Opere su carta: disegni, dipinti e stampe dal XV al XIX secolo

3 OTTOBRE 2018

Opere su carta: disegni, dipinti e stampe dal XV al XIX secolo

Asta, 0281
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 10,30                     
lotti 1-149

ore 15
lotti 150-317

Esposizione
FIRENZE
29 settembre - 2 ottobre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   0 € - 30000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 316
32

Scuola romana, seconda metà del sec. XVI

MARTIRIO DI SANTA CATERINA

penna e inchiostro, pennello e inchiostro acquarellato, biacca, carta vergellata azzurra incollata su tavoletta, mm 295x217

 

Roman school, second half of 16th century

MARTYRDOM OF SAINT CATHERINE

pen and ink, brush and wash, heightened with white, pale blue laid paper laid down on panel, mm 295x217

 

Iscrizioni

“Raffaello Sanzio” e “Polidoro da Caravagio” sul retro della tavoletta su cui è incollato il foglio, a penna.

 

 

Il celebre episodio del Martirio di Santa Caterina che, secondo la tradizione, venne salvata da un miracoloso intervento angelico spezzando la ruota dentata utilizzata dai suoi carnefici, è qui messo in scena attraverso una serie di elementi compositivi derivanti da un consolidato repertorio del linguaggio manierista. Il soldato che corre coprendosi la testa in primo piano è una dinamica quinta scenica che si ritrova per esempio nella Conversione di San Paolo di Francesco Salviati della Galleria Doria Pamphilj di Roma, incisa da Enea Vico, e in controparte nella pala con il medesimno soggetto di Taddeo Zuccari in San Marcello al Corso a Roma.

È proprio nello sviluppo e proseguimento del filone principale della maniera romana, che va dai più stretti seguaci di Michelangelo e Raffaello a Taddeo Zuccari sino alla fine del secolo con Federico Zuccari, che deve essere collato il disegno offerto. Di estremo interesse si configurano i confronti proprio con i fogli di mano di quest’ultimo, responsabile tra l’altro dei lavori di decorazione all’interno della cappella Cesi nella chiesa di Santa Caterina dei Funari a Roma all’inizio degli anni Settanta del Cinquecento con le storie della santa titolare (cfr. C. Acidini Luchinat, Taddeo e Federico Zuccari: fratelli pittori del Cinquecento, Milano 1998, pp. 43-50). Lo stesso modo abbreviato di restituire le figure, attraverso identiche semplificazioni formali caratterizza per esempio la Disputa di Santa Caterina del British Museum (inv. 1966,1210.4), studio per uno di tali affreschi parietali eseguiti da Federico.

Più vicini come grado di finitezza, per via dell’abbondante utilizzo della biacca stesa in punta di pennello, sono una serie di disegni conservati presso il Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi, prima dati a Taddeo e successivamente assegnati concordemente dalla critica a Federico: in particolare si menzionano lo Studio per una lunetta con l’Annunciazione (inv. 818S) riconosciuta come studio per la lunetta dipinta dal pittore nella chiesa dei Gesuiti di S. Maria Annunciata a Roma, ora distrutta (cfr. J. A. Gere, Mostra dei disegni degli Zuccari, catalogo della mostra, Firenze 1966, scheda 49, p. 38).

 

Stima   € 5.000 / 7.000
Aggiudicazione  Registrazione
37

Giovanni Carlone                                                          

(Genova, 1584  Milano, 1631)                                              

COMPIANTO SUL CORPO DECAPITATO DI ORFEO                                   

matita nera, penna e inchiostro, pennello e inchiostro acquarellato,

biacca, carta vergellata, applicato su cartoncino, mm 210x275  

 

LAMENTATION OVER THE BODY OF ORPHEUS

balck chalk, pen and ink, brush and wash, hightened with white, laid down on cardboard, mm 210x275          

                                                                          

Iscrizioni                                                                

"La lira et la lingua d'Orfeo si lamentano, et il serpente è mutato in    

sasso"; "28" a penna, sul recto, lungo il margine superiore,              

presumibilmente autografa.                                                

                                                                          

Bibliografia                                                              

V. Frascarolo, Genova Disegnatrice. Considerazioni sugli allievi di       

Giovanni Battista e l'Accademia di Giovan Carlo Doria, in Disegno genovese.

Dal Bergamasco allAccademia di Paggi, a cura di D. Sanguineti, Genova 2018,

p. 51.                                                                    

                                                                          

Il disegno è un piccolo modello relativo all'affresco realizzato da       

Giovanni Carlone in uno dei salotti al pian terreno di villa Soprani      

Camilla a Genova, datato sul finire del secondo decennio del Seicento (cfr.

