ARCHEOLOGIA

9 FEBBRAIO 2022

ARCHEOLOGIA

Asta, 1098
FIRENZE
Palazzo Ramirez Montalvo

ore 11:00
Lotti 1-76

ore 15:00 
Lottti 77-253
Esposizione
FIRENZE

Sabato
5 febbraio 2022 10-18
Domenica
6 febbraio 2022 10-18
Lunedì
7 febbraio 2022 10-18
Martedì 8 febbraio 2022 10-18

Vi preghiamo di considerare che sarà possibile accedere all'esposizione e alla sala di vendita solo se in possesso di Green Pass.
 
 
 
Stima   100 € - 40000 €

Tutte le categorie

151 - 180  di 253
153

RILIEVO CON TRE FIGURE

MONDO ROMANO, ETÀ AUGUSTEA

 

Grande rilievo in pietra calcarea che mostra una coppia con un bambino affacciata ad un elemento quadrangolare (cornice), conservato in particolare in corrispondenza del margine superiore e laterale sinistro. L’uomo, conservato quasi fino all’altezza della vita, è totalmente avvolto in un’ampia toga e regge con la mano sinistra, parzialmente nascosta dalla veste, un oggetto cilindrico (papiro ?), mentre porta la destra sul petto. La donna indossa anch’essa una lunga veste, mossa da numerose incisioni, un lembo della quale è sollevato sul capo: porta anch’essa la mano destra sul petto, mentre la destra, che doveva essere originariamente abbassata non è conservata. Fra i due adulti, in alto, si vede chiaramente un fanciullo, vestito con una tunica, e rappresentato mentre sfiora con la mano destra il gomito sinistro. La capigliatura, conservata solo in parte, presenta i capelli tirati all’indietro Sul suo petto si vede una bulla rilevata. 97 x 94 x 36 cm.

Questo rilievo è ascrivibile ad una categoria molto specifica di monumenti databile fra la tardissima età repubblicana, nel I secolo a.C. e la prima parte del I secolo d.C.: quella che raffigura i busti di intere famiglie come affacciati da profonde nicchie murate nei sepolcri antichi. In questo caso l’idea non è tanto quella di fissare alle pareti le immagini degli antenati, ma quella invece di rappresentare il monumento come una casa con nicchie e finestre, da cui si affacciano i membri delle famiglie del ceto medio, rappresentati in momenti di affetto reciproco e con tutti gli elementi utili a definire il loro status ed il loro rango (in questo specifico caso, ad esempio, la bulla del fanciullo e la toga ed il rotolo di papiro dell’uomo). Questo costume è ben riscontrabile non soltanto nella città di Roma (basti pensare a tal proposito ai monumenti rinvenuti lungo la via Statilia, ancora in situ, od ai rilievi ai Musei Vaticani o al Museo Nazionale Romano), ma anche in gran parte della penisola, dalla Campania alla Cisalpina (si veda a tal proposito i numerosi esempi presentati in H.G. Frenz, Römische Grabreliefs in Mittel-und Süditalien, Roma 1985). Fra le immagini in cui compaiono coppie con figlio al centro, possiamo ricordare il rilievo ai Musei Vaticani, (Galleria Lapidaria XV 80, inv. 9398; Arachne n. 20740). Per quanto riguarda l’aspetto, molto specifico, della capigliatura della figura femminile, nonostante l’usura è possibile riconoscere in esso l’elemento rilevato al centro della fronte che caratterizzata uno dei tipi iconografici della moglie di Augusto, l’imperatrice Livia (tipo Copenaghen 616, si noti in particolare la presenza dei due riccioli che ricadono sulle spalle, a differenza del vicino tipo Copenhagen 615). Un’acconciatura avvicinabile compare in un busto femminile ad altorilievo rinvenuto al sesto miglio della via Appia (Arachne n. 1087994) o nelle tre figure femminili in un celebre rilievo ai Museo Museo Gregoriano Profano ex Lateranense (inv. 10464; F. Sinn, Reliefs, Altäre, Urnen, Museo Gregoriano Profano ex Lateranense. Katalog der Skulpturen 1.1, Magonza 1991, pp. 30-31, n. 9).

