FROM THE RENAISSANCE TO THE EARLY 20TH CENTURY. AN ITINERARY THROUGH FIVE CENTURIES OF PAINTING

11 MAY 2022

FROM THE RENAISSANCE TO THE EARLY 20TH CENTURY. AN ITINERARY THROUGH FIVE CENTURIES OF PAINTING

Auction, 1117
FLORENCE
Palazzo Ramirez Montalvo

3.00 p.m.
Lots 1 - 104
Viewing
FLORENCE
Saturday 7 May 10am-6pm
Sunday 8 May  10am-1pm
Monday 9 May  10am-6pm
Tuesday 10 May 10am-6pm
 
 
 
Estimate   1000 € - 70000 €

All categories

31 - 60  of 98
52

Cesare Mussini

(Berlino 1804 - Firenze 1879)

SAINT JOHN ON PATHMOS

oil on canvas, 127x93 cm

on the reverse: inscribed "Cesare Mussini. inv.tò e / dip. a Firenze / nel 1876"

 

SAN GIOVANNI A PATHMOS

olio su tela, cm 127x93

retro: iscritto "Cesare Mussini. inv.tò e / dip. a Firenze / nel 1876"

 

Nato a Berlino, fratello maggiore del pittore Luigi, Cesare Mussini si aggiudicò nel 1828 il premio di pensionato artistico a Roma, dove frequentò artisti e intellettuali soprattutto francesi e strinse una profonda amicizia con Felix Mendelssohn. È in questi anni che l’artista compie un graduale passaggio da una rigorosa impostazione neoclassica verso orientamenti romantici, sino ad affermarsi presso un’altolocata clientela internazionale, viaggiando in Europa e ottenendo la stima dell’imperatore russo Nicola I.

Gli ultimi anni di Mussini sono caratterizzati dall’attività ritrattistica, ma anche da frequenti soggetti religiosi, quale il San Giovanni  che presentiamo in catalogo.

Al fianco di Gesù sin dall’inizio del suo ministero sino all’ultima Cena e ai piedi della croce assieme a Maria, l’apostolo Giovanni prese a diffondere il cristianesimo in Asia Minore, sino alla condanna all’esilio sull’isola di Pathmos impartitagli dall’imperatore Dominiziano. In questo luogo Giovanni ricevette la rivelazione del libro dell’Apocalisse, con cui avrebbe contemplato la Vera Luce del Verbo, come descritto nel Prologo del quarto vangelo, così come l'aquila, si riteneva, può fissare direttamente la luce solare.

 

Estimate   € 3.000 / 5.000
54
Estimate   € 2.500 / 5.000
Price realized  Registration
56

Lorenzo Bartolini

(Savignano 1777 - Firenze 1850)

STUDY FOR A MONUMENT TO AN UNKNOWN GENTLEMAN

terracotta, 43 cm

signed at bottom "Bartolini F[e]ce"

 

BOZZETTO PER UN MONUMENTO A PERSONAGGIO IGNOTO

terracotta, cm 43

firmato in basso "Bartolini F[e]ce"

 

Provenienza

Collezione privata

 

L'opera è corredata da studio di Annarita Caputo del 10 ottobre 2018.

 

La scultura di Bartolini che presentiamo in catalogo rappresenta un Genio, simbolo della Sapienza, che cinge col braccio destro le spalle dell’uomo raffigurato col solo busto all’eroica e lo guarda con dolcezza.

Per l’opera in questione, che proviene da una collezione privata, era stato inizialmente pensato si trattasse del monumento funebre che l’autore aveva progettato per sé stesso, ma in realtà i tratti somatici non corrispondono.

Se l’identificazione per tradizione orale quale progetto del Bartolini per un proprio monumento funebre è da escludersi, certa è la paternità dello scultore che vi inserisce la firma, risultata autografa a confronto con le altre poste su documenti dell’artista. Stilisticamente la piccola scultura è databile fra il 1836 e 1846, decennio in cui Bartolini era impegnato in molti monumenti celebrativi, destinati per lo più a Santa Croce luogo deputato alla memoria di persone illustri, ma l’identità dell’effigiato del bozzetto rimane  ignota.

Lo schema dell’opera è affine a quello del monumento eseguito da Luigi Pampaloni a Lazzaro Papi, interpretato in forma di erma su un cippo e abbracciato dalla musa Calliope (Lucca, San Frediano, 1835), mentre alcuni elementi simbolici del modellino riportano all’ideazione del monumento a Leon Battista Alberti (Firenze, Santa Croce, 1838-1851).

Il tema dell’invidia, cui Bartolini era sensibile personalmente, potrebbe essere il significato specifico da attribuire, una volta identificato il personaggio del bozzetto in esame, al serpente quasi schiacciato dal piede del Genio della Sapienza che protegge e accompagna con dolce affetto l’uomo sino all’ultimo. Attualmente si può attribuire al serpente, tra i molti significati possibili, anche quello più generale di vita e morte.

 

Estimate   € 3.000 / 5.000
Price realized  Registration
57

Luigi Preatoni

(Novara 1845 - ?)

VIRGINIA ZUCCHI

terracotta, 30x12 cm

titled at the bottom, signed and inscribed "Roma" on the reverse

 

VIRGINIA ZUCCHI

terracotta, cm 30x12

titolato alla base, firmato e iscritto "Roma" sul retro

 

La donna immortalata nella raffinata scultura in terracotta di Luigi Preatoni che presentiamo in catalogo è la celebre ballerina Virginia Zucchi (Cortemaggiore 1849 - Nizza 1930). Nipote dei ballerini Giuseppe e Domenico, Virginia riuscì presto ad affermarsi grazie alla sua tenacia e alle sue doti tecniche, debuttando appena quindicenne a Varese, nonostante non fosse ammessa a frequentare la scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano, dove  nel 1883 fu interprete della rivisitazione dell’Excelsior di Luigi Manzotti. Sempre nello stesso anno si esibì al teatro Eden di Parigi,  a Berlino Paolo Taglioni allestì per lei una nuova versione de La Fille Mal Gardée. Nel 1885 lo Zar Alessandro III rimase così colpito da una sua esibizione da offrirle un contratto con la compagnia del balletto del Teatro Imperiale, ove danzò nelle coreografie di Marius Petipa: La Figlia del Faraone, La Fille Mal Gardée e La Esmeralda.

