Dipinti del Sec.XIX

15 OTTOBRE 2013
Asta, 0059
222

Alberto Pasini

Stima
€ 35.000 / 45.000

Alberto Pasini
(Busseto 1826- Cavoretto 1899)
ENTRATA NEL CARAVANSERRAGLIO DI SOLTANIYEH (ZANJEN, IRAN)
olio su tela, cm 60x102
firmato e datato 1858

Dietro questro quadro c’è una straordinaria avventura. Un lungo viaggio per terra e per mare da cui l’artista era tornato due anni prima di realizzare l’Entrata nel caravanserraglio con un ricco bagaglio di immagini impresse nella mente e svariati disegni tracciati con rapida mano, ma con grande esattezza. Pasini passò i luoghi qui rappresentati tra il 22 e il 23 maggio 1856 in compagnia del linguista Barbier de Meynard. Arrivava da Teheran e si stava dirigendo a Trebisonda sul Mar Nero, per imbarcarsi e rientrare in Europa. Si era recato in Persia da Parigi l’anno precedente, come pittore adetto alla Missione diplomatica del Ministro plenipotenziario di Napoleone III, Prosper Bourée, in sostituzione e su suggerimento del pittore orientalista Théodore Chassériau. Il suo compito: documentare luoghi ed eventi del viaggio in trasposizioni grafiche chiare ed essenziali. La Missione aveva lasciato l’europa nel febbraio 1855: dopo due
percorsi marittimi, tra cui il periplo della penisola arabica, e una cavalcata di migliaia di chilometri, il 2 luglio era giunta nella capitale persiana. Li Pasini si fermò dieci mesi. Al ritorno dal suo soggiorno in Medio Oriente - a cui sarebbe seguita, nel 1859, un’altra emozionante spedizione nel Mediterraneo - non riportò con sè nella capitale francese, dove si era trasferito da Parma nel 1851, nessun quadro a olio ma, come abbiamo detto, una gran quantità di materiale grafico e documentario. Dai suoi disegni avrebbe tratto spunto per realizzare elaborati dipinti che raffigurano, con la freschezza del testimone oculare - quasi un inviato speciale -, cavalcate sfrenate, cacce al falco, lunghe carovane, nella cornice di Persia arida e pietrosa. Il tutto con la particolare precisione di tratto che gli derivava dalla sua passata esperienza nel maggiore studio francese di litografia, quello di Charles e Eugéne Ciceri. In quest’opera, al realismo del paesaggista che ha visto i luoghi di persona si unisce l’atmosfera di sogno dettata dalla lontananza. Ma sul sentimento prevale un profondo senso del vero. E' l’ora del tramonto e gli uomini entrano stanchi dopo una giornata di viaggio nel caravanserraglio. Sullo sfondo, a destra, si staglia il tetto azzurro di quello che in origine era il mausoleo di Oljaytu, l’imperatore mongolo di quella dinastia Ilkhanid che conquistò la Persia nel XIV secolo e la governò per oltre duecento anni. Costruito tra il 1302 e il 1312, il mausoleo venne in seguito adibito a moschea.
Oggi la costruzione è considerata uno dei principali edifici realizzati sotto la dinastia mongola e forse uno dei monumenti più significativi nella storia dlel’architettura islamica. Perciò il sito di Soltaniyeh, in provincia di Zanjan, è una tappa obbligatoria per i turisti che si recano in questa zona dell’Iran. La scena qui illustrata si caratterizza per la limpida profondità di campo, il vasto orizzonte e la luce, così particolare, all’epoca ancora sconosciuta all’occhio europeo. Tutte caratteristice che fanno di Alberto Pasini un pregevole orientalista, attivo nel momento in cui l’interesse per i paesi esotici, in particolare quelli di area musulmana, aveva prodotto uno specialismo diffuso, L’entrata al caravanserraglio si distingue per gli effetti di luce della tavolozza, i chiaroscuri, la padronanza dello spazio in controluce, che ci riportano agli insegnamenti della scuola di Barbizon, cui Pasini, di formazione accademica, si era avvicinato nei suoi primi anni francesi quando andava alla scoperta delle coste atlantiche e della foresta di Fointenbleau in cerca di ispirazione. Con lo stesso istinto dell’esploratore che poi l’avrebbe portato a confrontarsi con altri mondi e altre culture, si proponeva di trovare strade inedite anche in campo artistico. Proprio questa apertura e curiosità ne hanno fatto il paesaggista che sappiamo, a cui tra l’altro si deve il merito di aver contribuito al rinnovamento di un genere pittorico in cui ha potuto esprimere tutta la sua capacità di grande e scrupoloso osservatore del reale.