 

Provenienza

Mostra mercato internazionale dell'Antiquariato, Firenze, 18 settembre - 18 ottobre 1965

 

La Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare l’interesse archeologico particolarmente importante di questo lotto

 

Stima   € 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
154

TESTA DI CARACALLA SU BUSTO CINQUECENTESCO

ROMA, FINE II SECOLO d.C.

 

Busto monumentale su cui è montata una testa di fanciullo di dimensioni maggiori del vero. La testa raffigura un fanciullo dal volto paffuto, con ampia fronte su cui ricade un’elaborata corona di riccioli che coprono le orecchie, grandi occhi, naso corto con la punta arrotondata e labbra carnose. Il busto, anch’esso in marmo è femminile e può essere identificato con quello di un’amazzone: lascia scoperto il seno sinistro mentre quello destro è nascosto da una veste connessa in parte ad una testa animale, che ricade sulla spalla sinistra. Alla base del busto si vede un mascherone mostruoso a bocca spalancata. Sul petto, fra i seni, cade una collana con un grande pendente ovale con quattro elementi circolari. Il busto è montato su una base modanata in pietra di colore grigio.  H. 103 cm; largh. max. 71 cm; prof. 28 cm.

La specifica fisionomia del fanciullo, nonostante l’usura delle superfici e la presenza di tracce di rilavorazione e ripresa dei volumi (sui capelli e sugli occhi, in particolare quello sinistro), consente di riconoscere in esso una replica del primo tipo iconografico di Caracalla come successore al trono. Il tipo, noto anche come tipo dell’Arco degli Argentari, dal celebre monumento romano, è databile con precisione fra il 196-197 ed il 204 e noto da un cospicuo numero di copie (su cui K. Fittschen, P. Zanker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen und den anderen kommunalen Sammlungen der Stadt Rom 1. Kaiser- und Prinzenbildnisse, Mainz 1985, pp. 98-100, n. 86). Nonostante la resa complessivamente accurata della capigliatura, che è stata ripresa sul retro con una gradina, la testa può essere avvicinata ai ritratti del giovane Caracalla di qualità più corrente, come quelli nei magazzini dei Musei Capitolini (s.n.i., Arachne n. 36533); nella Ny Carlsberg Glyptothek a Copenaghen (inv. 1935; Arachne n. 8652), nel Römisch-Germanisches Museum di Colonia (inv. 2005.29, Arachne n. 154772) e soprattutto a Bruxelles, Musée du Cinquantenaire (inv. 3557; Arachne n. 37869).

 

Provenienza

Collezione privata

 

Stima   € 15.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
163

RITRATTO

MONDO ROMANO, III SECOLO d.C.

 

Testa ritratto in marmo bianco a grandi cristalli, raffigurante un uomo di età matura. La testa, dalla struttura massiccia e di forma quadrangolare, è contraddistinta da arcate sopraorbitarie accentuate, grandi occhi ovali aperti, pupilla a forma di pelta racchiusa da una incisione circolare, ampia bocca con labbro inferiore carnoso. L’uomo porta i capelli corti, la cui massa è mossa da una serie di sottili incisioni, ed una corta barba, fusa ai baffi spioventi sul volto, le cui ciocche sono rese da fluenti elementi chiaroscurati. La testa, che sul retro e dietro alle orecchie presenta una lavorazione molto sommaria, era destinata ad essere vista lievemente da destra, come mostrano le poco percepibili, ma comunque riscontrabili asimmetrie nella resa degli occhi e delle labbra. H. 31,5 cm.

Nonostante alcuni restauri o rilavorazioni databili fra Settecento ed Ottocento abbiamo alterato un poco la conformazione del naso e delle orecchie di questa figura, nel ritratto, realizzato in una materia prima sicuramente di provenienza non italica (marmo greco insulare oppure marmo turco) bisogna riconoscere il ritratto di un uomo di potere di quella delicata fase storica databile fra la seconda metà del III secolo d.C. ed i primissimi anni del secolo successivo. La struttura compatta potrebbe ricordare un ritratto a Siviglia (Museo Archeologico, sala XX; Arachne n. 28362), che si differenzia però per una minore accentuazione nella resa della barba. L’apparente differenza nella trattazione della barba (più fluente) e dei capelli (corti) è riscontrabile, ad esempio, in proporzioni ancora più marcate di quelle qui osservabili in un ritratto in una collezione privata norvegese (S. Sande; L.H. Monssen, Greek and Roman Portraits in Norwegian Collections, in ActaAArtHist 10, 1991, cat. N. 70; Arachne n. 23906) ed in un altro al museo di Alessandria d’Egitto (Arachne n. 206).

