Dipinti dal XV al XX secolo

4 OTTOBRE 2018

Dipinti dal XV al XX secolo

Asta, 0266
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26

ore 10.30           ore 14.30 ore 16.30
Lotti 1-150         Lotti 151-275 Lotti 301-452

I lotti contrassegnati con ★ sono di proprietà di un’importante azienda italiana e sono assoggettati ad un particolare iter di acquisto.

Esposizione
FIRENZE
29 settembre - 2 ottobre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   150 € - 22000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 427
66

Bernardino Luini

(Dumenza, 1481 – Milano,1532)

TESTA VIRILE

affresco staccato, cm 38,5x31

 

Bernardino Luini

(Dumenza 1481 – Milan1532)

MALE HEAD

detached fresco, cm 38,5x31

 

 

Lo stacco d’affresco raffigurante una testa di vecchio elmato faceva parte di uno dei cicli decorativi eseguiti da Bernardo Luini, come è stato confermato da Cristina Quattrini che inserirà l'opera nella sua monografia dedicata all'artista di prossima uscita (2019).

La studiosa data ipoteticamente il frammento qui offerto nel secondo decennio del Cinquecento e ne ricorda altri assai simili pubblicati nel 1929 da Fernanda Wittgens che li vide in casa dell'ingegner Speroni di Milano, erede della collezione Cologna. Wittgens ha pubblicato le immagini di due soli frammenti, senza specificare il soggetto e il numero degli altri (cfr. F. Wittgens, Alcune opere della collezione Cologna in Milano, in "L'Arte", 32, 1929, pp.  210-222).

Luini portò a termine, tra il 1520 e il 1524, un importante ciclo di affreschi nel salone di rappresentanza della villa La Pelucca a Sesto San Giovanni (Milano): gli affreschi vennero staccati tra il 1821 e il 1822 con una campagna diretta da Stefano Barezzi che li trasportò, secondo l'uso dell'epoca, su tavole di legno, la medesima tecnica utilizzata anche per il nostro frammento e causa delle numerose fessure ancora oggi visibili.

Non si può essere certi, tuttavia, che tutte le porzioni di affresco di Luini sparse in diverse collezioni e musei - tra i quali, il nucleo più consistente si trova presso  la Pinacoteca di Brera di Milano, mentre altri si trovano presso la Wallace Collection di Londra e il Museo Condé di Chantilly -  vengano dalla Pelucca. Per il medesimo committente, Girolamo Rabia , Luini lavorò nel palazzo in Piazza San Sepolcro a Milano e, conservati presso il Louvre, vi sono altri suoi affreschi staccati dalla villa di Greco Milanese.

 

 

Stima   € 5.000 / 7.000
Aggiudicazione  Registrazione
68

λ Camillo Procaccini

(Parma, 1561 – Milano, 1629)

CRISTO SORRETTO DA DUE ANGELI

olio su tela, cm 126x97

 

THE DEAD CHRIST SUPPORTED BY THE ANGELS

oil on canvas, cm 126x97

 

Sul bilico tra ricordi di manierismo emiliano, nell’accartocciarsi dei

panneggi che formano delle chiocciole avvolte, e naturalismo lombardo

nel bellissimo corpo del Cristo morto che scivola, a stento

trattenuto dai due angeli, il dipinto si qualifica come una aggiunta

assai significativa al corpus delle opere di Camillo Procaccini.

Raffronti palmari possono essere istituiti con i due angeli del Cristo

morto, Milano, chiesa di Santa Maria della Passione eseguito

attorno al 1605, dove, le due figure angeliche dalla inconfondibile

tipologia facciale , sono identiche alle nostre, fino a sembrare esattamente

sovrapponibili. Lo stesso si dica per i panneggi, a falde

piatte che si gonfiano improvvisamente avvolgendo i bordi su se

stessi, arrotolandosi fino a formare dei gorghi, sigla inconfondibile

dell’artista, che trovano stessa fattura in dipinti quali L’Annunciazione

a Milano, Sant’Alessandro eseguita tra il 1615 ed il ’16 o, Rebecca

dà da bere al servo a Pavia, Chiesa di Santa Maria di Canepanuova,

sempre degli stessi anni, dove la figura di Rebecca ha vesti sulla

gamba dipinte come il nostro angelo di destra, ed il servo sventola

un mantello che pare usare lo stesso disegno di quello dell’angelo

di sinistra del nostro dipinto.

Una datazione nel decennio tra il 1605 e il 1615 dovrebbe quindi

puntualizzare l’esecuzione del Cristo sorretto da due angeli qui presentato.

