DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

Firenze, 
mer 11 Ottobre 2017
Asta Live 220
39

Federico Zuccari

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Federico Zuccari

(Sant'Angelo in Vado, 1539 – Ancona 1609)

RITRATTO DI GIOVANE

olio su carta incollata su tavola in antico, cm 43,5x32

 

Incollata su tavola già in antico, forse dall'artista stesso, la carta è dipinta usando paste pittoriche dense anche se delicate nell’incarnato del volto e nei tocchi di biacca del colletto, mentre per i capelli ed il vestito nero la stesura risulta liquida e disciolta, tanto che in basso l’abito è palesemente non finito; anche il fondo è lasciato alla sola preparazione rossastra, con una leggera velatura scura in basso a sinistra.

Tutto ciò indica chiaramente trattarsi di un “modello”, eseguito dal vero o su un precedente disegno, (del tipo dei ritratti a due matite, rossa e nera, dei quali Federico era maestro) messo a punto e rifinito solo nel volto: la parte di maggiore interesse in previsione di un ritratto finale più grande, magari a tre quarti di figura.

L’aspetto “romano” del dipinto, non esente da influenze fiorentine della seconda metà del Cinquecento e pervaso da suggestioni baroccesche ha condotto più di uno storico dell’arte a riconoscere la mano di Federico Zuccari; ultimamente anche Annamaria Ambrosini Massari ha confermato la mano di Federico nell’esecuzione del presente dipinto (comunicazione orale su visione diretta dell’originale).

Si tratta di un’aggiunta di straordinario valore al catalogo della maturità dell’artista. Il nostro Giovane è infatti accostabile ai ritratti eseguiti ad affresco nelle lunette della sala terrena in casa Zuccari sul Pincio a Roma, terminata da Federico nel 1598. Negli stessi anni l’artista portava a termine la pala nel Municipio di Sant’Angelo in Vado (1603, ma iniziata a fine ‘500), raffigurante La Madonna col Bambino, Santi e la famiglia Zuccari (pala Zuccari) dove, se si osserva il ritratto del fratello Taddeo, ben si ritrova la stesura pittorica del nostro esemplare.

Una data quindi nel primo quinquennio del Seicento può a buona ragione essere estesa al dipinto qui presentato che, fatti salvi gli aggiustamenti dati da motivi iconografici, non è dissimile nella stesura dal volto del Cristo alla colonna (Urbino, Museo Diocesano Albani) terminato da Federico nel 1605.