Arte Moderna e Contemporanea

9 DICEMBRE 2019

Arte Moderna e Contemporanea

Asta, 0324
MILANO
Centro Svizzero
via Palestro, 2
ore 16.00

Per informazioni e commissioni scritte e telefoniche
dal 5 - 10 dicembre 2019
Centro Svizzero
Tel. +39 02 76320327
Tel. + 39 02 76320328
artecontemporanea@pandolfini.it
Esposizione
MILANO
Giovedì 5 dicembre      10-18
Venerdì 6 dicembre      10-18
Sabato  7 dicembre      10-18
Domenica 8 dicembre  10-18

Centro Svizzero
via Palestro, 2
 
 
 
Stima   500 € - 200000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 130
50

 

HSIAO CHIN

(Shanghai 1935)

L'orizzonte

1962

olio su tela

cm 75x60

firmato e datato in basso al centro

al retro firmato, datato e titolato

 

The horizon

1962

oil painting on canvas

75x60 cm

signed and dated in the lower center

on the reverse signed, dated and titled

 

Hsiao chin

(...) L’astrazione contemporanea ha profondamente, se non impregnato, l’estetica di Hsiao Chin. A parte gli eventuali rapporti di contenuto, i legami formali tra Occidente e Oriente sembrano evidenti. (...)
Ciò che nelle sue tele colpisce immediatamente lo sguardo è l’estrema eleganza dei colori e delle forme: armonia e rigore nei toni e nelle geometrie di una composizione pittorica si sono di rado fusi così felicemente, come se il piano dell’immagine che si offre allo sguardo non esprimesse che una naturale purezza, una fondamentale sobrietà e un’intima essenzialita’, quasi evidente nell’apparente semplicità del disegno. Di volta in volta si percepiscono la finezza e la musicalità di un Klee, la luminosità e la sensualità di un Kandinsky, la forza e l’etica di un Mondrian, l’intelligenza e l’inquietudine di un Malevich, la fantasia e la femminilità di un Mirò, il lirismo e la grandezza di un Rothko.(...)
Ciò a cui questi dipinti fanno inoltre quasi immediatamente pensare non è probabilmente altro che una delle loro origini remote: la struttura delle composizioni evoca una pagina scritta, come se il sistema di segni pittorici fosse un’altra scrittura. Una scrittura di cui fosse necessario decodificare, ancor prima di interpretare, il contenuto, le sfumature, il significato ultimo. (...)

Daniel Salvatore-Schiffer, Hsiao Chin, Mazzotta Milano 1988

 

Stima 
 € 8.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
117

ALBERTO DI FABIO

(Avezzano 1966)

Senza titolo

2008

acrilico su carta intelata

cm 75,5x51

al retro firmato e datato

 

Untitled

2008

acrylic on paper appiied on canvas

cm 75,5x51

on the reverse signed and dated

 

L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'artista

 

Provenienza

Galerie Steinle, Monaco

 

Esposizioni

Path of life, 16 dicembre - 15 gennaio 2008 , Steinle Contemporary, Monaco, Germania

 

Alberto Di Fabio, nella sua ricerca e sfida visiva, utilizza nella realizzazione delle sue opere

acrilici e colori ad acqua, di modo che attraverso le tante velature, le pennellature sulla

tela o sulla carta, le increspature e le arricciature dei colori si fondono in altri toni.

Un'altra particolarità della tecnica utilizzata dall'artista, è il fatto di dipingere

esclusivamente in posizione orizzontale, in modo da poter raccogliere tutte le emozioni

della spiritualità che desidera trasmettere ai suoi spettatori. Tutti i titoli delle sue opere si

ispirano alle particelle del cosmo, quelle invisibili ad occhio nudo: Sinapsi, Nebulosa,

Neuroni, Molecole. Quello che affascina l'artista e che vuole trasmettere è proprio il nesso

tra natura, fisica, spazio ed arte. Le sue opere sono come delle lenti di ingrandimento per

vedere al di là di tutto quello che ci circonda.

