An extraordinary collection of unpublished letters written in his youth by one of the most original voices in 20th-century Trieste literature
Straordinario epistolario giovanile e inedito di una delle voci più originali della letteratura triestina del Novecento
Quarantotti Gambini, Pier Antonio. Raccolta di oltre 250 lettere autografe firmate, in gran parte con buste originali conservate, degli anni che vanno dal 1936 al 1942. Le lettere, indirizzate alla sua prima fidanzata Michela Tarquini, offrono una testimonianza intima e profonda del suo percorso umano e artistico, e insieme una fonte di prim’ordine per la conoscenza del suo laboratorio letterario e della sua sensibilità di scrittore.
Quarantotti Gambini vi parla spesso del lavoro sulle bozze delle proprie opere, delle difficoltà economiche, del sogno di ottenere un posto fisso, prima presso la Finmare, poi nel campo delle assicurazioni, dei viaggi in Italia e all’estero. Emergono i suoi contatti con l’ambiente editoriale milanese: in particolare con Treves, che per il romanzo La Rosa Rossa propone titoli alternativi come Passioni d’amore o Ombre di sogno.
Le lettere restituiscono anche un vivido affresco del mondo letterario italiano di quegli anni, con riferimenti e giudizi su Umberto Saba, Ugo Ojetti, Riccardo Bacchelli, Orio Vergani, Giani Stuparich, Curzio Malaparte e sul critico Piero Gadda, spesso citato e discusso. In due lettere del marzo 1938 Gambini commenta con sincera commozione la morte di Gabriele D’Annunzio, esprimendo la propria ammirazione per il Vate.
La relazione sentimentale che fa da sfondo all’intero carteggio è intensa e tormentata: un continuo alternarsi di entusiasmi e sconforti. Talvolta Gambini appare amareggiato, insicuro, pessimista; in altri momenti è pieno di slancio, progetta un matrimonio e una casa in campagna.
Dopo le leggi razziali del novembre 1938, il tono delle lettere si fa cupo: l’autore osserva con preoccupazione il destino di chi è costretto a fuggire e progetta a sua volta una partenza per l’America. Salperà infatti da Genova con il Rex nel gennaio 1939, per poi rientrare a bordo del Vulcania, via Palermo e Napoli. Dall’esperienza americana ritorna mutato: più euforico, più aperto al mondo, con nuove letture (Faulkner, Richard Hughes) e una rinnovata fiducia nella letteratura.
Alcune lettere riflettono l’attenzione di Gambini verso la condizione femminile: in diverse pagine discute dell’occupazione della donna, del suo ruolo di lavoratrice e madre; nell’aprile 1941 ricorda gli incontri con Paola Masino, Alba de Céspedes e Maria Luisa Astaldi.
Tra la primavera del 1942 e gli anni immediatamente successivi (quando il carteggio si interrompe) si consuma la fine dolorosa della relazione. In uno struggente passo, Gambini scrive di non poter restituire le lettere ricevute, perché sono ‘tanto belle … tanto vive, tanto legate indissolubilmente alla mia vita da non avere la forza di staccarmene’.
Per ampiezza ed intensità, questo carteggio costituisce una miniera di materiali inediti, di grande valore letterario, storico e umano, fondamentale per la ricostruzione del profilo privato e artistico dello scrittore triestino.