Modern and Contemporary art

Florence, 
wed 7 July 2021
Live auction 1056
38

Mario Cavaglieri ©  
(Rovigo, 1887 - Peyloubere, francia, 1969)

MARIO CAVAGLIERI

€ 8.000 / 12.000
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MARIO CAVAGLIERI

(Rovigo 1887 - Francia 1969)

Modella che danza nello studio

1911

olio su tela

cm 79x60

 

Modella che danza nello studio

1911

oil on canvas

79x60 cm

 

Bibligrafia

Viviane Vareilles, Catalogo ragionato dei dipinti, vol. I edizione Umberto Allemandi C.

Viviane Vareilles, Catalogo ragionato dei dipinti, vol. II edizione Umberto Allemandi C., n.299

Vittorio Sgarbi (a cura di), Cavaglieri, Palazzo Roverella, Rovigo 2007, Umberto Allemandi e C. Editore, n. 29

 

L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Storico Artisti Veneti col numero 46/00/N.

 

[...] Un’impostazione figurativa e pittorica d’antica ascendenza veneta rimane costante per tutto lo sviluppo dell’attività artistica di Cavaglieri. È indubbia, nel periodo della formazione, l’importanza della figura di Ugo Valeri - uno degli artisti della provincia padana più interessanti tra Ottocento e Novecento. Influenza, questa, che si esplicita sopratutto attraverso la concentrazione su figure - in prevalenza femminili - e oggetti, sugli ambienti e arredi che circondano le modelle. In tale direzione sono e evidenti, tra l’altro, i rimandi acutissimi a quella fascia della pittura francese che va da Bonnard, Vuillard, Lautrec ai “peintres à la mode” come Besnard, Chahine, Laurent. Come in Boldini, in Cavaglieri si rinnova quella certa tensione per il femminile nata proprio in Francia e poi decomposta in istinto irrazionale a Vienna. I soggetti, squarciati da una luce non fisica ma interna all’immagine stessa, sono inquadrati con la rapidità dello scatto fotografico, con una velocità di taglio subitanea che progressivamente procede verso “un impressionismo più sostanzioso” (Longhi). Infatti, paradossalmente, è proprio il soggiorno a Parigi nel 1911 ad avere una sorta di potere liberatorio nei confronti delle esperienza francesi e ad innescare lo sviluppo si definisce come materia coloristica quasi ai limiti del primordiale. […]

Rita Selvaggi, Arte in Italia 1935-1955, a cura di Pier Carlo Santini, Edifer Edizioni Firenze 1992

 

Mario Cavaglieri nasce a Rovigo nel 1887 in una famiglia di religione ebraica nativa di Venezia, all’età di nove anni si traferiscono a Padova fino al 1917. Sin da giovane manifesta le sue doti artistiche, nel 1906 frequenta lo studio di Giovanni Vianello dove conosce Felice Casorati. Non ancora ventenne, nel 1907, abbandonati gli studi di giurisprudenza, è presente alla mostra Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma e, due anni più tardi, a Ca’ Pesaro, esporrà assiduamente fino al 1925. Dopo il 1910, grazie anche all’adesione alla Rassegna estiva veneziana tenuta all’Opera Bevilacqua La Masa, dove prende parte anche Umberto Boccioni, inizia a farsi un nome tra i collezionisti e gli addetti ai lavori. In seguito al soggiorno parigino del 1911, approfondisce la propria conoscenza pittorica e rimane sensibilmente colpito dalle tematiche coloristiche dei fauve: la sua tavolozza si intensifica cromaticamente e il suo stile si accresce in maniera molto personale, tuttavia distante dagli orientamenti delle avanguardie contemporanee. Nel 1912 partecipa alla Biennale di Venezia, esperienza ripetuta per più edizioni. L’intensa attività espositiva del secondo e terzo decennio, che fra l’altro registra la sua presenza a Milano, nelle edizioni della Permanente del 1914 e 1915 e alla Galleria Pesaro nel 1920, è premiata con il successo di critica e pubblico. Tra il 1921, anno del matrimonio con Giulietta Catellini, conosciuta nel 1911 e su musa ispiratrice, e il 1925 soggiorna a Piacenza, per poi trasferirsi nelle campagne francesi di Pavie-sur-Gers, in Guascogna in volontaria “clausura”, dove trascorrerà, alternando soggiorni in Italia e Francia, il resto della propria esistenza. Nel 1948, 1950 e 1952 partecipa alla Biennale di Venezia.
Il riconoscimento più importante gli viene tributato nel 1953 con un’ampia antologica alla Strozzina di Firenze. Muore a Pavie-sur-Gers il 23 settembre 1969.