E. Gavazza, La grande decorazione a Genova, Genova 1974, pp. 105-108; 111,

fig. 101).                                                                

Stima   € 1.000 / 1.500
Aggiudicazione  Registrazione
42
Stima   € 500 / 700
Aggiudicazione  Registrazione
45

 

Giovanni Battista Paggi

(Genova, 1554 – 1627)

STRAGE DEGLI INNOCENTI

matita nera, penna e inchiostro, pennello e inchiostro acquerellato bruno e azzurro, carta vergellata colorata, applicato su cartoncino, mm 390x330

 

MASSACRE OF THE INNOCENTS

black chalk, pen and ink, brush and brown and pale blue wash, colored laid paper, laid down on cardboard, mm 390x330

 

Provenienza

Parigi, collezione Charles de Valori (Lugt 2500, sul verso in basso a destra); collezione non identificata; Parigi, collezione Armand Trampitsch.

 

Bibliografia

A. Orlando, Sinibaldo Scorza.Favole e natura all’alba del Barocco, catalogo della mostra a cura di A. Orlando, Genova 2017, p. 25 fig. 30; p. 27.

 

Il disegno costituisce un eccezionale documento della grande tela commissionata i primissimi anni del Seicento a Giovanni Battista Paggi da uno dei più raffinati collezionisti dell’aristocrazia genovese, Gio. Carlo Doria.

Ereditata dal fratello di questi, Marcantonio, presso i cui discendenti la vide Raffaele Soprani (R. Soprani, Le vite de’ Pittori, Scoltori et Architetti Genovesi, e de’ Forastieri che in Genova operarono, Genova 1674, p. 109), e successivamente Carlo Giuseppe Ratti, l'opera fu rubata agli inizi degli anni ottanta del Novecento nella villa Doria di Eboli, dove era stata trasferita dopo vari passaggi ereditari. L’unica porzione ritrovata dopo il furto - circa un terzo del totale che doveva avere suppergiù una larghezza superiore i 5 metri - è oggi conservata presso il Museo d’Arte Antica di Colle val d’Elsa, in provincia di Siena, ed è stata esposta in occasione della mostra L’Età di Rubens, tenutasi a Genova nel 2004 (P. Boccardo; M. C. Galassi in L’Età di Rubens. Dimore, committenti e collezionisti genovesi, catalogo della mostra a cura di P. Boccardo e A. Orlando (Genova 2004), Milano 2004, pp. 224-227, scheda 37).

La complessa messinscena della Strage degli Innocenti allestita in questo dipinto è nota grazie a una foto pubblicata da Ferdinando Bologna che, nel 1955, aveva potuto ancora vederla nella villa presso Eboli, e alla successiva identificazione di due disegni dei quali l’uno ritenuto replica di bottega (cfr. M. C. Galassi, La Strage degli Innocenti di Giovan Battista Paggi per Gio. Carlo Doria: un abbozzo inedito e qualche ipotesi per una "nobile gara"., in L’arte nella storia, Milano 2000, pp. 369-377).

Il foglio qui offerto, evidentemente già ridotto nelle dimensioni quando entrò a far parte, nella seconda metà dell’Ottocento, della collezione parigina del marchese Charles de Valori (1820-1883) – come testimonia la presenza del timbro nell’angolo inferiore destro – ripropone, in ogni dettaglio, circa la metà dell’intera composizione, la parte ancora dispersa: vi ritroviamo puntualmente delineati i disperati tentativi delle madri di proteggere dalla brutalità degli assalitori i loro figli ancora in fasce, le piccole vittime scaraventate al suolo e i loro corpicini ormai inermi sulla nuda terra o gettati tra i rovi.

Allo straordinario successo editoriale di questo tragico viluppo di corpi - la prima versione del noto madrigale di Giovan Battista Marino de La Galeria, dedicato nell’edizione del 1611 alla Strage degli Innocenti di Guido Reni, era dedicata proprio al capolavoro del pittore genovese (V. Farina, Giovan Carlo Doria promotore delle arti a Genova nel Seicento, Firenze 2002, p. 38) - corrispose anche un notevole riscontro da parte di numerosi artisti che da essa trassero suggestivi spunti figurativi (Camillo Procaccini, Simone Barabino, Domenico Fiasella, Giovanni Battista Merano).

La testimonianza più sorprendente di tale fortuna sono però due fogli del cosiddetto Taccuino di Anversa (Chatsworth, Devonshire collection), ritenuto dalla critica una copia del perduto Pocket-book eseguito durante il viaggio in Italia da Rubens, forse di mano di Van Dyck: tra altri appunti disegnativi sul medesimo tema, sono presenti due schizzi pienamente fedeli ad alcune figure della grande tela. Che Rubens, nel 1606 impegnato proprio presso Gio. Carlo a Genova, si sia soffermato su tale composizione, e non solo per via delle notevoli dimensioni, non deve stupire, in quanto avrebbe trovato in quel drammatico allestimento del racconto evangelico una fonte affine alla sua ricerca artistica, sfociata nelle impeccabili e dinamicissime composizioni che lo resero celebre.

Quel moto convulso di gruppi di figure, le cui braccia misurano la profondità del fondale architettonico, che suggestionò un artista del calibro del pittore fiammingo, trovò, concordemente al modus operandi tipico di Paggi, una preliminare messa a punto attraverso il disegno: l’esemplare in esame sarebbe pertanto una assai compiuta testimonianza del processo creativo intrapreso dal pittore genovese per portare a termine una commissione che per l’alta concentrazione di azione ed emotività costituisce un unicum nella carriera oggi nota dell’artista.

