Porcellane e ceramiche dai secc. XVIII al XX, Arredi, Oggetti d'arte e mobili antichi, Dipinti antichi

19 GIUGNO 2009

Porcellane e ceramiche dai secc. XVIII al XX, Arredi, Oggetti d'arte e mobili antichi, Dipinti antichi

Asta, 0157
Firenze, Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo Albizi, 26
 
 
 

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61 - 90  di 188
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Luigi Rocco (attivo probabilmente a Napoli e in Spagna dal 1730 ca al 1760 ca) BATTAGLIA TRA CRISTIANI E TURCHI olio su tela, cm 78x148 reca expertise scritta di Giancarlo Sestieri, Roma 7 aprile 2009-04-30 Questa spaziosa e di ben articolata e dinamica inventiva  tra Cristiani e Turchi che simpernia sul fitto scontro di cavalieri in primo piano sulla sinistra, lasciando spazio sul lato opposto allo sfondo di una pianura, con accampamenti e varie fortificazioni, dove prosegue la rappresentazione in un metro espositivo ridotto, è una significativa e tipica testimonianza di Giovanni Luigi Rocco. Uno specialista del settore del quale si può documentare una rilevante attività nella prima metà del Settecento, con una probabile formazione napoletana, esplicata però con una originale personalità in linea colla contemporanea evoluzione della pittura napoletana da L. Giordano e F. Solimena aP. De Matteis, ma ben edotta del precedente sviluppo seicentesco nello specifico genere della  dal Falcone e il De Lione al Rosa e il Coppola, nonché parallelamente di quello romano e segnatamente del caposcuola J Courtois detto il Borgognone. Dal quale soprattutto il Rocco riprende il gusto della impostazione e dei tagli espositivi delle sue scene, in una vivace ma equilibrata contrapposizione tra le masse emergenti dei combattenti e le aperture paesaggistiche delle ambientazioni. Come appunto si può ben riscontrare nel presente quadro, i cui numerosi personaggi emergenti in primo piano collo scontro centrale tra un condottiero cristiano che colpisce con la lancia lavversario turco che, perso il turbante, è in procinto di essere sbalzato di sella delineati con appropriata sicurezza di positure e gestualità e con peculiari tipologie. Una cifra stilistica che permette di risalire con chiara evidenza alla paternità del Rocco per la  qui presa in esame, sulla base di puntuali e convincenti riscontri, generali ed analitici, con varie sue opere di sicura autografia. La ricostruzione della cifra stilistica del Rocco, come ho avuto modo di esporre nel volume I pittori di Battaglie. Maestri italiani e stranieri del XVII e XVIII secolo (a cura di G. Sestieri, De Luca ed., Roma 1999, pp. 438-441), si basa in primo luogo sul recupero di tre sue notevoli  firmate peer esteso, apparse in due aste della Sothebys di New York negli anni settanta (op. cit., nn. 1-3); alle quali si sono potute collegare diverse altre tele, contrassegnate da manifeste peculiari analogie colle stesse, tra cui anche una già pubblicata da P. Consigli (La Battaglia nella pittura del XVII e XVIII secolo, Parma 1994, n. 129), sul cui retro compare lantica iscrizione  del R. Colisco/Ano de 1754 Una connessione colla Spagna già messa in luce da J. Urrea (Catalogo della mostra Itinerario italiano de un monarca espanol. Carlos III en Italia 1731-1759, Madrid 1989, p. 53), pubblicando un dipinto del Rocco rappresentante lo  di Gaeta Di questa traccia di una presumibile attività spagnola di Giovanni Luigi, si è avuta una importante conferma nel recente recupero di quattro sue importanti tele, provenienti dalla collezione  sin dallepoca della loro esecuzione, esitati nel 2007 dalla casa daste madrilena  Essi sono quattro superbi  bellici (cm 102x108) dei quali ne ho pubblicato uno nella introduzione del catalogo della mostra dellAquila Pugnae. La guerra nellarte (A&V ed, Roma 2008, p. 13) relativi alla campagna condotta in Italia nel quarto decennio del Settecento, a partire dal 1731, dallinfante Carlos de Bourbon, per entrare in possesso delleredità materna sui ducati Farnese. Una serie di quattro tele (una firmata), colla descrizione sul retro dei luoghi rappresentati, che costituiscono senza meno la testimonianza più importante del Rocco, attestando il sicuro alto credito riscosso in vita da questo specialista, del quale sino a pochi anni or sono si era persa completamente traccia.