 

Alberto Di Fabio trae ispirazione dal cosmo e dagli elementi che compongono il mondo della natura. La sua pittura indaga su reazioni chimiche, fusioni minerarie, atomi, il DNA, il sistema neuronale, ingrandendoli come sotto un microscopio. Queste forme spesso geometriche girano e vibrano sulle sue tele in colori brillanti e puri, creando contrasti e scale armoniche, variazioni tonali e accostamenti sorprendenti che coinvolgono lo spettatore  in visioni cinetiche extrasensoriali .

Nasce ad Avezzano (AQ) nel 1966. Seguendo le orme del padre artista, Pasquale Di Fabio (1927-1998) e della Madre Delia insegnante di scienze naturali, Alberto si avvia verso la pratica creativa, si trasferisce a Roma ove segue i corsi del Liceo artistico di via di Ripetta (1980-1984) e dell’Accademia di Belle Arti (1984-1988) che integra con quelli dell’Accademia di Belle Arti di Urbino ove si dedica all’incisione (1985). Il suo apprendimento è, inoltre, alimentato da ripetute viste alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. ove si reca al termine delle lezioni in Accademia per ammirare i maestri del XX secolo. Nel 1989 partecipa con due serie di opere, “Montagne rosse” e “Fusioni minerarie”, ad una mostra collettiva promossa dalla galleria Alessandra Bonomo di Roma. Nell’occasione conosce Sol Lewitt e Alighiero Boetti il quale acquista un’opera e lo incoraggia a proseguire nel suo percorso. L’episodio segna l’inizio di un rapporto di reciproca stima tra i due e quando Boetti sollecita Di Fabio a completare la propria formazione fuori Roma egli ascolta il suo suggerimento e si reca a Parigi (1992-93) presso la Cité des Arts. Sull’onda di questa esperienza, e animato dai consigli di Boetti, oltre che di Cy Twombly al cui magistero Di Fabio guarda con altrettanta ammirazione, egli decide di ampliare ulteriormente i propri orizzonti culturali e nel corso degli anni Novanta, compie ripetuti soggiorni a New York., rimanendo affascinato dall’esperessionismo astratto Americano. Qui entra in contatto con Richard Long Ross Bleckner, Ed Ruscha, Jenny Saville, e ritrova Donald Baechler, Philip Taaffe conosciuti da Lucio Amelio a Napoli in occasione della mostra Trismegisto a cui partecipa nel 1993. Nel 1994 ha luogo la sua prima personale, Il profilo insonne della terra, nella galleria Stefania Miscetti di Roma. Al 1996 risale, invece, la sua prima personale presso una pubblica istituzione, il Rupertinum di Salisburgo, seguita, un anno dopo, da quella presso il Kunstverein di Bregenz, incentrata sul ciclo intitolato “Mondo subatomico” al quale egli si dedica per tutto il nono decennio. Sempre nel 1996 viene invitato per la prima volta alla Quadriennale di Roma ove farà ritorno nel 2003 e nel 2008. Nel corso delle sue permanenze a New York Di Fabio avvia una intensa attività espositiva; tra l’altro, partecipa alla rassegna The Return of Exquisite Corps a The Drawing Center Museum(1993) ed espone in veste individuale alla galleria Alexandre de Folin. In tale circostanza, Larry Gagosian acquista quattro suoi dipinti avviando una collaborazione professionale culminata in una serie di mostre personali presso varie sedi della Gagosian Gallery (London, 2002, 2007;  Beverly Hills, 2004; New York, 2010; Athens, 2011; Geneve, 2014). Nel 2001 rientra stabilmente a Roma pur mantenendo lo studio a New York ove si reca ripetutamente. Il ritorno in Italia coincide con un intensificarsi della sua presenza sulla scena pubblica nazionale sia a livello individuale (galleria Umberto Di Marino, Napoli, 2004, 2007, 2011, 2017; galleria Pack, Milano, 2005, 2007, 2010; Edicola Notte, Roma, 2009) che collettivo (partecipa, ad esempio, a Napoli Presente, Pan, Napoli, 2005; Cara domani, Bologna, Mambo, 2012; Nell’acqua capisco, evento collaterale alla 55 Biennale di Venezia, 2103), oltre che su quella internazionale (è invitato, tra l’altro, alla Biennale di Pechino nel 2005 e a Dublin Contemporary, National Gallery, Dublin, 2011). All’aprirsi del nuovo Millennio la ricerca di Di Fabio prosegue nei suoi interessi per i temi della scienza e della fisica come testimoniano i cicli pittorici delle “Sinapsi”, dei “Neuroni”, dei “Quanti”, degli “Atomi”, delle “Molecole”, dei “Campi magnetici” che lo accompagnano alternativamente per tutto il primo decennio del Duemila. Nello stesso periodo prende avvio il suo confronto con le problematiche sociali che lo porta a realizzare nel 2003 la serie “Vouge world” compiuta rielaborando in toni surreali riviste illustrate di moda; oppure, ispirato idealmente da Joseph Beuys, quello con le questioni ecologiche che si concretizza nel 2004 nell’azione Ri-impianto compiuta sul territorio dell’isola di Ponza; oppure a cimentarsi col mondo dello spettacolo e del Video con la progettazione di “animation paintings” per le scene del tour musicale di Heather Nova nel 2013. In occasione dell’edizione 2010 del Premio Michetti viene insignito del premio Dante Ruffini e Maddalena Pettirosso, (per le relazioni dei suoi dipinti con il mondo della fisica e astrofisica)  dall’astrofisico Remo Ruffini. Il biennio 2012-13 lo vede protagonista di una trilogia espositiva monografica che ripercorre emblematicamente i luoghi e i motivi della sua formazione e fa tappa alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma poi, nel 2013, alla Estorik Collection di Londra ed alla Mairie du 4eme, di Parigi. Nel 2014, tiene una conferenza e mostra personale presso il CERN di Ginevra, poco dopo Castel Sant’Elmo a Napoli e la Fondazione Menegaz di Castelbasso gli riservano un’ampia rassegna antologica, Il 2015 lo vede protagonista di due grandi personali, al MART di Rovereto e al Macro Testaccio di Roma. Nel 2016 espone a Ferrara in diverse sedi prestigiose come il Palazzo Dei Diamanti Castello Sforzesco e la Porta Degli Angeli, concludendo l’anno con una personale nella galleria Milanese di Luca Tommasi e la pubblicazione del suo primo romanzo “Nei celi della mente” per la collana editrice, Di Felice Edizioni.

