The oldest known source of the so-called "Witches' Alphabet"
La più antica fonte conosciuta del cosiddetto “Alfabeto delle Streghe”
Tritemio. Polygraphiae libri sex. [Basilea], Haselberg, 1518.
In quarto (272 x 190 mm); [255] carte. Due frontespizi, il primo con titolo a caratteri rossi e neri, entrambi con decorazione xilografica e al centro mostra un prete (probabilmente l'autore) che presenta il suo libro e un monaco che presenta un paio di chiavi all'imperatore Massimiliano, il tutto all'interno di una bordura quadripartita con studiosi che tengono emblemi della scienza, stemmi di Massimiliano e altri tre scudi araldici agli angoli, un vescovo reclinato in basso, testo preliminare per ogni libro in caratteri romani, codici crittografici su due colonne nel grande carattere gotico di Köbel, i libri 5 e 6 con titolo, intestazioni e tavole crittografiche stampate in rosso e nero (manca la bianca r6, fori di tarlo ai margini di alcune carte, qualche alone di umidità soprattutto lungo il margine interno, rinforzo al frontespizio.) Legatura della fine del XIX all’antica in vitellino marrone, sui piatti cornici di ferri a secco, titolo e ferri dorati al dorso, titolo manoscritto al taglio inferiore.
L’ opera è considerata il primo trattato sistematico sulla crittografia e sull'arte della cifratura. Scritta da Johannes Trithemius, abate prima a Spannheim e poi a Würzburg, fu pubblicata postuma nel 1518. L'opera presenta una vasta raccolta di sistemi di scrittura cifrata e linguaggi artificiali, concepiti per proteggere i contenuti dei messaggi. Sebbene nata in un contesto monastico e intellettuale, la Polygraphia è stata in seguito adottata e reinterpretata da varie correnti esoteriche, incluse alcune tradizioni moderne di stregoneria e occultismo, per il suo valore simbolico e la sua struttura linguistica arcana.