ARCHEOLOGIA

29 MARZO 2023

ARCHEOLOGIA

Asta, 1182
FIRENZE
Palazzo Ramirez Montalvo
ore 15.00
Lotti: 1-209
Esposizione
FIRENZE
Sabato 25 marzo 2023 10-18
Domenica 26 marzo 2023 10-13
Lunedì 27 marzo 2023 10-18
Martedì 28 marzo 2023 10-18
 
 
 
Stima   50 € - 30000 €

Tutte le categorie

91 - 120  di 209
115

Ara-cinerario di Flavia Carpime

Marmo italico(?)

H. 55 cm; largh. 55 cm; profondità 32 cm

Seconda metà – ultimo quarto del I secolo d.C.

Collezione privata

 

L’apparato epigrafico consta di 5 righe di testo iscritte sulla fronte. Campo epigrafico delimitato da cornice modanata, impaginazione regolare in presenza di linee-guida. Lettere di h variabile, più alte nelle prime due righe dell'iscrizione. Lettera montante a riga 4.

[Dis] Manibus | Flaviae | Carpime | vixit annis | XXV.

Una nicchia, oggi scoperchiata, è ricavata nel marmo al fine di ospitarvi i resti combusti della defunta Flavia Carpime morta all’età di 25 anni.

Pur mancante della sommità del fusto e del coperchio, l’esemplare appare sufficientemente conservato soprattutto dal punto di vista decorativo, sia sulla fronte, sia sui lati. Per l’elemento decorativo del triplo encarpo di fiori e frutti ad altorilievo che lo cinge sulla fronte e sui lati, il monumento appartiene a una precisa classe diffusa a partire dall’età di Tiberio e caratterizzata nel corso del I secolo d.C. da un processo evolutivo continuo. Gli anni dell’imperatore Claudio, in particolare, segnano un deciso aumento della portata decorativa e l’iscrizione del prospetto trova collocazione fissa entro cornice. L’encarpo, aggettante dallo sfondo, in questo caso è sostenuto sulla fronte dell’ara da due amorini alati in posizione angolare e risulta fortemente chiaroscurato per effetto dell’uso del trapano. A conferma dell’accresciuto desiderio decorativo dell’epoca, l’immagine standardizzata della defunta sulla fronte – fanciulla recumbente, rischiarata dalla fiaccola accesa sorretta da un amorino alato − è posta sopra la ghirlanda a occupare lo spazio a lunetta di risulta tra questa e il lato inferiore della cornice dello specchio epigrafico, mentre sulle pareti laterali compaiono i consueti simboli della patera (lato destro) e dell’urceus (lato sinistro).

Festoni, patera e urceus sono espliciti rimandi all’uso reale d’incoronare i monumenti funerari durante le cerimonie religiose con encarpi di fiori e frutti e i richiami simbolici della decorazione sono una chiara evocazione dell’idea di una vita oltre la morte.

Bibliografia: cfr. W. Altmann, Die Römische Grabaltäre der Kaiserzeit, 1905, p. 272, n. 206.

 

La Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare questo lotto di interesse archeologico particolarmente importante.

 

 

Stima   € 8.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
117

Grande rilievo con ritratti

Marmo bianco a cristalli brillanti

H. 45 cm, largh. 170 cm, prof. 18 cm

Età tardo-repubblicana, ultimi decenni del I secolo a.C.

 

Composto di due elementi contigui e spezzato superiormente, anche se in misura parziale conserva i busti-ritratto di tre personaggi, due uomini e una donna, i membri di una stessa famiglia plausibilmente appartenente al ceto medio (si può ipotizzare che fossero liberti). I tre busti-ritratto sono scolpiti ad altorilievo entro una nicchia rettangolare che originariamente doveva essere apposta sulla fronte del monumento funerario, verosimilmente sopra l’ingresso. È plausibile inoltre che un’iscrizione con i nomi dei defunti fosse incisa sulla cornice inferiore del tutto mancante.

Le due figure maschili indossano la toga, l’abito tradizionale del cittadino romano; sul volto hanno zigomi marcati e guance incavate con profondi solchi naso-labiali, secondo l’iconografia propria dell’età repubblicana improntata al verismo.