 

Nel 2017 espone in diverse collettive sia in Italia che a New York  e con la personale alla Galleria Umberto Di Marino di Napoli coinvolge i diversi spazi architettonici  con emozionanti Wall Painting. Le sovrapposizione di colori fluorescenti, le onde magnetiche provocate dal gesto pittorico e dai disegni cinetici che coinvolgono le intere pareti, inducono il visitatore ad una progressiva perdita della coscienza di sé, una sorta di trance visiva, in viaggio verso un mondo onirico verso mondi paralleli lontani nello spazio e nel tempo, più vicini all'essenza quantica dell'Universo, La materia diventa evanescente e la mente ritrova una possibile congiunzione con la sostanza astrale. Si assiste ad un passaggio di stato dell'uomo da quello fisico allo stato etereo, una sorta di permutazione ed elevazione dell’anima. Conclude l’anno esponendo con una personale nella prestigiosa sede della Reale Accademia di Spagna di Roma, e con una installazione permanente al museo Madre di Napoli. Nel 2018/19 continua ad esporre in diversi musei e fondazioni come la personale al museo Scuderie Ducali di Palazzo Acquaviva, Atri, (Teramo) e presso la Fondazione Bullukian di Lione dove espone e mette a confronto le sue opere con il maestro astratto/surrealista Leon Tutundjian.