Stima   € 15.000 / 20.000
85

Scuola messicana, prima mesec. XVIII

IL ESPANOL Y ALBINIA TORNA ATRAS

DE ESPANOL E' INDIA MELLIZA

coppia di dipinti ad olio su rame, cm 30x22

(2)

 

Mexican school, first half of 18th century

IL ESPANOL Y ALBINIA TORNA ATRAS

DE ESPANOL E' INDIA MELLIZA

couple of paitings oil on copper, cm 30x22

(2)

 

Bibliografia di riferimento

Painted in Mexico, 1700-1790: Pinxit Mexici, catalogo della mostra (Los Angeles County Museum of Art and Femento Cultural Banamex, A. C., Mexico City) a cura di I. Katzew, Monaco, Londra, New York 2017.

 

 

La coppia di ovali rientra nella fervida stagione messicana settecentesca che vide un proliferare

di nuove iconografie, alcune delle quali sono poi diventate identificative della pittura

nella cosiddetta Nuova Spagna.

L’espressione pinturas de la tiera ricorre infatti frequentemente nella contemporanea letteratura

artistica, indicando proprio la rappresentazione di soggetti locali volti a illustrare la

popolazione e le loro tradizioni. All’interno di questo filone si trova la pittura di Casta dove

sono descritti e classificati i diversi gruppi sociali della colonia spagnola, tentando di mettere

ordine all’interno di quella che era percepita come la più mista e anche insubordinata

società. Si distinsero in questo genere José de Ibarra, Juan Patricio Morlete Ruiz e Miguel

Cabrera.

I dipinti qui presentati, attraverso grande ricchezza di dettaglio per i costumi dei personaggi

raffigurati, documentano proprio il processo di mescolanza razziale tra Indiani, Spagnoli e

Africani che per le autorità spagnole andava in qualche modo regolamentata in quando

andava creando, nel caso di unione con un africano a una razza degenerata.

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
86
Attribuito a Giovan Battista Ghidoni
(Firenze 1599- Vienna? post 1650)
RITROVAMENTO DI MOSE'                                                 
olio su tela, cm 175x233                                                 
reca sul retro etichetta e targhetta in metallo con la scritta "Proprietà Guicciardini Corsi Salviati in consegna alla parrocchia di S. Martino a Sesto"                     

Attribuited to Giovan Battista Ghidoni
(Florence 1599- Wien? post 1650)
THE FINDING OF MOSESoil on canvas, cm 175x233                            

Provenienza
Già collezione Corsi
Collezione privata

Bibliografia di riferimento R. C. Proto Pisani, Appunti su alcuni pittori poco conosciuti del Seicento: Francesco Ligozzi, Giovan Battista Ghidoni e altri, in “Arte cristiana”, 1993, pp. 423-438 (Ghidoni, pp. 430-433)

Giovanni Battista Ghidoni fu introdotto allo studio della pittura sotto la guida del padre Galeazzo, pittore cremonese allievo di Antonio Campi, e di Sigismondo Coccapani.Nel 1615 Ghidoni debuttò a Firenze lavorando ad uno dei pannelli allegorici del soffitto di Casa Buonarroti; l’opera che raffigura una Pietà cristiana risente sia del Coccapani per la plasticità delle forme che delle novità di Artemisia Gentileschi, anche lei impegnata in quel cantiere. Lavorando a Casa Buonarroti ebbe modo di conoscere anche i pittori Bartolomeo Salvestrini e Filippo Tarchiani con cui aveva stretto un rapporto di amicizia.Questi dipinti colpiscono, come indica Caterina Proto Pisani (cit. p. 431), per “la loro bellezza e il sapiente uso della luce” ed è proprio questa caratteristica del Ghidoni, “di una luminosità in chiaro” derivata dallo studio di Caravaggio, che ci spinge ad accostare il nostro Ritrovamento di Mosè alla mano di questo pittore.In particolare si notano punti di contatto con il dipinto che Giovan Battista realizzò per la chiesa di Santa Verdiana a Castelfiorentino che raffigura la Reclusione di Santa Verdiana, opera commissionata nel 1632 e terminata nel 1637 (l’opera è firmata e datata 1637). Cronologicamente siamo inoltre vicini al dipinto del Vanni con Agar e l’angelo dipinta proprio intorno agli anni trenta del Seicento, come segnalato nella scheda qui in catalogo (lotto 42). I colori tenui, l’attenzione alle fisionomie, la luce che batte e illumina con giochi di cangiantismo gli abiti di Bithia e delle sue ancelle sono tratti tipici di questo interessante pittore; le stesse caratteristiche le ritroviamo infatti nel dipinto di Castelfiorentino in cui la luce investe analogamente i paramenti liturgici dei personaggi in processione sulla destra. 
Stima   € 10.000 / 15.000
61 - 90  di 427