ASTA A TEMPO | DIPINTI ANTICHI

gio 5 - lun 16 Maggio 2022
Asta online 1144
37

Agostino Ugolini

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Agostino Ugolini

(Verona, 1755-1824)

SANT’IGNAZIO DI LOYOLA IN CONTEMPLAZIONE DEL MONOGRAMMA DEL NOME DI GESÙ

olio su tela, cm 34 x 21

 

SAINT IGNATIUS OF LOYOLA CONTEMPLING THE MONOGRAM OF JESUS NAME

oil on canvas, cm 34x21

 

Bibliografia di riferimento

G. Bresciani, L’elogio funebre di Agostino Ugolini pittore veronese, Verona 1826; G. A. Moschini, Della Letteratura Veneziana del secolo XVIII fino a’ nostri giorni, Venezia 1806-1808; D. Zannandreis, Le Vite de’ Pittori, Scultori e Architetti Veronesi, circa 1831-1834, edizione a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 508-512; A. Ferrarini, I modelletti di Agostino Ugolini, in "Verona Illustrata", 13, 2000, pp. 51-60; E. Mich, Panorama della pittura dell’Ottocento, in Storia del Trentino. L’età contemporanea 1803-1918, a cura di M. Garbari, A. Leonardi, V, Bologna 2003, pp. 439-489; A. Ferrarini, Agostino Ugolini, in I pittori dell’Accademia di Verona (1764-1813), a cura di L. Caburlotto, F. Magani, S. Marinelli, C. Rigoni, Verona 2011, pp. 385-392; L. Fabbri, Sulla sfortuna attribuzionistica della pittura del Settecento veronese, in "Verona Illustrata", 31, 2018, pp. 71-81; S. Marinelli, Contraddizioni nel primo Ottocento veronese, in "Verona Illustrata", 32, 2019, pp. 65-74.

 

Di seguito riportiamo la scheda di Elvio Mich

Il dipinto è sicuramente un bozzetto preparatorio per un pala d’altare ancora sconosciuta, come indica la sagomatura a centina rientrante del lato superiore della figurazione. La rappresentazione di sant’Ignazio di Loyola che, circondato da angeli, contempla il monogramma del nome di Gesù, lascia supporre che la relativa pala d’altare fosse destinata a una chiesa dell’Ordine dei Gesuiti. Ugolini risulta attivissimo nel campo della pittura sacra, dimostrando, al contempo, una notevole predisposizione per l’ambito ritrattistico. Le fonti ricordano un numero notevole di commissioni svolte per le chiese della diocesi di Verona e dei confinanti territori lombardo e trentino. Come l’amico Saverio Dalla Rosa, egli si trova a operare negli anni cruciale del passaggio dalla cultura rococò al linguaggio neoclassico. Della nuova tendenza antichizzante Ugolini non assume, tuttavia, alcun elemento formale, preferendo rimanere ancorato alla sua prima formazione presso Giambattista Buratto e, più in generale, all’ambiente gravitante attorno all’Accademia di Pittura e Scultura di Verona (dove il pittore ricoprì per alcuni anni il ruolo di insegnante).

Fedele interprete degli insegnamenti di Balestra, Cignaroli e Rotari, nonché della gloriosa tradizione pittorica locale del Cinquecento, in particolare di Veronese, Ugolini non manifesta nel suo lungo percorso creativo tratti significativi di un’evoluzione stilistica, per cui è pressoché vano il tentativo di stabilire una cronologia della sua produzione, raramente attestata da firme e datazioni. Cionondimeno il suo modus operandi si caratterizza per un originale “vivace colorismo, definito da accesi accordi cromatici, da una luce a volte abbacinante, riscontrabile principalmente nei modelletti preparatori, dove la pennellata rapida e sfavillante non viene a sminuire il grado di finitezza dei particolari” (Ferrarini, 2000). Qualità già messe il luce da un contemporaneo, l’abate Giannantonio Moschini, che definiva Ugolini “eccelente nel pingere in breve spazio, e che piace per la grazia, con cui incanta, e per la vaghezza con cui colorisce” (Moschini, 1806-1808, I, p. 132).

Questa immediata e felice resa pittorica si rispecchia nel presente bozzetto, in cui oltre alla tecnica impeccabile si possono riscontrare puntuali agganci fisiognomici dei volti del santo e degli angeli, caratterizzati da tratti minuti e calligrafici, con quelli dei personaggi che compaiono in altre composizioni sacre del pittore veronese.