DIPINTI ANTICHI

13 NOVEMBRE 2018

DIPINTI ANTICHI

Asta, 0274

FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26


ore 15:30
Esposizione

FIRENZE
9-12 novembre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   2500 € - 100000 €

Tutte le categorie

31 - 49  di 49
31

Pietro Negri

(Venezia 1628 – 1679)

GIUSEPPE SPIEGA I SOGNI IN PRIGIONE

olio su tela, cm 148x117

 

JOSEPH EXPLAINS THE DREAMS

oil on canvas, cm 148x117

 

Immediatamente riconducibile alla maniera dei “tenebristi” veneziani che intorno alla metà del Seicento sperimentarono variamente temi e modelli di Giuseppe Ribera (a cui non a caso il nostro dipinto era riferito nella raccolta di provenienza) la tela qui offerta sembra più precisamente attribuibile a Pietro Negri, condiscepolo del “tenebrista” Antonio Zanchi nella bottega veneziana di Francesco Ruschi, e documentato con opere datate dal 1660 al 1679.

È appunto un disegno iscritto con il suo nome e la data del 1660, incluso nel cosiddetto album di Camerino e ispirato al modello classico del Laocoonte, tradotto però con intenso e pittorico chiaroscuro, a offrire i più immediati confronti con la figura in primo piano nel nostro dipinto, e non solo sotto il profilo tipologico ma essenzialmente nello stile, intensamente pittorico, e nelle sigle personalissime con cui l’artista risolve i piani del viso, le sopracciglia e le labbra della figura. Lo stesso modello è stato da tempo riconosciuto all’origine della figura del protagonista nel dipinto nella Gemäldegalerie di Dresda raffigurante Nerone contempla il cadavere di Agrippina, e ancora in uno dei personaggi della tela già nella galleria Giamblanco a Torino, raffigurante Semiramide riceve la notizia dell’assedio di Babilonia (G. Fossaluzza, in “Verona Illustrata” 23, 2010, pp. 71-90, fig. 61 e tav. III) databile alla metà degli anni Sessanta.

 

Stima   € 30.000 / 40.000
33

Bartolomeo Biscaino

(Genova 1632 – 1657)

TRIONFO DI DAVID

olio su tela, cm 120x188

 

THE TRIUMPH OF DAVID

oil on canvas, cm 120x188

 

Provenienza

Genova, Rubinacci Antichità; Genova, collezione privata

 

Bibliografia

M. Bonzi, Il Biscaino, Savona 1940, pp. 8 e 17, illustrato a p. 9; Rubinacci Antichità, Dipinti del XVII e XVIII secolo, catalogo della mostra, Genova s.d. (ma 1968), n. 7; C. Manzitti, Per Bartolomeo Biscaino, in “Paragone” 1971, 253, pp. 37-38, fig. 22; La pittura del ‘600 a Genova, a cura di P. Pagano e M. C. Galassi, Milano 1988, ill. tav. 85; F. Lamera, Miti allegorie e tematiche letterarie per la committenza privata, in E. Gavazza, F. Lamera, L, Magnani, La Pittura in Liguria. Il secondo Seicento, Genova 1990, p. 188 e fig. 231; F. Affronti, Biscaino e Castello. Due artisti a confronto, in “La Casana” s.d., p. 46; ill. a p. 45.

 

Reso noto per la prima volta da Mario Bonzi nella sua pionieristica ricognizione dell’artista genovese, il dipinto qui offerto è stato in breve riconosciuto un vero e proprio caposaldo della prima attività di Bartolomeo Biscaino, intorno al 1650. Un’attività così breve, considerando la sua giovane età all’ingresso nella bottega di Valerio Castello intorno al 1649, e la morte precoce nella peste del 1657, da rendere pressoché superflue ipotesi di datazione più precise.

Giustamente Bonzi richiamava i modelli di Pellegro Piola per le figure, plastiche nella loro arrotondata fisicità ma insieme stilizzate nella cifra della Maniera, che accompagnano la scena di trionfo, e riconosceva l’ascendente di Valerio Castello nei colori acidi e squillanti, anch’essi un retaggio del tardo Cinquecento tra Genova e Milano.

Rispetto al maestro, Biscaino mostra stesure maggiormente studiate che restituiscono alla ritmata scansione delle figure una cadenza più pacata oltre che la più marcata consistenza plastica a cui si è appena accennato. I volti mostrano poi la tipica dolcezza che caratterizza sia il suo corpus pittorico che quello di disegni e incisioni.

