A FONTANA WORKSHOP CHARGER, URBINO, CIRCA 1565-1575
VASSOIO DA PARATA, BOTTEGA DEI FONTANA, URBINO, 1565-1575 CIRCA
In maiolica dipinta in policromia, cm 52,8x66,8, alt. cm 6
Provenience
Parigi, Maurice de Rothschild (1881-1957);
confiscato dall'Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) o Commando Reichsleiter Rosenberg (inv. n. R 1292);
recuperato dalla MFAA, Monuments, Fine Arts and Archives e trasferita a Monaco (inv. n. 23/1);
restituito alla famiglia Rothschild il 19/09/1946;
Collezione privata
Comparative literature
J. Giacomotti, Catalogue des majoliques des musées nationaux, Parigi 1974, pp. 3525-357 n. 1077;
C. Poke, Jacques Androuet I Ducerceau's 'Petites Grotesques' ad a source for Urbino maiolica decoration, in “The Burlington Magazine”, June 2001, pp. 332-342;
E. Ivanova, Il secolo d’oro della maiolica. Ceramica italiana dei secoli XV-XVI dalla raccolta del Museo Statale dell’Ermitage, cat. della mostra, Faenza 2003, p. 92 n. 64;
T. Wilson, Maiolica: Italian Renaissance Ceramics in The Metropolitan Museum of Art, New York 2016, pp. 288-291 n. 103;
M. Marini, Maioliche e ceramiche del Museo Nazionale del Bargello, Torino 2024, pp. 230-232 nn. 291-292
Il grande vassoio ovale, su basso piede ad anello, mostra al centro un umbone ovale fortemente rilevato, dal quale si dipartono quattro elementi a nastro a rilievo disposti a raggera e centrati da mascheroni alternati con volti femminili e di satiri urlanti. La balza è delimitata da una cornice rilevata da cui si diparte una tesa piana, breve, a sua volta incorniciata a rilievo da un motivo continuo a perlinature e da una bordura con decoro a baccellatura e frecce su fondo giallo chiaro. L’umbone è dipinto con una scena istoriata raffigurante Beniamino che riceve accoglienza dal fratello Giuseppe (Genesi, 43), tratta puntualmente dalla xilografia di Bernard Salomon per la Quadrins Historiques de la Bible di Claude Paradin, pubblicata da Jean de Tourne a Lione nel 1553. Quattro riserve sagomate circondano il centro, decorate a grottesche sottili che si ripetono anche sulla tesa, grottesche delineate a punta di pennello con grande sapienza e raffigurano di animali fantastici cui si alternano chimere, satiri e piccoli uccelli. Piccoli cammei con cornici differenti sono decorati con scenette a risparmio in nero su bianco e viceversa o con figurine policrome su fondo verde o azzurro, impreziosendo e rimarcando la simmetria del decoro. I modelli erano probabilmente giunti in bottega grazie alle incisioni di Jacques Androuet Du Cerceau (circa 1515 – circa 1585) nel testo Petit Grotesques attorno 1560, ed ebbero in seguito grande successo proprio grazie all’opera di Orazio Fontana nella seconda parte del XVI secolo. Il verso mostra al centro del piede una divinità fluviale con il corpo parzialmente coperto da un manto gonfiato dal vento sulle spalle: la figura, mollemente adagiata a un’alta roccia, si appoggia a un orcio rovesciato che riversa acqua verso il mare, mentre con la sinistra sorregge una pianta acquatica, rivolto verso un uccello palustre dal lungo collo. Il motivo dell’acqua si estende poi su tutta la superficie, interrotto solo da piccoli delfini neri e da una decorazione a nastri incrociati che forma sulla tesa un motivo a “cornice metallica”, con anse e elementi fitomorfi stilizzati che giungono a raccordarsi con la cornice a rilievo con motivo a gigli, che racchiude il piede centrale.
L’attribuzione alla bottega dei Fontana ci deriva dal confronto con opere coerenti per caratteristiche morfologiche e decorative, tra le quali il grande vassoio con scena istoriata con Giuseppe che riceve i suoi fratelli del Louvre (Inv. n. 72), simile per impianto decorativo, per l’uso delle piccole grottesche e per caratteristiche stilistiche e pittoriche, come ad esempio i volti appena arrotondati con gli zigomi ombreggiati, gli occhi piccoli e profondi, la grande capacità nella resa dei dettagli. Il nostro bacile sembra ancora legato al gusto istoriato sia nella scena principale, sia nella raffigurazione della deità marina così prossima alle visioni tradizionali, quasi a testimoniare il momento di passaggio tra i due decori anche nella scelta delle grottesche, ancora così prossime ai modelli antichi spesso associate nei grandi serviti con “istorie romane”. Si veda come confronto stilistico il grande rinfrescatoio del Metropolitan Museum di New York (Inv. n. 32.100.362), che associa alla potenza narrativa della grande scena istoriata al centro dell’invaso alcune sottili e “romanissime” grottesche con dettagli minuti ancora ispirati al grande Servizio Spagnolo. Il confronto più prossimo tuttavia ci pare essere quello con il grande vassoio ovale delle collezioni medicee, ora al museo del Bargello, che reca al centro la raffigurazione di Il Suicidio di Lucrezia (Inv. n. 54M), stilisticamente affine nella realizzazione delle grottesche, disposte invero in modo più serrato rispetto a quelle del nostro esemplare, ma ancora coerenti. Anche il vassoio con Giuseppe che interpreta i sogni del faraone (Inv. n. 21M), dello stesso Museo fiorentino, ci pare comunque prossimo all’opera qui in studio. La scena centrale istoriata porta dunque a una attribuzione alla bottega di Orazio Fontana, come suggeriscono anche le raffaellesche sottili e simmetriche simili a quelle utilizzate nei grandi bacili, come ad esempio quello con stemma del cardinale Farnese con Giosuè che ferma il sole conservato dell’Ermitage di San Pietroburgo (Inv. n. F3091), databile al periodo 1560-1580.