 

Provenienza

Collezione privata

 

La Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare questo lotto di interesse archeologico particolarmente importante

 

 

 

Stima   € 5.000 / 7.000
Aggiudicazione  Registrazione
164

SARCOFAGO

ROMA, IV SECOLO d.C. / ETA' POST-ANTICA

 

Grande sarcofago quadrangolare in marmo a grandi cristalli, contraddistinto da decorazione sul fronte, mentre su di uno dei lati corti presenta una tabella modanata in cui doveva correre il testo epigrafico (dipinto, da momento che non è pervenuto). La decorazione, resa con un rilievo poco rilevato, ma accuratamente delineato, anche grazie ad un sapiente uso del trapano (riscontrabile in particolare nelle ghirlande) consiste in un clipeo modanato da cui si dipartono simmetricamente due ghirlande fra racemi e fiori, rette sull’altro lato da grifi seduti sugli arti posteriori. Al centro del clipeo, fra racemi, è la figura del buon pastore stante: l’uomo, di età matura, indossa una corta veste fermata in vita da una cintura, porta una bisaccia a tracolla e regge con la destra un bastone dal manico ricurvo. Regge sulle spalle un capretto, che trattiene, realisticamente, con la mano sinistra. I margini dello spazio figurato, in corrispondenza degli spigoli del sarcofago sono definiti da due colonne tortili. Lungh. 187 cm; h. 39 cm; prof. 59,5 cm.

Opera di elevata qualità artistica, questo sarcofago contamina – in modo del tutto inconsueto - due tipi differenti di sarcofagi, quello a clipeo e quello decorato a ghirlande. Il soggetto, indubbiamente paleocristiano, del buon pastore che regge sulle spalle la pecorella smarrita allude alla figura di Gesù e trova precise analogie nel repertorio iconografico della tarda antichità: un buon confronto è costituito dal pastore centrale nel sarcofago dei tre pastori, conservato ai Musei Vaticani (inv. MV.31554.0.0), proveniente dall’area delle catacombe di Pretestato o dal pastore al centro di un sarcofago murato a Villa Doria Pamphili, R. Calza (a cura di), Antichità di Villa Doria Pamphili, Roma 1977, pp. 253-254, n. 313, tav. CLXVII. In entrambe le immagini il pastore è un uomo maturo (come anche nella statua dalla Basilica di San Clemente in Laterano, Arachne n. 29603 e nel rilievo da sarcofago al Museo Nazionale Romano, inv. 67619) e non un giovane sbarbato.

 

Provenienza

Collezione Barone Alberto Blanc, Roma, fine del XIX inizi del XX secolo

L’Antonina, 18 – 21 ottobre 1954, lotto 95

Collezione privata

 

La Soprintendenza ABAP Firenze, Pistoia e Prato ha intenzione di dichiarare questo lotto di interesse archeologico particolarmente importante

 

Stima   € 6.000 / 9.000
Aggiudicazione  Registrazione
165

TESTA RITRATTO

MONDO ROMANO, III SECOLO d.C.

 

Testa  ritratto  in  marmo  bianco  a  grandi  cristalli  raffigurante  un  uomo  barbuto  con  corti  capelli  mossi,  arcate  sopraorbitarie accentuate, grandi occhi aperti con pupille rese a trapano, naso diritto e piccola bocca. L’indicazione delle rughe sulla fronte ed il tenue modellato del volto, in particolare sugli zigomi, tradiscono l’età matura del soggetto, il cui prestigio sociale è però denotato dalla  ricca  barba,  dall’accurata  capigliatura  –  con  sottili  ciocche  metalliche  studiatamente  mosse  sul  capo  –  e  dallo  sguardo drammaticamente rivolto verso l’alto. H. 29,2 cm (con supporto in metallo 43,7 cm).