 

 

Stima 
 € 5.000 / 7.000
118

ALBERTO DI FABIO

(Avezzano 1966)

Senza titolo

2004

acrilico su carta riso

cm 74x51

 

Untitled

2004

acrylic on rice paper

cm 74x51

 

L' opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'artista

 

Provenienza

Collezione privata, Monaco

 

Esposizioni

Alberto Di Fabio, Microcosmo, 23 marzo - 20 maggio 2005, Galerie Steinle, Monaco,

Germania

 

" sono lavori fatti su carte di riso cinesi, con poesie Taoiste stampate sopra.

mi piace lavorare su queste carte e sopra queste poesie che parlano, sognano di parlare e

ringraziare di un Dio in ogni cosa e in ogni dove. Gli oracoli dei Ching gli esagrammi cinesi

sono molto simili alla fisica quantistica contemporanea, mi piace pensare a un dio quantico

universale..la spiritualità che entra nella matematica, la scienza che diviene filosofia senza

tempo." ( cit. Alberto Di Fabio )

 

Alberto Di Fabio è nato nel 1966 ad Avezzano (AQ).A studiato al Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Roma e Accademia di Incisione Urbino,

Vive e lavora tra Roma e New York.

Il suo lavoro, trae ispirazione dal cosmo e dagli elementi che compongono il mondo della natura. Tra’ Arte, scienza e spiritualita’, la sua pittura indaga su reazioni chimiche, fusioni minerarie, atomi, il DNA, il sistema neuronale in relazione con il mondo dell’astrofisica,  ingrandendoli come sotto un microscopio. Queste forme spesso geometriche girano e vibrano sulle sue tele in colori brillanti e puri, creando contrasti e scale armoniche, variazioni tonali e accostamenti sorprendenti che coinvolgono lo spettatore  in visioni cinetiche extrasensoriali . Strutture complesse che ci offrono un’escursione sulle incessanti modifiche della psiche in relazione agli influssi esterni, scopre e afferra il valore della vita nell’universo, nel respiro biologico di ogni elemento vivente, li difende e li dipinge con forza e delicatezza nelle sue grandi composizioni astratte, Di Fabio dipinge in acrilico sia su tela che su carta. Quest’ultime vengono poi assemblate nelle personali istallazioni Aeree, geometriche sospese nello spazio, come delle concatenazioni cellulari, il tutto quantico rappresenta il concetto Divino di danza cosmica.

 

Tra le mostre personali selezionate ricordiamo: Fondazione Bullukian, Lione (2019)

Palazzo Acquaviva, Atri (TE) (2018) Reale Accademia Di Spagna, Roma (2017) Palazzo dei Diamanti, Castello Sforzesco, Porta degli Angeli, Ferrara, Galleria Luca Tommasi Arte Contemporanea, Milano (2016) Museo Macro, Roma, Mart, Rovereto, (2015) Gagosian Gallery Ginevra, Castel Sant’Elmo, Napoli, Fondazione Menegaz, Castelbasso (TE) Cerrn, Ginevra,(2014) Estorick Collection, London, Mairie du 4 arrondissement, Parigi (2013) Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, di Roma, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto,(PG) (2012) Gagosian Gallery  Londra (2002, 2007)Beverly Hills (2004) New York (2010) Atene (2011) Galleria Pack, Milano (2005, 2007, 2010). Umberto Di Marino, Napoli (2004, 2007, 2011, 2017) Kunstverein di Bregenz (1997) Rupertinum di Salisburgo (1996),

 

Nel 2010 ha ricevuto il premio, Fondazione Michetti per l’edizione Dante ruffini e Maddalena Pettirosso, fondato dall’astrofisico Remo Ruffini.

 

 

Stima 
 € 3.000 / 5.000
Aggiudicazione  Registrazione
71

ANDRE' MASSON

(Balagny 1896 - Parigi 1987)

Les Chevalier

1927

olio e sabbia su tela

cm 90,5x72,5

al retro firmato

al retro timbri non decifrabili

al retro etichetta Marloborough Gallery Fine Art ltd

al retro etichetta Galerie Louise Leipis, Parigi

 

Les Chevalier

1927

oil and sand on canvas

90.5x72.5 cm

on the reverse signed

on the reverse non-decipherable stamps

on the reverse label of  Marloborough Gallery Fine Art ltd

on the reverse label of  Galerie Louise Leipis, Paris

 

Provenienza

Galleria Louise Leiris, Parigi

Collezione privata, Milano

 

