Giovanni Battista Castello, detto il Genovese
(Genova, 1547 - 1637)
COMPIANTO SU CRISTO MORTO
tempera su pergamena, mm 209x160
datata in basso a sinistra "1587"
LAMENTATION OVER THE DEAD CHRIST
tempera on parchment, mm 209x160
dated lower left "1587"
Bibliografia di riferimento
E. De Laurentiis, Giovanni Battista Castello “il Genovese” (Genova 1549 ca.-1639): l’attività di miniatore per la corte spagnola, in “Polittico”, 1, 2002, pp. 83-103.
E. De Laurentiis, Giovanni Battista Castello “il Genovese”, Giulio Clovio e lo “scriptorium” dell’Escorial, in Genova e la Spagna. Opere, artisti, committenti, collezionisti, a cura di P. Boccardo, J.L. Colomer, C. Di Fabio, Cinisello Balsamo 2002, pp. 156-165.
Pintura europea del Museo de Bellas Artes de Valencia, catalogo della mostra (Valencia, Museo de Bellas Artes, ottobre 2002- gennaio 2003; Alicante, Museo de Bellas Artes, 25 marzo-4 maggio 2003), a F. Benito Doménech, J. Gómez Frechina, Valencia 2002, pp. 44-47 n. 8 [E. De Laurentiis].
Gio. Battista Castello «il Genovese». Miniatura e devozione a Genova fra Cinque e Seicento, catalogo della mostra (Genova, Galleria di Palazzo Bianco, 21 marzo-30 giugno 1990), a cura di Clario Di Fabio, Genova 1990.
Questa inedita miniatura, che stupisce per la cura lenticolare con cui sono restituiti tutti i dettagli, si può attribuire senza esitazioni a Giovanni Battista Castello, detto il Genovese (per distinguerlo dall’omonimo ma più anziano, detto il Bergamasco). Molti sono i possibili confronti ma è sufficiente affiancare la miniatura alla Pietà realizzata nel 1582 dall’artista e conservata nel Museo de Bellas Artes di Valencia (inv. 4151): analoghi sono la caratterizzazione fisionomica dei personaggi dalle espressioni contrite e la concezione dei loro panneggi, così come la definizione anatomica del Cristo. Un altro interessante accostamento si può stabilire con la Consegna delle chiavi a san Pietro del Louvre (1598, inv. 3044), un’opera che si confronta pure per il paesaggio in lontananza dai soffusi toni che recedono progressivamente dal verde al blu.
La Pietà e la Consegna delle chiavi a san Pietro si collocano nella fase più rara della produzione di Castello, in cui l’artista dimostra l’adesione alla lezione formale del Manierismo: la Consegna delle chiavi è infatti derivata da un’invenzione di Michelangelo, mentre sia la Pietà (che pure è influenzata da quella in marmo del Buonarroti per il Vaticano), sia il nostro Compianto sono in parte esemplate su invenzioni di Giulio Clovio, il grande miniatore dalmata allievo di Giulio Romano, le cui opere Castello ebbe modo di studiare e conoscere durante la sua attività all’Escorial per Filippo II (1583-1585). Evidenti sono di fatti le affinità compositive con il Compianto miniato da Clovio della National Gallery di Washington (c. 1550, inv. 2006.111.1) e con un’incisione a essa legata eseguita da Cornelis Cort (1568). Conferma tale legame la data presente sulla miniatura offerta, eseguita evidentemente subito dopo il rientro a Genova dal soggiorno spagnolo del genovese.
Celebrato con una biografia da Raffaele Soprani, fondatore della storiografia artistica ligure, come “diligentissimo miniatore” e omaggiato da lodi in versi da vari poeti del Seicento, il Genovese è certamente tra i più rilevanti protagonisti della miniatura tra la fine del XVI e i primi decenni del XVII, genere che rivisse una stagione d’oro nel secondo Cinquecento quando fu resa indipendente dal testo e quando le opere si trasformarono in veri quadri in miniatura. Sono immagini pensate in grande (secondo i canoni della pittura da cavalletto) ma eseguite in piccolo e a scopo devozionale: piccole gemme da godere nell’intimità, come anche l’opera qui presentata.