Quattro tipologie mai edite in una pubblicazione numismatica e la prestigiosa collezione “SENA VETUS”

Duecentoventi monete suddivise in centotrentasette lotti, di cui diciassette esemplari in oro di grande qualità conservativa e quattro tipologie mai contemplate in alcuna pubblicazione numismatica, sono i numeri che caratterizzano la prestigiosa collezione "Senavetus" e costituiscono il corpus della imperdibile vendita che il dipartimento di NUMISMATICA batterà a Palazzo Ramirez-Montalvo il 28 novembre.
Il catalogo, ricco d’immagini, schede tecniche e approfondimenti, si rivolge non solo ai più attenti estimatori dei capolavori coniati nella zecca della Repubblica di Siena, ma a tutti coloro che collezionano le monete italiane del periodo medioevale e rinascimentale, rare e di qualità.
Molte tra queste monete provengono da prestigiose vendite del passato, come la parpagliola di Montalcino col gemello sul dorso della lupa, apparsa per la prima volta nel 1921 nel catalogo di vendita della ditta P. & P. Santamaria di Roma relativa alla collezione Ruchat, oppure sono “immortalate” in celebri pubblicazioni, come l’ormai storico volume edito dal Monte dei Paschi nel 1992 che ha fatto nascere tanti nuovi cultori e collezionisti di questa zecca, o nel più recente catalogo dedicato al capitolo delle zecche minori toscane facente parte dell'ormai nota collana “Monete Italiane Regionali”.
Altre monete proposte nella vendita, invece, come il rarissimo bolognino o l’altrettanto rara piccola crazia del 1555, rappresentano delle vere e proprie novità assolute, perché a memoria d'uomo non si ricordano passate in nessuna vendita pubblica di un certo rilievo.
La seconda parte della vendita propone interessanti monete italiane del periodo medioevale e rinascimentale tra cui un interessante nucleo di tarì di Imperatori Svevi e alcuni esemplari dei Gonzaga provenienti dalla collezione del conte A. Magnaguti, tra cui un ducatone in argento di Carlo I con data inedita.
Il catalogo si chiude con un bell'insieme di monete in oro italiane ed estere da collezione e investimento.

 

Entriamo nel dettaglio degli ambiti collezionistici appena descritti con alcuni lotti che al valore numismatico uniscono interessanti aspetti storici o documentari come il rarissimo DUCATO D’ORO (Delibera del 3 luglio 1503) della REPUBBLICA DI SIENA (lotto 74) che reca un simbolo della zecca attribuibile all’orafo senese Francesco Castoro, in catalogo con la stima di 3.500/4.500 euro. Le abilità e la notorietà in campo incisorio del Castoro sono testimoniate da Benvenuto Cellini nella sua autobiografia quando  descrive il periodo in cui lavorò nella sua bottega in qualità di apprendista: “…Io me n’andai a Siena a trovare un certo galantuomo detto Maestro Francesco Castoro (…); e così messomi a lavorare, mi donò una casa per tanto quanto io stavo in Siena, dove ridussi il mio fratello, e attesi a lavorare per molti mesi” (La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze. 1558).


Altrettanto raro, e strettamente legato alle vicende storiche della SIENA REPUBBLICA, è il GROSSO DA 7 SOLDI II SERIE (Capitoli del 9 dicembre 1507) che si distingue per una grande S fogliata alle cui estremità pendono due grappoli d’uva. La moneta, tipologia della quale sono noti pochissimi esemplari e che rappresenta un “unicum” iconico della serie repubblicana senese, è stimata 2.500/3.500 euro (lotto 90).
Il significato metaforico dell’uva, spesso associato alla prosperità e alla celebrazione di un evento favorevole, suggerisce una plausibile interpretazione “storica” per l’emissione di questa rara moneta.
Il 25 luglio 1525, giorno di San Giacomo, i senesi riportarono una straordinaria vittoria contro l’esercito mediceo-pontificio nella battaglia di Porta Camollia; la vittoria fu talmente clamorosa che il mediceo consigliere di papa Clemente VII, descrisse: “…tanto straordinaria, non voglio dire miracolosa, quanto cosa che sia seguita in guerra…” in una lettera inviata a Nicolò Macchiavelli (Francesco Vettori, lettera a Niccolò Macchiavelli, 5 agosto 1526).
In ricordo di quella bruciante vittoria i senesi intrapresero diverse opere commemorative, prima fra tutte l’edificazione della chiesa in Salicotto dedicata ai Santi Giacomo Maggiore e Cristoforo, ed è possibile che anche la zecca repubblicana in quel periodo, vista l’occorrenza di denaro per le necessità belliche ed il pagamento delle soldatesche, abbia ideato un’eccezionale emissione a carattere commemorativo. L’ampia documentazione a catalogo consente di suffragare questa avvincente ipotesi interpretativa.

 

Ancora per la REPUBBLICA di SIENA, ricordiamo lo SCUDO D’ORO DEL SOLE (1532-1535) (lotto 100) in catalogo per la cifra di 8.000/10.000 euro. Il nome di questa tipologia monetale, introdotto per la prima volta in Francia sotto il regno di Luigi XI nel 1475, trae origine dal piccolo sole che compare nella legenda del dritto. In Italia questa emissione venne adottata da Venezia nel 1528, da Firenze nel 1530 durante l’assedio della città, e quasi contestualmente da Milano, Lucca, Napoli e Roma.

 

Leggermente superiore, 8.000/12.000 euro, è la valutazione di un altro rarissimo SCUDO D’ORO (1553) della REPUBBLICA di SIENA che reca il simbolo di zecca dell’ultimo zecchiere della Repubblica Agnolo Fraschini (lotto 111).

 

Uno dei pezzi più importanti di tutta la serie monetale senese è il MEZZO SCUDO D’ORO (1549) della REPUBBLICA di SIENA (lotto 112) il cui valore è stimato 12.000/15.000 euro. La sua grande rarità è imputabile ad una coniazione limitata nel numero e nel tempo a causa della difficile situazione in cui versava la zecca nel periodo bellico antecedente la caduta della Repubblica.

 

Della massima rarità, valutata 7.000/9.000 euro, è la CRAZIA del 1555 (lotto 127) che rappresenta l’ultimo conio nominale della REPUBBLICA di SIENA emesso dopo la caduta della città avvenuta il 21 aprile del 1555. Le crazie furono pensate in sostituzione dei bolognini con la scritta LIBERTA in circolazione durante l’occupazione spagnolo-fiorentina, ma ebbero corso per un solo semestre perché, pur approvate dai saggiatori fiorentini, non ebbero mai il permesso di circolare sui territori di Firenze.

 

Un’altra moneta estremamente rara presente in asta con una valutazione di 10.000/12.000 euro è lo SCUDO D’ORO del 1559 (lotto 128) della REPUBBLICA SENESE che rappresenta il nominale maggiore prodotto dall’officina MONTALCINO. Interessante il riferimento alla protezione di Enrico II cui sottende il giglio francese che compare al dritto. Come la precedente anche il MONTALCINO ebbe corso brevissimo, meno di un semestre, in questo caso in seguito alla cessazione della Repubblica sancita dall’accordo di pace firmato a Cateau-Cabrésis tra Francia e Spagna.