Esposizioni

André Masson Retrospective exhibition, 1958, catalogo esposizione, Londra

André Masson, a cura di William Rubin and Carolyn Lanchner, The Museum of Modern

Art, 1976, New York

André Masson, Galeries Nationales du Grand Palais,  1977, Parigi

Surrealität- Bildrealität 1924 - 1974,  in der unzählingen Bildern des Lebens...,  mostra itinerante

Städtische Kunsthalle Düsseldorf, 8 dicembre 1974 - 2 febbraio 1975; Staatliche Kunsthalle Baden

Baden, 14 febbraio - 20 aprile 1975

André Masson, 9 febbraio - 7 aprile 1969, Palazzo dei Diamanti, Galleria Civica d'Arte

Moderna, Ferrara

 

Bibliografia

André Masson, a cura di William Rubin and Carolyn Lanchner, The Museum of Modern

Art, 1976,  New York, ill.

André Masson, Galeries Nationales du Grand Palais, 5 marzo - 2 maggio 1977, Parigi, ill.

Surrealität- Bildrealität 1924 - 1974,  in der unzählingen Bildern des Lebens...,  mostra itinerante

Städtische Kunsthalle Düsseldorf, Staatliche Kunsthalle Baden 1974 - 1975, pp. 104-105 ill.

André Masson, 9 febbraio - 7 aprile 1969, Palazzo dei Diamanti, Galleria Civica d'Arte

Moderna, Ferrara, n. 4 ill.

André Masson Retrospective exhibition, 1958, catalogo esposizione, n. 3, Londra

 


L’esperienza della guerra aveva segnato Masson in maniera totalizzante: “ La guerra mi ha fatto uomo” ebbe a dire. Nella biografia dell’artista Otto Hahn racconta che colpito in pieno petto da un proiettile il giovane Andre’ Masson “provo’ un senso di completa liberazione fisica, mentre nel cielo appariva un torso di luce”.Era il 1917. Ed è probabilmente questa la liberazione che egli va cercando per la sua vita nell’arco di tutta la sua produzione pittorica. Masson dunque, soldato di fanteria dal 1916, viene gravemente ferito nella guerra più sanguinosa che l’Europa abbia conosciuto. 25000 Km di trincee in quella terra che presto conoscerà l’oltraggio delle fosse comuni. È comune anche l’orrore che segna un’intera generazione.Trasversalmente. Ne divengono protagonisti e vittime praticamente tutti i giovani di quella intellighenzia che guiderà poi l’Europa verso la rinascita morale: Max Ernst e Paul Eluard, avversari di trincea e poi amici, Max Beckmann, Kokoschka, Leger, Braque e ancora Franz Marc e Duchamp-Villon che periranno nel conflitto. Di quella ferita Masson conserverà - come sale che brucia - il senso eroico della vita, che tutti chi più chi meno sfioriamo, e incubi tremendi: la voglia di continuare a combattere e la necessità di pace. È contraddittorio come tutte le anime tormentate Masson: curato, poi trasferito convalescente da un ospedale all’altro per aver sostenuto una rivolta anti-militarista, seppur con lo status di invalido di guerra, abbraccia a metà degli anni Trenta la militanza della guerra di Spagna. Il ricordo delle granate riesce a trasformarsi contemporaneamente in incubi ricorrenti e nel sogno a occhi aperti delle veglie notturne , in cui pensa, con il coraggio che solo la notte sa dare, le composizioni più ardite, quelle dove affronta l’immanenza della morte non come possibilità ma come certezza...La nuova produzione artistica di Masson, che fu cubista, ora segnata dal sangue, diventa quindi meditazione continua sulla morte attraverso il climax di metamorfosi, erotismo, caos. Si apre all’ideologia surrealista, la anticipa invero, concependo l’opera pittorica come mezzo di indagine poetica, in cui le forze psichiche si liberano e si combattono. Non c’è nulla di elegiaco e di lirico in questo agone: il dramma è irrisolto e sospeso. Il sogno diventa dunque per Masson non rifiuto della realtà ma un nuovo modo di interpretarla, ricomponendo i brandelli di un reale dilaniato dall’odio in maniera inusuale, nuova, in confronto serrato e cosciente con il naturalismo. E Masson -lo vedremo- sarà contraddittorio anche in questa sua adesione al Surrealismo, più che formale, sostanziale sino a renderlo uno degli esponenti sommi, carico di quella energia automatista che lo farà essere poi diretto ispiratore degli Espressionisti Astratti. Masson è infatti indiscutibilmente il primo a offrire al segno la possibilità di un nuovo senso e di libere associazioni, in altre parole quella conquista del contemporaneo che è la polisemia. lo fa nel ‘23 in piena autonomia ( il Manifesto del Surrealismo è dell’anno seguente) e in piena preveggente aderenza a esso. Lo fa dapprima in modo sperimentale per svincolarsi dalla scomposizione cubista della figura che sostenuto e amato,ma che liberava solo parzialmente la forma. E in questa sperimentazione fatta di colla, di colore liquido o spremuto direttamente dal tubetto, c’e la chiara anticipazione anche tecnica, non solo ideologica, dell’espressionismo astratto statunitense. Così il coulage inventato da Masson diventerà dripping in Pollock. (...) È contraddittorio Masson, lo abbiamo già dichiarato, e sa esserlo anche nelle sue composizioni, alternando la fluidità inconfondibile del suo segno con geometrismi altrimenti improbabili e qui assolutamente naturali. La stessa gestualità seppur automatista, decisa e veloce ma mai scomposta o furibonda è il recupero del dionisiaco come consonanza alla natura, non come un suo rifiuto, ed è l’accettazione della “naturalità “ dell’uomo. In fin dei conti per lungo tempo infatti in Masson il Surrealismo è uno strano naturalismo figurativo di cui è protagonista la natura, mai idilliaca, ma compressa da silenzio e tensione, e gravata da un malessere neanche tanto vago. È la natura del De rerum lucreziano. aspetta e teme la metamorfosi e sotto l’apparente perfezione inizia già la corruzione. Eppure la qualità pittorica è sottile, scevra da ogni disordinata immediatezza, levigata, aliena dalla pesantezza della materia anche la’ dove appaiono le sabbie, e animata da una luce interna, sospesa e irreale: sulla scena tutto è compiuto. In fin dei conti la scena è sempre la stessa e lo spazio è ideale. Non vi è nulla di rasserenante in questi paesaggi e giardini se non la certezza dell’ora suprema. (...). Percorre Masson la natura attendo all’infinitamente piccolo eppure riesce ugualmente ad aprire continue stanze, moltiplicando la visione in sottospazi senza perdere l’unità compositiva. Il contrappunto timbrico carica di significato il segno, il colere scioglie il nodo dell’incertezza, l’immediatezza gestuale accompagna il viaggiare libero della mente.

