Importanti Dipinti Antichi

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Scuola napoletana, prima metà del sec. XVII

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Scuola napoletana, prima metà del sec. XVII

LA PARTENZA DI AGAR E ISMAELE

olio su tela, cm 120x150

 

Provenienza

Christie’s, Londra, 8 luglio 1988, lotto 88

Napoli, collezione privata.

 

Implacabile, Abramo indica ad Agar e al piccolo Ismaele la via del deserto a cui la nuova, legittima discendenza li condanna: nel moto divergente delle braccia, le pieghe sontuose del suo abito scarlatto riempiono lo spazio scuro della porta trovando richiamo nell’identica tonalità del corpetto di Agar, in contrasto con il chiarore eburneo delle carni. Il piccolo Ismaele riunisce in sé la bellezza classica dei lineamenti regolari e delle membra scolpite a un dettaglio che ci riconduce a quell’attenta osservazione del vero che segna il primo naturalismo napoletano: il “tortano” ossia la grande ciambella infilata al braccio come provvista per il viaggio, mentre un recipiente appena visibile in primo piano allude alla fonte miracolosa che disseterà madre e figlio nel deserto.

Passato in asta da Christie’s con un riferimento alla cerchia di Massimo Stanzione sulla traccia di un antico suggerimento di Giuliano Briganti, il dipinto qui offerto fu poi attribuito da Ferdinando Bologna (comunicazione orale) al Maestro della Giuditta di Salerno autore, secondo lo studioso, di un esiguo numero di opere appunto riunite intorno alla tela nel Museo Diocesano di quella città, presentate in occasione della mostra dedicata nel 1991 a Battistello Caracciolo e al naturalismo napoletano.

Sebbene il confronto con quel dipinto risulti piuttosto convincente, almeno per quanto riguarda il volto di Ismaele, pressoché sovrapponibile a quello dell’eroina biblica, la fondata attribuzione della Giuditta al giovane Guarino da parte di Riccardo Lattuada e il sostanziale smembramento del gruppo ha interrotto questa linea di indagine.

Priva di seguito è apparsa anche l’attribuzione del nostro dipinto alla primissima attività di Mattia Preti all’inizio del quarto decennio del Seicento, seguita a un ipotetico primo soggiorno napoletano, espressa da Sebastian Schuetze nel recensire la mostra dedicata all’artista nel 1999 (Mattia Preti tra Roma, Napoli e Malta. Napoli, Museo di Capodimonte, in “The Burlington Magazine” CXLI, 1999, p. 436 e fig. 68).

Assai più convincente appare invece l’opinione di Nicola Spinosa (comunicazione orale) che ritiene trattarsi di un’opera giovanile di Massimo Stanzione, al crocevia tra il naturalismo di Battistello e di Filippo Vitale e una nuova misura classica. Molto persuasivi sono infatti i confronti con opere del primo tempo dell’artista napoletano, intorno alla metà degli anni Venti. Tra queste, in particolare, citiamo l’Adorazione dei Magi in collezione privata a Filadelfia, e più ancora una Sacra Famiglia con Sant’Anna e San Giovannino di raccolta privata, per quanto può intuirsi da una vecchia fotografia (S. Schuetze – T. Willette, Massimo Stanzione. L’opera completa, Napoli 1992, A 12 3 fig. 110; B 6 e fig. 360, rispettivamente).