Luigi Rocco (attivo probabilmente a Napoli e in Spagna dal 1730 ca al 1760 ca) BATTAGLIA TRA CRISTIANI E TURCHI olio su tela, cm 78x148 reca expertise scritta di Giancarlo Sestieri, Roma 7 aprile 2009-04-30 Questa spaziosa e di ben articolata e dinamica inventiva  tra Cristiani e Turchi che simpernia sul fitto scontro di cavalieri in primo piano sulla sinistra, lasciando spazio sul lato opposto allo sfondo di una pianura, con accampamenti e varie fortificazioni, dove prosegue la rappresentazione in un metro espositivo ridotto, è una significativa e tipica testimonianza di Giovanni Luigi Rocco. Uno specialista del settore del quale si può documentare una rilevante attività nella prima metà del Settecento, con una probabile formazione napoletana, esplicata però con una originale personalità in linea colla contemporanea evoluzione della pittura napoletana da L. Giordano e F. Solimena aP. De Matteis, ma ben edotta del precedente sviluppo seicentesco nello specifico genere della  dal Falcone e il De Lione al Rosa e il Coppola, nonché parallelamente di quello romano e segnatamente del caposcuola J Courtois detto il Borgognone. Dal quale soprattutto il Rocco riprende il gusto della impostazione e dei tagli espositivi delle sue scene, in una vivace ma equilibrata contrapposizione tra le masse emergenti dei combattenti e le aperture paesaggistiche delle ambientazioni. Come appunto si può ben riscontrare nel presente quadro, i cui numerosi personaggi emergenti in primo piano collo scontro centrale tra un condottiero cristiano che colpisce con la lancia lavversario turco che, perso il turbante, è in procinto di essere sbalzato di sella delineati con appropriata sicurezza di positure e gestualità e con peculiari tipologie. Una cifra stilistica che permette di risalire con chiara evidenza alla paternità del Rocco per la  qui presa in esame, sulla base di puntuali e convincenti riscontri, generali ed analitici, con varie sue opere di sicura autografia. La ricostruzione della cifra stilistica del Rocco, come ho avuto modo di esporre nel volume I pittori di Battaglie. Maestri italiani e stranieri del XVII e XVIII secolo (a cura di G. Sestieri, De Luca ed., Roma 1999, pp. 438-441), si basa in primo luogo sul recupero di tre sue notevoli  firmate peer esteso, apparse in due aste della Sothebys di New York negli anni settanta (op. cit., nn. 1-3); alle quali si sono potute collegare diverse altre tele, contrassegnate da manifeste peculiari analogie colle stesse, tra cui anche una già pubblicata da P. Consigli (La Battaglia nella pittura del XVII e XVIII secolo, Parma 1994, n. 129), sul cui retro compare lantica iscrizione  del R. Colisco/Ano de 1754 Una connessione colla Spagna già messa in luce da J. Urrea (Catalogo della mostra Itinerario italiano de un monarca espanol. Carlos III en Italia 1731-1759, Madrid 1989, p. 53), pubblicando un dipinto del Rocco rappresentante lo  di Gaeta Di questa traccia di una presumibile attività spagnola di Giovanni Luigi, si è avuta una importante conferma nel recente recupero di quattro sue importanti tele, provenienti dalla collezione  sin dallepoca della loro esecuzione, esitati nel 2007 dalla casa daste madrilena  Essi sono quattro superbi  bellici (cm 102x108) dei quali ne ho pubblicato uno nella introduzione del catalogo della mostra dellAquila Pugnae. La guerra nellarte (A&V ed, Roma 2008, p. 13) relativi alla campagna condotta in Italia nel quarto decennio del Settecento, a partire dal 1731, dallinfante Carlos de Bourbon, per entrare in possesso delleredità materna sui ducati Farnese. Una serie di quattro tele (una firmata), colla descrizione sul retro dei luoghi rappresentati, che costituiscono senza meno la testimonianza più importante del Rocco, attestando il sicuro alto credito riscosso in vita da questo specialista, del quale sino a pochi anni or sono si era persa completamente traccia.