 

 

Stima   € 50.000 / 70.000
44

Scuola genovese, sec. XVII

ORFEO INCANTA GLI ANIMALI

olio su tela, cm 135,5x105

 

Genoese school, 17th century

ORPHEUS CHARMING THE ANIMALS

oil on canvas, cm 135,5x105

 

Il dipinto offerto si colloca senza ombra di dubbio nella fortunata congiuntura fiammingo – genovese che portò a un notevole successo presso la committenza aristocratica della Repubblica ligure temi più caratteristici della cultura figurativa oltremontana, quali animali, fiori e paesi, tradotti con la forza materica e di colore tipica degli artisti formatisi a Genova nella prima metà del Seicento.

Orfeo che incanta gli animali è stato un soggetto assai frequentato con numerose varianti da Sinibaldo Scorza (Voltaggio, 1589 – Genova, 1631), artista senz’altro determinante per l’inizio dell’attività di Gio. Benedetto Castiglione, detto il Grechetto (Genova, 1609 – Mantova, 1664), indirizzandolo proprio verso composizioni che gli permettevano di esercitare la sua fantasia compositiva e l’abilità di  mimesi coloristica in un continuo assemblaggio di elementi di repertorio collocati nella profondità dello scenario paesistico a partire dal primissimo piano.

La ricchezza cromatica, nei contrasti fra i toni bruni, i blu e i rossi accesi e le caratteristiche rapide e sottili pennellate per meglio rendere le pellicce e i piumaggi degli animali delle celebri composizioni castiglionesche – gli esodi biblici, le transumanze, i baccanali – contraddistinguono anche la tela qui presentata suggerendo una datazione verso la metà del XVII secolo.

 

Stima   € 5.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
46

Johann Heinrich Schmidt

(Ottweiler 1740 o 1757-Darmstadt 1821 o 1828)

SAFFO CHE SI GETTA DALLA RUPE DI LEUCADE

olio su tela, cm 100x123,5

firmato e datato “H. Schmidt 1811” in basso a sinistra 

 

SAPPHO JUMPING FROM THE LEUCADE CLIFF

oil on canvas, cm 100x123,5

signed and dated "H. Schmidt 1811" lower left

 

 

Sebbene la letteratura artistica riporti date diverse per quanto riguarda gli estremi biografici del pittore, tutti gli autori concordano nel ricordare la sua presenza a Roma, documentata nel 1787 e accertata dagli “Stati d’Anime” nei primi anni Novanta. Nel 1811 l’artista tedesco risulta presente a Napoli dove lavorerà fino al 1814 per la corte di Gioacchino Murat, di cui in quell’anno dipinge il ritratto, ricevendo commissioni anche per la reggia di Caserta; ne resta forse memoria in un dipinto ora a Parigi, Musée Marmottan, rievocante la conquista di Capri nel 1808.

Ancora più copiosa la sua produzione per committenti privati, tra cui il principe di Fondi e Giovanni Andrea de Marinis. A questo secondo aspetto della sua attività appartiene il dipinto qui offerto. La data del 1811 e il soggetto inconsueto suggeriscono trattarsi della tela ispirata a un testo di Alessandro Verri pubblicato a Roma nel 1791 e dedicato appunto alla poetessa che, secondo quanto riporta il “Monitore delle Due Sicilie” dell’8 agosto 1811, il pittore aveva esposto al pubblico nel proprio studio, riscuotendo giudizi diversi e non sempre favorevoli. Lo stesso Schmidt intervenne infatti sulle pagine della stessa rivista (12 settembre 1811) per rispondere ai suoi detrattori, secondo quanto ricostruito da Ornella Scognamiglio (Le riviste napoletane nel decennio francese. In Percorsi di critica. Un archivio per le riviste d’arte in Italia dell’800 e 900. Atti del Colloquio, 2006. Milano, 2007, pp. 13-16).

Considerato perduto da quanti si sono occupati dell’artista tedesco (vedi anche Ingrid Settel Bernardini, Johann Heinrich Schmidt, gennant Fornaro (1757-1828) in Rom und Neapel, in “Kunst in Hessen und am Mittelrhein” 2008, pp. 53-68, in particolare pp. 60-61) il dipinto riemerge oggi in maniera imprevista da una raccolta privata milanese.

 

Stima   € 8.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 49  di 49