Citazione tratta dal testo di Raffaella A. caruso, Masson, La luce e la sera, 2014, pubblicato nel catalogo della mostra dedicata all'artista, tenutasi dal 23 ottobre 2014 al 24 gennaio 2015 presso la Galleria Arte 92 di Milano, p. 7-11.

 

 

 

 

 

Stima 
 € 8.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
1

ATANASIO SOLDATI

(Parma 1896 - 1953)

Les mouettes

gouache su carta spessa

cm 34,5x24,5

firmato in basso a destra

al retro timbro illeggibile

al retro dedica

 

Les mouettes

gouache on thick paper 

cm 34,5x24,5

signed lower right

on the reverse illegible stamp

on the reverse inscription 

Atanasio Soldati (Parma, 1896 – 1953 ) Si è formato all’Accademia di Parma diplomandosi nel 1921 in disegno architettonico e nel 1922 in figura. Nel 1925 si trasferisce a Milano, gli esordi sono figurativi, inizia a frequentare gli ambienti artistici e in particolare la galleria Il Milione. Agli inizi degli anni Trenta si avvicina all’astrazione, liberando l'immagine dall'aderenza figurativa. I colori, superfici, linee e geometrie esprimono l’idea e il sentimento senza nessun tipo di sovrastruttura. E' una pittura, quella di Soldati, che riconosce come fondamento intrinseco la sua sostanza umana e drammatica. Ancora più vero se inserito nella realtà degli anni Quaranta attraversata dal fascismo e dalla guerra che lo porta ad un recupero del contenuto umano che va oltre l'atto artistico tendendo ad un abbraccio collettivo tra gli uomini. Nel 1948 fonda il Movimento dell'Arte Concreta con Munari, Monnet e Dorfles, ai quali si aggiungeranno numerosi altri artisti.  un nuovo linguaggio che supera i vincoli formali ma si apre a svariate possibilità nel rispetto dell'indipendenza dell'elemento visivo da qualsiasi oggettualità sensibile che in Soldati si unisce ad una forte componente evocativa a cui aggiunge poi dinamiche musicali.