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Trionfo di Bacco e Sileno, da Filippo Tagliolini, sec. XIX, in bisquit, alt. cm 60,5, danni e restauri Lopera a cui si rifà il gruppo plastico qui presentato è conservato oggi al museo di Capodimonte (inv. 1065)  due personaggi in alto sono una trascrizione di un gruppo che si trovava nel Settecento a Villa Borghese: esso raffigura Bacco e Sileno,  antichi, minori del naturale, e restaurati modernamente. Moderna probabilmente è ancora la loro unione, sì perché è contrario ad ogni convenienza che Sileno si appoggi a Bacco, Divinità di un ordine assai superiore, come anche per esse lo stile della scultura non poco differente in ambedue le figure. Il Bacco incoronato di pampini, sostiene con la mano sinistra molto elevata un grappolo di uva, e con la destra giù stesa, una tazza. Il Sileno ha nella manca un fiasco, e passa la diritta sulla spalla destra del Bacco, in atto di sostenervisi (Visconti). Questo gruppo, che può essere isolato, poggia su un basamento modanato a sua volta disposto su unara cui è appesa una pelle di pantera. Nel registro inferiore tre figure a sé stanti di un fauno danzante, un sacerdote dionisiaco e un baccante con una pantera poggiante sulle zampe posteriori. Nella Nota dei prezzi stilata dal Tagliolini nel 1805 compare fra i gruppi grandi un  di Bacco e Sileno del costo di ducati ventisei. Nellinventario di vendita della Fabbrica nel 1807 si ritrovano due gruppi di Bacco e Sileno (n. 1820, 2268) stimati ducati quindici e un gruppo grande di Bacco e Sileno, di scarto, per ducati quaranta (n. 2482) e un Sacrifizio di Bacco e Sileno valutato ducati sessanta (n. 2250). Evidentemente il gruppo con le due figure in alto poteva essere venduto per proprio conto. Fra le forme viene elencata quella del  di Bacco e Sileno in tredici pezzi (n. 3410). Anche le figure sullimbasamento probabilmente erano vendute da sole: il sacerdote dionisiaco-trascrizione libera di un noto Sardanapolo in Vaticano, detto anche Bacco indiano, statua trovata nel 1766 e da sempre assai famosa-e la Baccante si ritrovano nella lista del 1807 (nn. 1968,1857). Documenti trovati da C. Minieiri Riccio ci informano che nel maggio del 1804 G. Pecorella modellò un  grande di Bacco e Sileno nel giugno dello stesso anno il Pecorella modella ancora un altro gruppo di Bacco e Sileno nel luglio successivo Antonio Sorrentino esegue  gruppo di Bacco e Sileno nellagosto G. Pecorella ne appronta ancora un altro, nellottobre lo stesso artigiano fa invece un gruppo grande del Trionfo di Bacco e Sileno Nel 1806 il Pecorella prepara  gruppo grande a due pezzi con 5 figure del Trionfo di Bacco e Sileno, con base tornita da Giovanni di Gasparro. Di questo gruppo esistono tre esemplari a Capodimonte (s.n., inv. 6365 e 5204) e due a San Martino (inv.557,559); dei soli personaggi in alto si conserva un esemplare nel Museo Arqueoló di Madrid dove viene creduto del Buen Retiro. In: A. Gonzá Lo scultore Filippo Tagliolini e la porcellana di Napoli, con un catalogo delle opere, Torino 1988, pp. 155-156, n. 4, Tav. 4.

