
ANGELO IN PREGHIERA (MEZZA FIGURA); 1515 circa
rilievo scontornato in terracotta invetriata, cm 47x28,5
 
Provenienza: eredi Carlo De Carlo, Firenze;
Casa d’aste Semenzato, Firenze, 18-19 ottobre 2000, lotto 117;
collezione privata, Firenze
 
La scultura è corredata da parere scritto di Giancarlo Gentilini, Firenze 18 marzo 2013
 
“I capelli scarmigliati dal vento e l’intensa espressione patetica del volto, corrucciato da una commossa mestizia, caratterizzano questa toccante immagine di un angelo adolescente, che indossa ampie ed austere vesti da diacono, raffigurato in adorazione con le mani giunte in preghiera. Il rilievo è attentamente scontornato lungo i profili del busto prima dell’invetriatura e della seconda cottura, secondo una tecnica peculiare della produzione robbiana, finalizzata a realizzare opere di formato monumentale attraverso un sapiente puzzle di elementi (..). E’ dunque probabile che questo busto angelico fosse in origine integrato da altri pezzi che ne completavano la figura (..), ed incastonato in una più ampia composizione, insieme ad altre simili presenze angeliche: forse una grandiosa ancona che, per l’espressione dolente del volto, possiamo immaginare raffigurasse la Crocifissione di Cristo (…), oppure la Pietà con Gesù adagiato sulle ginocchia di Maria (…) o anche un’affollata Sepoltura e Lamentazione (..).
A questo proposito è opportuno osservare che nelle prestigiose raccolte del Victoria and Albert Museum di Londra si conserva un rilievo angelico (inv. 89-1891) affine nella sua declinazione iconografica, stilistica e nel formato (..) acquistato ad una vendita londinese di Christie’s (13 febbraio 1891): opera da ricondurre con buona probabilità ad una medesima composizione smembrata, cui potrebbero appartenere anche alcune altre mezze figure di angeli dolenti (Gloucester, Municipal School of Arts and Crafts; collezione privata).
Il rilievo londinese è già stato attribuito concordemente dalla critica più autorevole ad Andrea della Robbia, con una probabile datazione intorno al 1510 (Marquand 1922, p. 209, n. 362; Pope-Hennessy 1964, p. 229, n. 223). Paternità e cronologia che per l’opera inedita che qui si presenta appaiono pienamente confermate dall’elevata qualità della sensibile modellazione, dal nitore e dalla stesura uniforme dello smalto, e da peculiarità formali, come la singolare vivacità espressiva della testa, l’ampiezza del panneggio cadenzato in corpose pieghe geometrizzate, ed il modo di contrassegnare gli occhi con pungenti tocchi di manganese, che ritroviamo nei migliori lavori autografi della maturità del maestro, fra il primo e il secondo decennio del Cinquecento, come l’altare in Santa Maria delle Grazie a Montepulciano, databile per ragioni storiche tra il 1514 e il 1517.
Fra le opere concordemente riferite ad Andrea, una mezza figura angelica quasi identica, anche nei delicati tratti del volto e nei lisci capelli arruffati, si ritrova tra i frammenti di una grande, importante composizione smembrata, databile sul 1510/1515, conservati a Sant’Angelo in Vado (cfr. Marquand 1922, pp. 151-154, n. 95, fig. 121), e piuttosto simile è anche uno dei quattro angeli in volo oggi al Musée du Louvre, provenienti da una Resurrezione eseguita da Andrea della Robbia nel 1517-1518 per la cappella della Compagnia di San Frediano nell’omonima chiesa fiorentina (cfr. Bormand 2006, pp. 112-116, inv. Campana 61): ma l’espressione più lieta di queste figure non favorisce l’ipotesi di ricondurre il nostro angelo e il suo compagno londinese alla medesima impresa. (…)
 
Bibliografia di riferimento: A. Marquand, Andrea della Robbia and his Atelier, Princeton 1922; J. Pope-Hennessy, Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Museum, London 1964; G. Gentilini, I Della Robbia. La scultura invetriata nel Rinascimento, Firenze 1992; C. Del Bravo, Andrea della Robbia, da giovane e da vecchio, in “Artista”, 1995, pp. 58-71; M. Bormand, in Le sculptures européennes du musée du Louvre, a cura di G. Bresc-Bautier, Paris 2006.
 
Estimate    20.000 / 30.000
Price realized  Registration
16
Manifattura di ambito robbiano, 1550-1600 circa
FIGURA MULIEBRE INCORONATA
FIGURA VIRILE LAUREATA
due medaglioni in terracotta invetriata con ghirlanda, diam. cm 97 ciascuno
(2)
 
Provenienza: già collezione Carmichael, Londra
 
Bibliografia: G. Gentilini, I Della Robbia: la scultura invetriata nel Rinascimento, Firenze 1992, p. 486; A. Bellandi, in I Della Robbia e l’arte nuova della scultura invetriata, catalogo della mostra di Fiesole, 29 maggio-1 novembre 1998, a cura di Giancarlo Gentilini, Firenze 1998, p. 379 cat. VII.8 a, b.
 
I due medaglioni qui presentati, già pubblicati da Giancarlo Gentilini nel 1992, provenienti dall’illustre collezione di Lord Carmichael, erano associati ad un terzo medaglione raffigurante Cleopatra. Le due opere, già presentate ad una vendita londinese come di scuola francese della prima metà del Cinquecento (Sotheby’s, 8 dicembre 1988, lotti 97-98), sono state nuovamente riconsiderate in una scheda critica di Alfredo Bellandi nella quale lo studioso mette in luce come le due terracotte “rivelano un autore al corrente delle numerose teste ‘all’antica’ modellate nella bottega robbiana e in quella dei Buglioni” diffuse anche nell’ambiente meridionale, presso la corte aragonese, come dimostra “in particolare la vivace e caricata fisionomia dei mascheroni a richiamare i modi della maiolica siciliana”. La diffusione nelle manifatture meridionali di tali teste ‘all’antica’ si deve ad alcune importanti commissioni come ad esempio la serie degli Eroi aragonesi modellata da Andrea Della Robbia e giunta a Napoli nel 1492 per ornare la Villa di Poggio Reale, oggi distrutta, di Alfonso II di Aragona (di cui faceva parte la Figura laureata, Museo di Capodimonte, Napoli) e le “teste di terra vetrata” allogate da Eleonora di Toledo a Santi Buglioni nel 1542, probabilmente destinate alla residenza a Chiaia del viceré Pedro di Toledo. Lo studioso sottolinea tuttavia la divergenza tra questo tipo di manifattura e quella dei Della Robbia e dei Buglioni legati ad una interpretazione ideale dei soggetti, tratti per lo più dal repertorio classico.
Per quanto, nel quadro attuale degli studi, sia arduo avanzare una più puntuale proposta attributiva, i due medaglioni si distinguono tra le testimonianze più significative della diffusione dei modi robbiani nel corso del Cinquecento, attestata da manifatture ancora da indagare attive in Toscana (Cafaggiolo, Montelupo, Lucca) e in altre regioni d'Italia (Umbria, Romagna, Marche, Campania), così come in Francia e in Portogallo. Peraltro, gli inconsueti mascheroni grotteschi che decorano le ghirlande si ritrovano molto simili anche nell'incorniciatura di uno stemma della famiglia Tassi nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Vivaio presso Incisa, databile al 1584, opera presumibilmente realizzata in una bottega del territorio fiorentino.
 
Estimate    40.000 / 60.000
1 - 30  of 248