Dipinti dal XV al XX secolo

4 OTTOBRE 2018

Dipinti dal XV al XX secolo

Asta, 0266
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26

ore 10.30           ore 14.30 ore 16.30
Lotti 1-150         Lotti 151-275 Lotti 301-452

I lotti contrassegnati con ★ sono di proprietà di un’importante azienda italiana e sono assoggettati ad un particolare iter di acquisto.

Esposizione
FIRENZE
29 settembre - 2 ottobre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   150 € - 22000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 427
68

λ Camillo Procaccini

(Parma, 1561 – Milano, 1629)

CRISTO SORRETTO DA DUE ANGELI

olio su tela, cm 126x97

 

THE DEAD CHRIST SUPPORTED BY THE ANGELS

oil on canvas, cm 126x97

 

Sul bilico tra ricordi di manierismo emiliano, nell’accartocciarsi dei

panneggi che formano delle chiocciole avvolte, e naturalismo lombardo

nel bellissimo corpo del Cristo morto che scivola, a stento

trattenuto dai due angeli, il dipinto si qualifica come una aggiunta

assai significativa al corpus delle opere di Camillo Procaccini.

Raffronti palmari possono essere istituiti con i due angeli del Cristo

morto, Milano, chiesa di Santa Maria della Passione eseguito

attorno al 1605, dove, le due figure angeliche dalla inconfondibile

tipologia facciale , sono identiche alle nostre, fino a sembrare esattamente

sovrapponibili. Lo stesso si dica per i panneggi, a falde

piatte che si gonfiano improvvisamente avvolgendo i bordi su se

stessi, arrotolandosi fino a formare dei gorghi, sigla inconfondibile

dell’artista, che trovano stessa fattura in dipinti quali L’Annunciazione

a Milano, Sant’Alessandro eseguita tra il 1615 ed il ’16 o, Rebecca

dà da bere al servo a Pavia, Chiesa di Santa Maria di Canepanuova,

sempre degli stessi anni, dove la figura di Rebecca ha vesti sulla

gamba dipinte come il nostro angelo di destra, ed il servo sventola

un mantello che pare usare lo stesso disegno di quello dell’angelo

di sinistra del nostro dipinto.

Una datazione nel decennio tra il 1605 e il 1615 dovrebbe quindi

puntualizzare l’esecuzione del Cristo sorretto da due angeli qui presentato.

Stima   € 15.000 / 20.000
58

λ Giovanni Battista Vanni

(Firenze 1600 - Pistoia 1660)

AGAR, ISMAELE E L'ANGELO NEL DESERTO

olio su tela, cm 175x235,5

 

AGAR, ISMAEL AND THE ANGEL IN THE DESERT

oil on canvas, cm 175x235,5

 

reca sul retro etichetta e targhetta in metallo con la scritta "Proprietà Guicciardini Corsi Salviati in consegna alla parrocchia di S. Martino a Sesto"

 

Provenienza

Già collezione Corsi

Collezione privata

 

Bibliografia

F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze, 1681-1728, ed. a cura di F. Ranalli, Firenze 1845-1847, IV, 1846, pp. 534-548

S. Bellesi, Catalogo dei pittori fiorentini del Seicento e Settecento. Biografie e opere, Firenze, 2009, I, p. 265 (Agar, Ismaele e l’angelo, Firenze, collezione privata, non riprodotto)

D. Pegazzano, I "Cardinali guerreggianti": dipinti inediti di Giovan Battista Vanni per monsignor Lorenzo Corsi, in "Prospettiva", 153/154.2014 (2015), pp. 74-94, p. 84, fig. 14, p. 86, fig. 16

 

La grande tela qui offerta mette in scena la storia di Agar e Ismaele raccontata nel libro della Genesi.

Sara, la moglie di Abramo, non potendo avere figli, offre al marito la sua schiava Agar, dalla cui unione nascerà Ismaele. La giovane donna e il figlio verranno poi ripudiati e allontanati da Abramo dopo la nascita miracolosa di Isacco, figlio di Sara.  

Il dipinto, pubblicato in D. Pegazzano cit. p. 84 fig. 14, è stilisticamente accostabile alle opere di Giovan Battista Vanni, pittore fiorentino di cui Filippo Baldinucci ci tramanda un ritratto puntale e lusinghiero. Vanni fu una personalità di spicco nella Firenze seicentesca, molto gradita ai suoi committenti non solo per il suo bell’aspetto ma anche per gli innumerevoli interessi che coltivò, dalla musica al teatro.

