SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO

16 GIUGNO 2022

SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO

Asta, 1123
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
ore 15.30
Lotti: 1-186
Esposizione
FIRENZE
Sabato 11 giugno 2022 10-18
Domenica
12 giugno 2022 10-13
Lunedì
13 giugno 2022 10-18
Martedì 14 giugno 2022 10-18

 
 
 
Stima   200 € - 50000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 185
31

Cerchia del Maestro della Santa Caterina Gualino

(attivo in Umbia o Abruzzo, fine secolo XIII-inizi secolo XIV)

MADONNA IN MAESTÀ COL BAMBINO BENEDICENTE

in legno intagliato e dipinto in policromia, cm 117x35x33

 

Circle of Maestro of Saint Catherine Gualino, active in Umbria or Abruzzo, Madonna and Child enthroned, late 13th-early 14th century, carved and polychromed wood, 117x35x33 cm

 

Questa pregevole statua lignea, impreziosita da un’elaborata policromia e in origine racchiusa da un tabernacolo a sportelli (tuttora evocato dal fondale e dal suppedaneo), raffigura la Madonna assisa in trono “in Maestà”, col Bambino benedicente seduto in grembo alla sua sinistra, anch’egli in una postura ieratica rigidamente frontale, secondo una tipologia ben radicata soprattutto nella scultura lignea tra Umbria e Abruzzo, dalla metà del Duecento sino ai primi decenni del Trecento (G. Castelfranco, Madonne romaniche in legno, in “Dedalo”, X, 1929-30, pp. 768-778). L’immagine in esame si distingue dal più diffuso e canonico schema iconografico per la mano sinistra di Gesù chiusa a pugno e forata, presumibilmente in atto di stringere un oggetto metallico oggi perduto, forse un fiore o meglio uno scettro che ne avrebbe enfatizzato la solennità qualificandolo come “Cristo Re”, e per la destra di Maria protesa in avanti col palmo aperto verso l’alto recante una sfera dal significato simbolico - il globo o la mela -, che ne sottolinea il ruolo di interceditrice tra il fedele e Gesù Redentore, attenuando così l’algida concezione della Madonna in Maestà in favore di un’umanità più accostante, quale si coglie anche nel gesto affabile della Vergine intenta a carezzare con l’altra mano la pianta di un piede del Bambino, allusivo alla “preveggenza” del sacrificio sulla Croce: aspetti che ne suggeriscono una datazione già intorno al volgere del secolo.

L’opera sul piano formale è caratterizzata dalle proporzioni allungate delle figure e dall’asciutta concezione colonnare del gruppo, che, insieme alla tipologia dei volti – dall’ovale allungato quello di Maria, percorso dal naso sottile in forte aggetto, più tondeggiante quello del Bambino – e all’andamento inarcato del panneggio sulle gambe della Madonna, ci inducono ad avvicinarla alla produzione del cosiddetto Maestro della Santa Caterina Gualino: figura, coniata nel 1965 da Giovanni Previtali (Il “Maestro della Santa Caterina Gualino”, in “Paragone”, 181, 1965, pp. 16-25; e altri contributi raccolti in Studi sulla scultura gotica in Italia, Torino 1991, pp. 5-15, 40-44 e 73-76), la cui prolifica attività, qualificata da una sofisticata eleganza “francesizzante”, si dipana tra l’ Umbria “alla sinistra del Tevere”, l’Abruzzo teramano, i territori aquilani e reatini, e la Marche meridionali.

Il corpus di questo affascinante Maestro dall’identità tuttora ignota si è molto accresciuto negli ultimi decenni (cfr. ad esempio E. Carli, Arte in Abruzzo, 1998, pp. 65-68; L. Arbace, in Antiche Madonne d’Abruzzo. Dipinti e sculture lignee medioevali dal castello dell’Aquila, catalogo della mostra di Trento, Torino 2011, pp. 90-97), fino a divenire talora un ‘nome di comodo’ verso il quale convogliare opere di botteghe umbro-marchigiane e abruzzesi ancora da approfondire. Sembra questo il caso dell’inedita statua qui presentata, che, in un confronto con l’opera eponima, poi transitata nella raccolta dell’antiquario fiorentino Carlo De Carlo, e con quelle che costituiscono i cardini per la ricostruzione del maestro - come le Madonne della cattedrale di Teramo, di San Giovenale a Logna di Cascia, del Museo d’Arte Sacra della Marsica a Celano, e le due appartenute allo stesso De Carlo -, denota un modellato meno affilato e un senso plastico più tondeggiante, d’impronta ancora romanica, che l’accomuna ad altre sculture lignee anonime di quel medesimo ambito, come la Madonna col Bambino del Museo Nazionale d’Abruzzo proveniente da Villa di Mezzo presso Barisciano (Arbace, Op. cit., p. 83)

Stima   € 25.000 / 40.000
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione
50

Tiziano Aspetti

(Padova, 1559 – Pisa, 1606)

FORTEZZA E FEDE, 1590-1600 CIRCA

Coppia di figure in bronzo, cm 50x17x12, su base lignea cm 17x17x17

 

Tiziano Aspetti (Padova, 1559 – Pisa, 1606), Fortitude and Faith, circa 1590-1600, bronze on a wooden base, 50x17x12 cm

 

In queste due figure in bronzo la paternità dell'Aspetti appare evidente, mentre meno sicura è la determinazione del soggetto. La bella figura muliebre reca nelle mani un libro ed un piccolo disco, forse un'ostia o la base di un calice, e poggia il piede destro sopra una tartaruga. La lunga veste indossata dalla figura femminile copre quasi interamente il corpo della donna, lasciandone scoperto in parte il seno ed una gamba; l'abbigliamento è castigato e differisce da quello delle altre figure femminili modellate dall'Aspetti, persino da quelle presenti in edifici ecclesiastici: l'allegoria dovrebbe riferirsi ad una virtù o comunque ad una raffigurazione religiosa. Tale bronzo è stato considerato una versione ridotta di una delle quattro statue delle Virtù Cardinali destinate all'altare del Santo a Padova, poi collocate ad ornare la balaustra dell'altare maggiore della Basilica di Sant'Antonio. Pope-Hennessy, a proposito di un bronzo analogo conservato al museo di Palazzo Venezia a Roma, si oppone ad un tale confronto e lo giudica invece indipendente dalle grandi statue in bronzo di Padova. Analogo discorso per il bronzo del tipo di "Guerriero-Marte", considerato raffigurare la Fortezza, presente ad esempio, come nel nostro caso in coppia con la Fede, nella Collezione Vok di Padova, pubblicati da Banzato nel relativo catalogo con l'assegnazione a Tiziano Aspetti; nell’occasione lo studioso padovano ricorda che un'altra versione eguale della Fede è stata esitata a Parigi, nella vendita del 9 aprile 1974 al Palais Galliera.

 

Bibliografia di confronto

L. Planiscig, La Collezione Giacinto Auriti, Vienna 1931, n. 15;

J. Pope-Hennessy, Italian Bronze Statuettes I-II, in "Essays on Italian Sculpture", Londra - New York 1968, pp. 172-198;

P. Cannata, in S. E. Zuraw - M. G. Barberini - P. Cannata - M. L. Casanova (a cura di), Masterpieces of Renaissance and Baroque Sculpture from the Palazzo Venezia, Rome, catalogo della mostra, Athens (Georgia) 1996, pp. 50-51, n. 6;

D. Banzato, Bronzi del Rinascimento: Collezione Vok, Padova 2004, nn.26-27, pp. 78-79

Stima   € 30.000 / 50.000
31 - 60  di 185