Importanti Maioliche Rinascimentali

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ALBARELLO

€ 3.000 / 4.000
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ALBARELLO

FAENZA, BOTTEGA ENEA UTILI, ULTIMO QUARTO SECOLO XVI

Maiolica dipinta in policromia con arancio, giallo, verde, blu, bruno di manganese nella tonalità nera, marrone e bianco di stagno. Smaltato all'interno.

Alt. cm 28,5, diam. bocca cm 12, diam. piede cm 10,5.

Sotto il piede delineato in bruno AEV sormontato da Ω.

 

La forma è quella tipica degli albarelli faentini con bocca larga, appena estroflessa, collo breve con marcata rastrematura che si ripropone anche nella parte inferiore. Il corpo ha forma leggermente troncoconica, con spalla e calice dal profilo angolato. Lo smalto è abbondante e lucente, mostra crettature diffuse e si estende all’interno del contenitore e sotto il piede.

Il progetto decorativo mostra al centro del corpo un medaglione ovale con una cornice a C rovesciate, che si uniscono a ricciolo nel punto di giunzione. All’interno è raffigurata una santa dipinta in policromia nella quale, per la presenza dell’aureola e dell’unguentario nella mano destra, si può riconoscere la figura della Maddalena. Il retro dell’albarello è poi completamente interessato da una ricca decorazione a girali fogliate colorate in giallo e giallo-arancio a riempimento delle riserve ricavate su fondo blu. La spalla e il piede sono decorati con un motivo a foglie arricciate, anch’esse a riserva, su fondo verde intenso. Tutti questi ornati sono tipici del decoro “a quartieri” di produzione faentina e delle sue successive figliazioni in Sicilia.

Sotto il piede la sigla AEV sormontata da Ω maiuscola, firma della bottega Utili, da leggere come Aenea Utili Faventinus (1).

Numerosi i confronti presenti nelle principali raccolte museali, come ad esempio una coppia di vasi apotecari del British Museum (2), la cui scheda ci rammenta come questa tipologia presenti spesso figure iscritte in medaglioni ovali e sia priva di iscrizione farmaceutica. Spesso questi albarelli, come nel nostro caso, recano la sigla di Enea Utili, databile tra il 1542 e il 1570, anche se non mancano gli esemplari firmati nella bottega Calamelli.

Confronti particolarmente pertinenti si riscontrano nei frammenti di sterri della città di Faenza, pubblicati da Carmen Ravanelli Guidotti nel Tesaurus (3), dove si trovano esemplari con firma della medesima bottega (4). La studiosa ricorda che questo genere decorativo trova impiego a Faenza in sede apotecaria in tutte le forme possibili: brocche, bottiglie e vasi globulari.

Questa stessa importante famiglia ceramica ebbe grande successo a Palermo, dove si trasferirono alcuni vasai faentini (5) dando inizio ad una ricca produzione verso il 1600.

 

1 RAVANELLI GUIDOTTI 1996, p. 234; pp 238-262 (con datazione di questa marca all’ultimo quarto del XVI secolo);

2 TORNTHON–WILSON 2009, p. 158 n. 102; per il decoro del retro si veda TORNTHON–WILSON 2009, p. 160 n. 103;

3 RAVANELLI GUIDOTTI 1998, p. 394, fig. 11;

4 RAVANELLI GUIDOTTI 1998, p. 386, fig. 97i per la sigla di bottega, fig. 97g per l’impostazione del decoro e per confronto morfologico;

5 RAGONA 1975, tav. 115; GOVERNALE 1995, p. 245.