Figlio dell’orafo Orazio Vanni, Giovan Battista fu avviato sin da giovane allo studio della pittura presso la bottega di Empoli e in seguito sotto la guida di Cristofano Allori e Giovanni Bilivert. Al 1617 risale l’immatricolazione all’Accademia del Disegno e già negli anni Venti partecipa a diversi importanti cantieri tra cui quello per la villa Medicea di Poggio Imperiale e per il Casino di San Marco.

Baldinucci riporta con precisione anche la variegata committenza dell’autore tra cui vengono ricordati i Del Turco, i Tornaquinci, gli Acciaiuoli e soprattutto i Corsi.

Per monsignor Lorenzo Corsi Vanni realizzò moltissimi quadri, tra cui il nostro, e fu ospite in più occasioni presso la sua abitazione romana, cosa che gli permise di studiare le opere degli artisti in voga nell’urbe. A Roma è documentato dal 1624 e, ad eccezione di alcuni ritorni in Toscana e un viaggio a Parma nel 1629, vi rimase fino al 1632.

Al terzo soggiorno romano, intorno agli anni trenta del Seicento, possiamo far risalire la nostra Agar, da collocare con sicurezza dopo il ritorno da Parma nel 1629 per le evidenti influenze dell’opera di Correggio.

Il quadro non può essere inoltre all’oscuro dell’opera di Giovanni Lanfranco, stringenti infatti sono i confronti con la sua Agar conservata al Musée National de Château di Versailles. Lanfranco fu una delle personalità artistiche più rappresentative del barocco romano. Il Vanni può essersi ispirato a questo maestro, geniale nell'invenzione e amante degli scorci audaci, che lavorò più volte per la famiglia Barberini, con cui anche monsignor Corsi, committente del Vanni, aveva forti legami.

Al Lanfranco rimandano la scelta cromatica del panneggio, i forti effetti di luce che investono le figure, la composizione con la monumentale Agar seduta in primo piano dinanzi alla roccia; mentre invece l’affabile angelo che incoraggia la donna a non perdere la fiducia si trasforma in Vanni in una scattante vittoria alata avvolta in una veste metallica di memoria bronzinesca.

 

 

Stima   € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
173

λ Napoli, inizi sec. XIX

Giuoco della Cuccagna

olio su tavola, cm 85,5x82,5

 

Naples, early 19th century

Game of the Cockaigne

oil on board, cm 85,5x82,5

 

Bibliografia di riferimento

Costume e società nei giochi a stampa di Giuseppe Maria Mitelli, catalogo della mostra (Foligno 1988), Perugia 1988; Giochi da salotto. Giochi da osteria, catalogo della mostra (Milano 2012-2013) a cura di A. Milano, Milano 2012.

 

Sulla tavola qui presentata è stato dipinto a colori sgargianti, parzialmente offuscati da una vernice ingiallita, un antico gioco d'azzardo, molto simile al celebre "Biribissi", un incrocio tra la tombola e la roulette. All'interno di una cornice decorata con stilizzati motivi floreali si trova il vero e proprio tavolo da gioco, diviso in 36 caselle figurate e numerate, con intorno altre 24 caselle triangolari nelle quali sono indicate le combinazioni ammesse. L'ulteriore cornice con una greca nera su fondo verde presenta altre possibilità di puntate, auspicate dalla frase che campeggia in alto: "Questo è il gioco della cuccagna chi più mette più guadagna".

Si tratta con ogni evidenza di un raro esemplare destinato a un raffinato salotto, magistralmente eseguito anche per qualità pittorica.

Un interessante confronto, che conferma la sua collocazione partenopea, è un ripiano da tavolo esposto al Museo Correale di Sorrento, opera dipinta, presumibilmente intorno alla metà del XVIII secolo, da Francesco Celebrano, pittore e scultore nato a Napoli nel 1729 e attivo per la corte borbonica. Ritornano infatti gli stessi soggetti raffigurati all'interno delle caselle, tra cui si segnalano deliziose figure ispirate alle maschere della commedia dell'Arte, come Pulcinella che vorace si mette in bocca una manciata di spaghetti, vivaci animaletti e graziosi frutti e fiori.

 

Stima   € 8.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 427