Alla “Divina Virginia”, come veniva chiamata in Russia, è attribuita l’invenzione del tutù corto, affrancandosi dal casto tutù romantico.

Rientrata dalla Russia nel 1888, l’artista danzò in Europa sino al ritiro avvenuto intorno al 1900, cui seguì la decisione di aprire una scuola di danza a Montecarlo dove insegnò sino a tarda età.

 

 

Estimate   € 2.000 / 3.000
Price realized  Registration
58

Giuseppe Gronchi

(Firenze 1882 - Firenze 1944)

GIUSEPPE VERDI

marble, 30x23 cm, yellow marble base, 16x16x10 cm

 

GIUSEPPE VERDI

marmo, cm 30x23, base in marmo giallo, cm 16x16x10

 

La fama di Giuseppe Gronchi, scultore fiorentino tra i più attivi in città, si consolida nei primi anni Trenta del  ‘900.

Negli anni Venti  lavora al teatro Savoia a Firenze (odierno Cinema Odeon), inaugurato nel 1922, realizzando fregi, maschere decorative e formelle all’interno del teatro. In queste opere il suo stile,  precedentemente influenzato da scultori quali Auguste Rodin e Vincenzo Gemito, è ormai aggiornato all'arcaismo di Émile-Antoine Bourdelle, in bilico tra influenze Decò e sinuosità Liberty, che contraddistinguerà la sua opera per tutto il Ventennio. Cospicua è la sua produzione di opere commemorative per i cimiteri fiorentini , tra lapidi e veri e propri monumenti dedicati ai caduti della Prima Guerra Mondiale, alcuni delle quali sono andate distrutte nel conflitto o nel Dopoguerra . In questo periodo il suo stile testimonia un certo eclettismo che, nella matrice déco, si  alterna tra il simbolismo, la vigorosa propaganda del regime, l'interpretazione del classicismo e il modellato solenne di Antonio Maraini con cui aveva lavorato al Teatro Savoia. 

Nel 1931 fa parte del gruppo di scultori chiamati alla decorazione della stazione di Milano Centrale e tra il 1930 e il 1932 esegue la fontana pubblicitaria per la Campari, opera replicata in numerosi esemplari di cui solo tre superstiti, dove evidenti sono le influenze secessioniste e di Ivan Meštrović.

A Firenze tra il 1934 e il 1935 partecipa alla decorazione della Biblioteca Nazionale Centrale, in particolare per i due telamoni dei rampanti dello scalone d'onore.

L’artista fiorentino è autore della maschera in marmo di Giuseppe Verdi che presentiamo in catalogo.
L’opera sembra strettamente concepita con il suo supporto sia per la ricerca di contrasto cromatico sia per la precisa  delineazione  del mento studiato per adattarsi alla base in marmo giallo.
Per la matrice simbolista con cui l’artista sceglie di realizzare il volto del Maestro sotto forma di maschera, invece che scultura a tutto tondo, l’opera si può collocare stilisticamente nel primo Ventennio del ‘900, proprio quando lo scultore esegue le decorazioni  per il Teatro Savoia, differenziandosi dal busto in bronzo di Verdi realizzato con timbro più verista.

 

Estimate   € 2.500 / 5.000
59

Domenico Morelli

(Napoli 1826 - 1901)

L'AMORE DEGLI ANGELI

olio su tela, cm 76x116

firmato in basso a sinistra

 

THE LOVE OF THE ANGELS

oil on canvas, 76x116 cm

signed lower left

 

Provenienza

Collezione privata

 

 

Gli scritti di Byron e Gli amori degli angeli di Thomas Moore, furono la lettura prediletta del grande artista napoletano Domenico Morelli nell'ultimo periodo della sua attività. A questo periodo stilistico, tra il 1882 e 1885, si collocano le versioni dell'opera L’amore degli Angeli. È una rara redazione di questo soggetto che presentiamo in catalogo.

Tre giovani bellissimi conversano tra fiori profumati sulla china di un colle illuminato dagli ultimi raggi del sole che tramonta. La loro bellezza e il loro sguardo fanno capire che non sono di questo mondo, ma condannati a restare sulla terra per le passioni che li hanno vinti. Parlano degli spazi infiniti, con rimpianto senza rimedio, illanguiditi dai sentimenti provati. Gli angeli descritti da Moore hanno struggenti sentimenti e desideri, a metà tra l'umano e il trascendente. Sono presi da passioni terrene, dall'amore per la bellezza delle donne, rese ancora più belle da una bruciante ansia di conoscenza. Lo svolgimento de L’amore degli Angeli testimonia l'abbandono del verismo da parte di Morelli  e coincide con un mutamento di orientamento verso temi simbolico-religiosi che caratterizzano il  suo secondo periodo figurativo. Nell'ultimo periodo  infatti la pittura dell’artista si orienta verso una ricerca interamente proiettata ai nuovi interessi tematici del Cristo e degli Angeli, e proprio a chiusura secolo si volge ad una maturità di linguaggio pittorico che prelude al simbolismo.

 

 

Estimate   € 15.000 / 25.000
Price realized  Registration
31 - 60  of 98