L’opera  qui  proposta  rappresenta  una  importante  testimonianza  della  ritrattistica  di  età  gallienica  -  cioè  dell’arte  nei  decenni intorno alla metà del iii secolo d.C. (il regno dell’imperatore Gallieno durò infatti dal 253 al 268 d.C.) - come dimostrato dalle esposizioni a Basilea e Berna realizzate all’inizio degli anni ’80 in cui la testa è stata presentata. Gli interventi di restauro sulla testa – realizzati successivamente alla messa in asta nel 1991 – si sono limitati all’integrazione della radice del naso e del labbro superiore, senza alterare il forte impatto della testa.

 

Esposizioni

Antikenmuseum und Sammlung Ludwig, Basilea, 1981-1982

Berna, Bernisches Historisches Mseum, Gesichter, 6 novembre 1982 – 6 febbraio 1983

 

Pubblicazione

H. Jucker – D. Willers, Gesichter. Griechische und römische Bildnisse aus Schweizer Besitz, Bern, Archäologisches Seminar der Universität 1983, pp. 200-201, n. 84.

 

Provenienza

Collezione privata svizzera, acquisto ante 1981

Sotheby’s, Londra, 8 luglio 1991, lotto 268

 

Lotto corredato da certificato di libera circolazione

An export licence is available for this lot

Stima   € 30.000 / 40.000
Aggiudicazione  Registrazione
Il lotto è corredato di attestato temporanea importazione
167

URNETTA CINERARIA

ETRURIA, CHIUSI, III SECOLO a.C.

 

Urna in terracotta in argilla composta di una cassa di forma parallelepipeda e di un coperchio con figura realizzata a stecca. La cassa presenta sul fronte una  scena  di  combattimento  con  due  opliti  riccamente  armati  nell’atto  di uccidersi vicendevolmente.  il  guerriero  a  sinistra,  eteocle,  sembra  uscire vittorioso dal combattimento, ed affondare con la destra la propria spada nella gola dell’eroe a sinistra, Polinice, afferrando con la sinistra il bordo dello scudo  con  cui  l’altro  si  copre.  Polinice,  in  ginocchio  e  senza  la  protezione dell’elmo,  rotolato  a  terra  fra  le  gambe  del  fratello,  riesce  ugualmente  ad affondare  la  propria  spada  sotto  la  corazza  di  eteocle.  Ai  lati  della  scena sono  due  demoni  femminili  alati,  due  Vanth.  Queste  indossano  un  corto chitone con le bretelle incrociate sul petto, lasciato nudo, portano stivali e reggono delle fiaccole ad indicare il fato dei combattenti. i lati della cassa sono rimarcati da due lesene con capitelli tuscanici. Lungo la modanatura superiore della cassa corre un’iscrizione con il nome del defunto. 44 x 21 x 27 cm. Il coperchio, le cui dimensioni sono probabilmente troppo ridotte per essere riferibili all’urna, presenta una figura femminile sdraiata, con testa appoggiata sul cuscino e corpo avvolto in un ampio mantello. 38 x 20 x 14,5 cm.

Quest’urna, che si contraddistingue per la particolare conservazione della ricca policromia e per la profondità del rilievo rimasto, è decorata con un soggetto particolarmente amato nella produzione di urne etrusche a partire dall’età tardo classica, quello con il fratricidio di Eteocle e Polince, atto finale della saga tebana (Su questi temi di recente, F. De Angelis, Miti greci in tombe etrusche. Le urne cinerarie di Chiusi, Monumenti Antichi dell’Accademia dei Lincei 73, serie monografica 8, Roma 2016, pp. 65-78. Fra i numerosi confronti,  conservati  per  lo  più  in  collezioni  museali,  possiamo  ricordare  a  titolo  meramente  esemplificativo,  un’urna  al  Museo Archeologico nazionale di Firenze (Arachne n. 1066493), due urne al Museo Archeologico di Parma (inv. t428 e t. 432 - M. Cavalieri, Le urne cinerarie etrusche deI Museo Archeologico Nazionale di Parma, in Archivio Storico per le Province Parmensi 52, 2000, pp. 343-362).

 

Provenienza

Pandolfini, 21 giugno 2017, lotto 166

Stima   € 6.500 / 9.500
Aggiudicazione  Registrazione
151 - 180  di 253