Dipinti antichi

4 APRILE 2012

Dipinti antichi

Asta, 0096

Firenze
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo Albizi, 26


 
 
 

Tutte le categorie

91 - 120  di 125
163

Giovanni Domenico Lombardi, detto lOmino (Lucca 1682-1751) APOLLO SUONA LA LIRA A DUE MUSE olio su tela, cm 230x441, senza cornice Lopera, già pubblicata da Paola Betti, verrà inserita nella monografia dellartista di prossima pubblicazione a cura della studiosa, cui si deve la nota critica qui pubblicata.  Domenico Lombardi ha dominato da protagonista la scena pittorica lucchese della prima parte del Settecento, con un ruolo paragonabile a quello che nel secolo precedente aveva svolto Pietro Paolini. Impegnato nel corso della sua carriera nella rappresentazione dei generi tematici più diversi la storia sacra, i soggetti storici e mitologici, il ritratto, il paesaggio, le bambocciate e la natura morta, tra i destinatari delle sue opere si contano gli esponenti più illustri della nobiltà locale, come i Garzoni, i Buonvisi, i Mansi. Numerosi sono anche i lavori realizzati per le chiese della città e del contado oppure inviati in altri centri, come ricordava il suo più antico biografo, Tommaso Francesco Bernardi, alludendo a dipinti eseguiti  Paesi Oltramontani Gli studi condotti di recente sullartista hanno permesso di ricostruirne, almeno in parte, labbondante catalogo e di far emergere lelevato livello qualitativo che ne caratterizza la produzione. Su tale base è possibile confermare il giudizio positivo espresso dallo storiografo Luigi Lanzi sul finire del Settecento, quando sosteneva che se il Lombardi  visse nella luce di Roma come il Cav Batoni suo allievo,  nera degno a par del Batoni, o più Egli portava come saggio del suo talento le due splendide Storie di San Bernardo Tolomei, dipinte per la chiesa lucchese di San Ponziano e oggi nel coro di San Romano. Dopo aver mosso i primi passi nellambiente artistico locale, il pittore approfondisce la propria cultura compiendo un viaggio di studio nel Veneto, dove grazie allosservazione delle novità allora presentate sulla scena figurativa veneziana e dei celebri maestri del Cinquecento Tiziano, Tintoretto, Bassano e soprattutto Veronese ha modo di acquisire una  più vaga di colorire. Durante il successivo soggiorno formativo a Roma, il Lombardi dovette guardare al Poussin e agli esponenti della locale corrente classicistica, come Carlo Maratta, Francesco Trevisani e Pier Leone Ghezzi. Di tono aulico e sostenuto appaiono le sue composizioni di argomento storico e mitologico, come la Morte di Virginia (Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio), dove il carattere melodrammatico del soggetto è smorzato dal sapore lievemente mondano dellinterpretazione. In modo analogo lApollo e le Muse qui presentato - pervaso da unatmosfera arcadica di ascendenza romana e in origine concepito in pendant con una Diana e Endimione, pure ambientata sullo sfondo di un arioso paesaggio costellato da architetture e macchie di frondosa vegetazione - costituisce uno dei vertici qualitativi raggiunti dal maestro nel corso della sua prolifica carriera. Il dipinto è stato pubblicato nel 2003 dalla scrivente che vi sottolineava il pregio formale dei  personaggi immersi in unatmosfera arcadica e segnati da moti di patetismo aggraziato si noti la figura di Apollo ripresa dai tipi somatici di Guido Reni - forse dipendenti dallesempio fornito da Dal Sole negli affreschi lasciati in Palazzo Mansi a Lucca. Lesecuzione dellopera è collocabile a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del Settecento, dato che lequilibrato compendio di classico e misurato comporre e di sensibile resa cromatica e chiaroscurale delle forme trova un puntuale riscontro in lavori risalenti a quel periodo, come lApparizione della Vergine a San Nicolao realizzata per leponima chiesa lucchese e oggi a Villa Guinigi Bibliografia: P. Betti, Giovan Domenico Lombardi nei Musei Nazionali di Lucca, Lucca 2003, p. 17; P. Betti, in M.T. Filieri, a cura di, Arte a Lucca, Un percorso nellarte lucchese dallAlto Medieovo al Novecento, Lucca 2011, p. 231(citato ma non illustrato).

