MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XV AL XVIII SECOLO

Firenze, 
mer 18 Aprile 2018
Asta Live 247
Offerta Libera
51

COPPA, PESARO, PITTORE DI ZENOBIA, 1552-1560

€ 30.000 / 40.000
Stima
Offerta Libera
Valuta un'opera simile

COPPA, PESARO, PITTORE DI ZENOBIA, 1552-1560

in maiolica dipinta in policromia con verde ramina, blu di cobalto, giallo, giallo-arancio, rosso ferro, bruno di manganese. Sul retro reca l’iscrizione in blu di cobalto “Lucrezia romana / sestessa ucise” e segno allungato a serpentina. Sempre sul retro tracce di un cartellino illeggibile, etichetta cartacea a stampa P. Genova Venezia /No. 20, etichetta poco leggibile con scritta a penna [...] Pellipario [...], etichetta a stampa MOSTRA MERCATO / DELLA CERAMICA / D’ANTIQUARIATO / FAENZA; alt. cm 5, diam. cm 28, diam. piede cm 11,2

 

Provenienza

Collezione Genova, Venezia;

Collezione privata, Firenze

 

La coppa emisferica dal profilo basso poggia su un alto piede a calice con orlo estroflesso a sezione quadrangolare tagliata a stecca. La decorazione riveste completamente la superficie della coppa descrivendo l’episodio del suicidio di Lucrezia, la cui virtù era nota a tutti i romani e vanto del marito Collatino, che per vendicarsi guidò una sommossa per cacciare Tarquinio il superbo e quindi instaurare la repubblica nel 509 a.C.

Il piatto trova pieno riscontro nella produzione del cosiddetto “pittore di Zenobia”, così denominato da Johanna Lessmann che ne ha riconosciuto per prima una coerenza stilistica particolare in una serie di piatti del Braunschweig (J. Lessmann, Herzog Anton Ulrich-Museum Braunschweig, Italienische Majolika, Katalog der Sammlung. Brunswick 1979, p. 35 n. 467), messi in relazione con un piatto con Zenobia assoggettata dall’imperatore Aureliano del Victoria and Albert Museum di Londra che reca la scritta “fato in pesaro 1552”. I piatti mostrano elementi stilistici ben caratterizzanti, vicini ai modi dei maiolicari urbinati, ma con caratteristiche proprie: le composizioni affollate, i personaggi dipinti con velocità che a volte mostrano insolite scale proporzionali (ad esempio “teste macroscopiche” o al contrario minute), la presenza di architetture monumentali ben dipinte, la scelta prevalente della rappresentazione di soggetti classici, l’uso di colori dalle tinte accese. E Riccardo Gresta (. R. Gresta, La maiolica istoriata a Pesaro, nuovi apporti sul pittore del Pianeta Venere, in “CeramicAntica” II, gennaio 1992, pp. 74-76) ha sottolineato come il pittore inserisca spunti architettonici chiaramente derivati dalle architetture urbinati, rivelando in questo modo una sua formazione nella città marchigiana. Sempre secondo Gresta attorno a questa personalità si raccoglie una bottega, come dimostrano pezzi ancora assegnati a Urbino, ma vicini come stile, anche se il nucleo di riferimento e di confronto resta quello proposto dalla Lessmann, che individua al Braunschweig un gruppo di circa venticinque opere, accanto alle quali si possono aggiungere piatti importanti come quello del Castello Sforzesco di Milano, oppure il piatto con la storia di Attilio Regolo del museo di San Pietroburgo. Proprio in quest’opera il personaggio che trattiene in catene Attilio Regolo, e che si ripete in ben cinque piatti studiati dalla Lessmann, mostra una somiglianza puntuale con la figura con elmo piumato della nostra coppa, così come quella con i capelli fulvi sulla destra della coppa trova riscontro in un personaggio analogo nel piatto del museo russo. Un piatto istoriato conservato alla Cité de la Céramique a Sèvres (Inv. MNC23102), con il mito di Deucalione e Pyrra e attribuito al nostro pittore, mostra sul retro la stessa grafia nella scritta e lo stesso segno grafico alla fine della descrizione