Trionfo di Bacco e Sileno, da Filippo Tagliolini, sec. XIX, in bisquit, alt. cm 60,5, danni e restauri Lopera a cui si rifà il gruppo plastico qui presentato è conservato oggi al museo di Capodimonte (inv. 1065)  due personaggi in alto sono una trascrizione di un gruppo che si trovava nel Settecento a Villa Borghese: esso raffigura Bacco e Sileno,  antichi, minori del naturale, e restaurati modernamente. Moderna probabilmente è ancora la loro unione, sì perché è contrario ad ogni convenienza che Sileno si appoggi a Bacco, Divinità di un ordine assai superiore, come anche per esse lo stile della scultura non poco differente in ambedue le figure. Il Bacco incoronato di pampini, sostiene con la mano sinistra molto elevata un grappolo di uva, e con la destra giù stesa, una tazza. Il Sileno ha nella manca un fiasco, e passa la diritta sulla spalla destra del Bacco, in atto di sostenervisi (Visconti). Questo gruppo, che può essere isolato, poggia su un basamento modanato a sua volta disposto su unara cui è appesa una pelle di pantera. Nel registro inferiore tre figure a sé stanti di un fauno danzante, un sacerdote dionisiaco e un baccante con una pantera poggiante sulle zampe posteriori. Nella Nota dei prezzi stilata dal Tagliolini nel 1805 compare fra i gruppi grandi un  di Bacco e Sileno del costo di ducati ventisei. Nellinventario di vendita della Fabbrica nel 1807 si ritrovano due gruppi di Bacco e Sileno (n. 1820, 2268) stimati ducati quindici e un gruppo grande di Bacco e Sileno, di scarto, per ducati quaranta (n. 2482) e un Sacrifizio di Bacco e Sileno valutato ducati sessanta (n. 2250). Evidentemente il gruppo con le due figure in alto poteva essere venduto per proprio conto. Fra le forme viene elencata quella del  di Bacco e Sileno in tredici pezzi (n. 3410). Anche le figure sullimbasamento probabilmente erano vendute da sole: il sacerdote dionisiaco-trascrizione libera di un noto Sardanapolo in Vaticano, detto anche Bacco indiano, statua trovata nel 1766 e da sempre assai famosa-e la Baccante si ritrovano nella lista del 1807 (nn. 1968,1857). Documenti trovati da C. Minieiri Riccio ci informano che nel maggio del 1804 G. Pecorella modellò un  grande di Bacco e Sileno nel giugno dello stesso anno il Pecorella modella ancora un altro gruppo di Bacco e Sileno nel luglio successivo Antonio Sorrentino esegue  gruppo di Bacco e Sileno nellagosto G. Pecorella ne appronta ancora un altro, nellottobre lo stesso artigiano fa invece un gruppo grande del Trionfo di Bacco e Sileno Nel 1806 il Pecorella prepara  gruppo grande a due pezzi con 5 figure del Trionfo di Bacco e Sileno, con base tornita da Giovanni di Gasparro. Di questo gruppo esistono tre esemplari a Capodimonte (s.n., inv. 6365 e 5204) e due a San Martino (inv.557,559); dei soli personaggi in alto si conserva un esemplare nel Museo Arqueoló di Madrid dove viene creduto del Buen Retiro. In: A. Gonzá Lo scultore Filippo Tagliolini e la porcellana di Napoli, con un catalogo delle opere, Torino 1988, pp. 155-156, n. 4, Tav. 4.
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