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Florence, 
wed 11 October 2017
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Pieter Mulier il giovane, detto il Cavalier Tempesta

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Pieter Mulier il giovane, detto il Cavalier Tempesta

(Haarlem, 1637 - Milano, 1701)

AUTORITRATTO

olio su tela, cm 63,5x50

 

Bibliografia

Sette ritratti lombardi dalla tarda maniera alla maniera pura, a cura di M. Tanzi e M. Vezzosi, Firenze, 2009, pp. 10-15

 

Impostato di tre-quarti, con lo sguardo puntato verso lo spettatore ed un'aria intensa a metà tra concentrata attenzione e spavalda sicurezza, così il Cavalier Tempesta consegna ai posteri la propria effige. La decisa consapevolezza di sé che promana dai tratti del volto e dallo sguardo è come sottolineata dalla mise, ordinaria e priva di ostentata ricchezza, che l'artista sfoggia; una giubba rossa in parte sbottonata e dalla quale fuoriesce con studiata trascuratezza un lungo e trinato jabot, un mantello dal bavero giallo sulle spalle ed un cappello di pelliccia che copre parte dei lunghi e fluenti capelli. Ad aumentare il fascino un po' zingaro che il Mulier trasmette è l'attualissimo cerchietto che gli accende di riflessi d'oro il lobo dell'orecchio.

Di Pieter Mulier si conoscevano, ad oggi, due autoritratti autografi e praticamente identici fra di loro salvo leggere varianti; uno conservato presso la collezione Borromeo all'Isola Bella e l'altro a Firenze nella Galleria degli Uffizi, Corridoio Vasariano. La comparsa oggi del presente autoritratto, simile agli altri due ma con significative varianti, induce ad alcune riflessioni circa la genesi dei tre autoritratti, la loro datazione ed il loro probabile significato. Anzitutto, ed ovviamente, dovrà essere considerata la fattura del dipinto qui presentato: esso presenta l'artista raffigurato all'interno di una tela rettangolare a mezzo busto, di tre-quarti e girato verso lo spettatore. La stesura pittorica è veloce e fluida, realizzata con pennellate che rendono visibile la trama compositiva. Tutta la parte dell'angolo basso di destra occupata dal mantello che copre la spalla sinistra dell'effigiato è lasciata al livello della preparazione di base sulla quale si evidenziano le pieghe e le notazioni chiaroscurali tutte "disegnate" con il pennello ed un tono di bruno scuro liquido, anche il fondo reca pochi accenni di colore poco denso steso sopra la preparazione rossa di base. Il jabot è dipinto con grande velocità, linee lunghe e fluide di toni bianco latte con ombre grigie azzurrate e una trina, più suggerita che non definita, realizzata battendo la punta del pennello sulla tela, capelli e cappello sono una massa bruno scuro indistinta che si staglia appena dal fondo. Il volto, dove più è concentrata l'attenzione pittorica, è dipinto con campiture (di materia più spessa) larghe e sintetiche per quanto attiene le zone di maggiore evidenza luminosa, mentre gli occhi, la bocca, bellissima e sensibile, così come le narici, appaiono dipinte con brevi pennellate, tratteggiate, spesso appoggiate le une alle altre. Quanto sopra osservato non lascia dubbio alcuno sul fatto che il presente ritratto sia eseguito in "presa diretta" dimostrando l'intento dell'artista di fermare e restituire, con urgenza, lo stato emotivo della propria immagine.