Il tratto della penna se pur puntuale e senza incertezze mantiene quell’immediatezza di racconto che ancora si sta svolgendo sotto i nostri occhi, mostrando l’acquisita capacità di Giovanni Battista Paggi di coniugare a una impeccabile resa, dal punto di vista prospettico, della collocazione delle figure nello spazio il dinamismo e il pathos che il tramato lineare e quello chiaroscurale creano sulla carta.

La sua produzione grafica, aggiornata a contatto con l’ambiente artistico fiorentino e assai debitrice della cultura veneta cinquecentesca, così come la sua pittura, era quanto di più aggiornato poteva esserci nel panorama artistico genovese all’esordio del Seicento e per questo apprezzata da un accorto collezionista quale il Doria.

Nel suo nutrito corpus grafico, oltre a più veloci schizzi a penna si trovano numerose sperimentazioni nelle quali combinava differenti supporti e media, ottenendo soluzioni diversificate volte alla definizione il più efficace possibile, dei volumi, dello spazio, della luce e della sequenza narrativa. Alcuni suoi disegni presentano infatti una composizione ben definita in ogni loro parte e un notevole effetto pittorico derivato dall’utilizzo di carte colorate e rialzi di biacca, talvolta con una scritta, da ritenersi autografa, sul verso che spiega il soggetto raffigurato: fogli che possono essere definiti di presentazione (si veda per esempio il San Giorgio alla ruota conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 13315F; cfr. V. Frascarolo, Genova ‘disegnatrice’. Considerazioni sugli allievi di Giovanni Battista Paggi e l’Accademia di Giovan Carlo Doria, in Disegno genovese. Dal Bergamasco all’Accademia di Paggi, a cura di D. Sanguineti, Genova 2018, p. 28; fig. 6, p. 29).

Nel nostro caso la volontà di verificare e mostrare il potere suggestivo di una scena di grande complessità e ad alta intensità drammatica condusse il pittore ad accentuare il pittoricismo del modello grafico avvalendosi di due toni differenti di inchiostro acquarellato, steso su una carta dalla colorazione scura. 

 

Stima   € 8.000 / 12.000
56

Camillo Procaccini

(Bologna, 1561 - Milano 1629)

STUDIO DI VOLTO MASCHILE

matita nera e rossa, sfumino, carta vergellata, mm 230x170 circa

 

STUDY OF MALE FACE

black and red chalk stump, laid paper, mm 230x170

 

Provenienza

Già Genova, collezione Viezzoli; collezione privata.

 

Bibliografia

Il Morazzone: catalogo della mostra, a cura di Mina Gregori, Milano 1962, tav. 255b, cat. 27 p. 131.

 

Esposto nel 1962 in occasione della prima mostra dedicata a Pier Francesco Mazzucchelli, detto “Il Morazzone”, nella scheda del relativo catalogo Mina Gregori ne  ricordava il giudizio espresso da Roberto Longhi che per primo si era pronunciato sull' attribuzione al pittore lombardo: “L’espressione intensa, di una forza che anticipa i risultati dei grandi romantici come Géricault e Delacroix, sembra doversi porre in relazione con quelle opere, come la Caduta degli angeli ribelli di Como e l’ Ultimo Giudizio di Novara, nelle quali lo stile del Morazzone raggiunge un apice di grandiosa forza drammatica”.

Nonostante i più recenti studi abbiamo portato a espungere dal catalogo del Mazzucchelli il disegno, l’attribuzione di Longhi rimane una preziosa indicazione per l’identificazione del suo autore. Quell’irrequietezza espressiva che tanto aveva colpito lo studioso, coniugata a un più dolce piglio naturalistico, accentuato dal leggero arrossarsi del volto, trova una più convincente collocazione all’interno del corpus di disegni ricondotti alla mano di Camillo Procaccini, pittore bolognese trasferitosi a Milano sul finire del 1587, condizionando notevolmente la più giovane generazione di artisti protagonista della grande stagione pittorica del Seicento lombardo, Giulio Cesare Procaccini, fratello di Camillo, Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano e lo stesso Morazzone.

La meticolosa precisione del segno che segue per esempio il fluttuante arricciolarsi dei capelli e il denso e regolare tratteggio che esalta le forme e restituisce la mobilità della luce dello studio in esame contraddistingue anche altre prove del Procaccini quali il Suonatore di cornamusa del British Museum (inv. 1923.0417.9; cfr. J. Bober in Camillo Procaccini. Le sperimentazioni giovanili tra Emilia, Lombardia e Canton Ticino, catalogo della mostra a cura di D. Cassinelli e P. Vanoli, Cinisello Balsamo 2007, pp. 190-191, scheda 23) e alcuni studi conservati presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia (N. Ward Neilson, Camillo Procaccini. Paintings and Drawings, New York-London 1979, pp. 160, 167).

 

 

 

Stima   € 5.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 60  di 316