La figura femminile, effigiata nella posa tradizionale della matrona romana, simbolo di castità e di modestia, volge la testa di tre quarti in direzione della figura maschile che le sta accanto. I capelli, verosimilmente raccolti alla nuca, sono spartiti da scriminatura centrale sulla fronte e scendono ai lati in ciocche morbide e voluminose; il contorno rotondeggiante del volto e la presenza del doppio mento ne tradiscono l’età matura, ma l’attenzione è attirata tutto dallo sguardo, forse nell’originario posizionamento del rilievo anche rivolto verso il visitatore della tomba.

La tomba è agli occhi degli antichi Romani punto di contatto essenziale e allo stesso tempo confine ultimo tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Se da una parte il monumento funerario, nuova dimora del defunto (perciò spesso anche assimilato dal punto di vista architettonico alla casa), ne trattiene la memoria in questo mondo, dall’altra rende evidente il suo definitivo allontanamento dallo stesso. Tale separazione, necessaria in ugual misura ai vivi e ai morti, si realizza visibilmente nella collocazione spaziale delle tombe al di fuori del tracciato delle mura urbane; e tuttavia la prossimità ai principali assi viari extraurbani era particolarmente ambita dalle tombe romane e non è raro il ricorso a espedienti (in primo luogo le iscrizioni) per attirare l’attenzione dei passanti e suscitare in loro il ricordo, speranza di sopravvivenza per il defunto oltre la morte.

Bibliografia: A. Lo Monaco, L’ordo libertinus, la tomba, l’immagine: una nota sulla nascita del busto ritratto, in Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma, 99, 1998, pp. 85-100.

 

Opera dichiarata di interesse archeologico particolarmente importante con Decreto n. 150 del 12/07/2022 acquisito agli atti della Soprintendenza Speciale di Roma con prot. 31573 del 18/07/2022


 

 

 

 

 

 

Stima   € 30.000 / 40.000
118

Ara monumentale

Marmo bianco a grana fine

H. 90 cm; largh. 95 cm; prof. 90 cm

Età romano-imperiale, fine I – II secolo d.C.

 

Frammento di forma parallelepipeda di un’ara monumentale di elevata qualità formale; quest’ultima verosimilmente appartenente a una tomba anch’essa monumentale e di grande impegno architettonico.

Il frammento è realizzato a partire da un unico blocco monumentale scolpito sui quattro lati; su ciascun lato, in posizione centrale, è scolpita un'edicola, aggettante dalla superficie di fondo, con timpano triangolare sorretto da una cornice a dentelli, da un architrave e da due colonne tortili di ordine corinzio. Al centro di ciascuna edicola sono ricavate delle nicchie a forma di valva di conchiglia, rese con accurato realismo; entro queste nicchie doveva stagliarsi l’immagine della figura onorata, che tracce di mantello consentono di riconoscere come maschile. Nel tratto superiore del blocco marmoreo, sopra una cornice con elaborata modanatura delimitata da lesene di ordine corinzio (poco conservate), corre un fregio a girali d'acanto. Il frammento risulta inoltre attraversato da un tubo libatorio a sezione circolare destinato al versamento delle offerte dalla superficie alla cavità sotterranea.

L’elaborato gioco architettonico che caratterizza il frammento è riscontrabile, in forme ancor più accentuate, su un altare esagonale di età severiana al Museo Archeologico di Siviglia; si confronti anche, a titolo esemplificativo, l’edicola da Todi ai Musei Vaticani (Arachne, n. 1171386).

Bibliografia: O. Rodríguez Gutiérrez, El teatro romano de Itálica. Estudio arqueoarquitectónico. Monografias de arquitectura romana 6, Madrid 2004, pp. 556-557; M. Mathea-Förtsch, Römische Rankenpfeiler und pilaster. Schmuckstützen mit vegetabilem Dekor, vornehmlich aus Italien und den  westlichen Provinzen, Magonza 1999.

 

La Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare questo lotto di interesse archeologico particolarmente importante

 

 

Stima   € 25.000 / 35.000
91 - 120  di 209