 

 

 

Stima 
 € 1.500 / 3.000
68

DADAMAINO

(Milano 1930 - Milano 2004)

Oggetto Ottico cromo dimanico

1966

carta su tavola

cm 40x40

 

Object Optical chromium dimanico

1966

paper on board

40x40 cm

 

 

 

DADAMAINO

(Milano 1930 - Milano 2004)

Ottico cromo sfasato (Rosa)

1966

carta

cm 40x40

firmato intitolato e datatato

 

Optical chrome-plated (pink)

1966

paper

40x40 cm

signed and dated

 

L'opera è accompagnata da autentica su fotografia

 

 

DADAMAINO RACCONTATA DA GILLO DORFLES

 

S.C. - Nel suo testo "Ultime tendenze nell'arte di oggi" ci parla di Fontana come il maestro di molti giovani artisti che negli anni '60 si sono a lui ispirati. Tra questi sicuramente possiamo includere Dadamaino con i suoi Volumi (tagli ovoidali della tela) e quindi all'arte programmata, pensa che negli anni a seguire abbia percorso  una personale ricerca basata sulla coerenza ?

Gillo Dorfles – Si, trovo che sia stata un' artista di rigorosa coerenza e determinazione, era una donna energetica  e simpatica,  molto vulnerabile ed altalenante nella sua vita personale piena di passioni e utopie,  ma nel lavoro era rigorosa e coerente. Ha saputo superare il periodo geometrizzante - programmato per giungere a opere più raffinate, con un notevole valore sia percettologico che estetico; tenuto conto di questo si possono comprendere a pieno opere come il ciclo la "Ricerca del Colore" ,  dove la pazienza e l'impegno sono tutt'uno con l'entusiasmo e la passione, caratteriste proprie dell'artista.

S.C.- Il lavoro di Dadamaino nel suo insieme, in particolare i Fatti della Vita, Alfabeti della mente, Inconscio razionale ecc... avesse  un' imprinting  più psicologico che estetico? In Elogio della Disarmonia Lei afferma che " non è attraverso le conquiste d'un pensiero scientifico che potremmo accrescere la nostra comprensione dell'opera d'arte ..." e quindi?

G.D. - Dadamaino,  come molti artisti , ha compiuto una traslazione del proprio io sulle sue opere,  ma l'aspetto estetico non è venuto mai a mancare. Il creare di un'artista deve essere un patrimonio innato, l'artista emotivamente applica il proprio "atto" di coscienza/conoscenza che ha introiettato.

S.C. - La possiamo definire un'artista semiotica.  Nel testo critico della mostra alla Galleria Giuli Lei definisce l'arte di Dadamaino "compassata e rigorosa programmazione" a suo avviso non vi era niente di emotivo nel suo operare?

G.D. - Sicuramente lavorava  con minuziosa scientificità , con impercettibili nuances di colori e segni, ma anche tinteggiature aleatorie come le Costellazioni, galassie di colori e segni vaporosi, per poi produrre nuove opere di rinnovata castigatezza, senza farsi arginare da schemi precostituiti o autoimposti che ne avrebbero ostacolato l'evoluzione fantastica.

S.C. - Trova che Dadamaino con il suo lavoro, in continuo divenire fase dopo fase, sia stata un'artista contemporanea del suo tempo?

G.D. - Dadamaino era un'artista sempre "attuale" la  consapevolezza e la coscienza del proprio valore e  del suo operare  ne ha fatto un'artista dominatrice del Fare

 

Da un’intervista del  01 Febbraio 2012

 

 

Stima 
 € 8.000 / 12.000
1 - 30  di 130