Giovanni Domenico Lombardi, detto lOmino (Lucca 1682-1751) APOLLO SUONA LA LIRA A DUE MUSE olio su tela, cm 230x441, senza cornice Lopera, già pubblicata da Paola Betti, verrà inserita nella monografia dellartista di prossima pubblicazione a cura della studiosa, cui si deve la nota critica qui pubblicata.  Domenico Lombardi ha dominato da protagonista la scena pittorica lucchese della prima parte del Settecento, con un ruolo paragonabile a quello che nel secolo precedente aveva svolto Pietro Paolini. Impegnato nel corso della sua carriera nella rappresentazione dei generi tematici più diversi la storia sacra, i soggetti storici e mitologici, il ritratto, il paesaggio, le bambocciate e la natura morta, tra i destinatari delle sue opere si contano gli esponenti più illustri della nobiltà locale, come i Garzoni, i Buonvisi, i Mansi. Numerosi sono anche i lavori realizzati per le chiese della città e del contado oppure inviati in altri centri, come ricordava il suo più antico biografo, Tommaso Francesco Bernardi, alludendo a dipinti eseguiti  Paesi Oltramontani Gli studi condotti di recente sullartista hanno permesso di ricostruirne, almeno in parte, labbondante catalogo e di far emergere lelevato livello qualitativo che ne caratterizza la produzione. Su tale base è possibile confermare il giudizio positivo espresso dallo storiografo Luigi Lanzi sul finire del Settecento, quando sosteneva che se il Lombardi  visse nella luce di Roma come il Cav Batoni suo allievo,  nera degno a par del Batoni, o più Egli portava come saggio del suo talento le due splendide Storie di San Bernardo Tolomei, dipinte per la chiesa lucchese di San Ponziano e oggi nel coro di San Romano. Dopo aver mosso i primi passi nellambiente artistico locale, il pittore approfondisce la propria cultura compiendo un viaggio di studio nel Veneto, dove grazie allosservazione delle novità allora presentate sulla scena figurativa veneziana e dei celebri maestri del Cinquecento Tiziano, Tintoretto, Bassano e soprattutto Veronese ha modo di acquisire una  più vaga di colorire. Durante il successivo soggiorno formativo a Roma, il Lombardi dovette guardare al Poussin e agli esponenti della locale corrente classicistica, come Carlo Maratta, Francesco Trevisani e Pier Leone Ghezzi. Di tono aulico e sostenuto appaiono le sue composizioni di argomento storico e mitologico, come la Morte di Virginia (Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio), dove il carattere melodrammatico del soggetto è smorzato dal sapore lievemente mondano dellinterpretazione. In modo analogo lApollo e le Muse qui presentato - pervaso da unatmosfera arcadica di ascendenza romana e in origine concepito in pendant con una Diana e Endimione, pure ambientata sullo sfondo di un arioso paesaggio costellato da architetture e macchie di frondosa vegetazione - costituisce uno dei vertici qualitativi raggiunti dal maestro nel corso della sua prolifica carriera. Il dipinto è stato pubblicato nel 2003 dalla scrivente che vi sottolineava il pregio formale dei  personaggi immersi in unatmosfera arcadica e segnati da moti di patetismo aggraziato si noti la figura di Apollo ripresa dai tipi somatici di Guido Reni - forse dipendenti dallesempio fornito da Dal Sole negli affreschi lasciati in Palazzo Mansi a Lucca. Lesecuzione dellopera è collocabile a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del Settecento, dato che lequilibrato compendio di classico e misurato comporre e di sensibile resa cromatica e chiaroscurale delle forme trova un puntuale riscontro in lavori risalenti a quel periodo, come lApparizione della Vergine a San Nicolao realizzata per leponima chiesa lucchese e oggi a Villa Guinigi Bibliografia: P. Betti, Giovan Domenico Lombardi nei Musei Nazionali di Lucca, Lucca 2003, p. 17; P. Betti, in M.T. Filieri, a cura di, Arte a Lucca, Un percorso nellarte lucchese dallAlto Medieovo al Novecento, Lucca 2011, p. 231(citato ma non illustrato).
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Cerchia di Tommaso Salini, prima metà sec. XVII GIOVANE CHE VERSA LACQUA IN UN BACILE CIRCONDATO DA ANATRE, TACCHINI, UN CANE, UN CONIGLIO E UNA TARTARUGA olio su tela, cm 146x196 sul retro: vecchia etichetta con iscrizione a bistro: Peasant Boy Feedin Poultry/ Velasquez/ from cardinal Marcos collection ed altra etichetta con iscrizione: I ..ve this picture painted by Velasques to my dear wife Arabella Waithman in consideration of my great love for her and for the a( of one shilling of lawful money paid by her to me the twenty seventh day of Genuary 1908. Rob. W. Waithman Provenienza: già collezione cardinale Marcos; collezione Arabella Waithman e Robert William Waithman, Galway Il dipinto è corredato da parere scritto di Alberto Cottino, Torino, 18 febbraio 2012 Questa tela inedita di notevoli dimensioni e di qualità sostenuta raffigura un ragazzo in atto di versare dellacqua in un grande recipiente per dissetare alcuni animali domestici (oche, anatre, tacchini, coniglio, cane, maialino, mentre in primo piano a sinistra si distingue una tartaruga). La scena si svolge in una stanza rustica e disadorna, in cui si scorge solo una semplice sedia di legno impagliata (a destra). Un complesso sistema di diagonali (tra loca a destra e il cane in fondo e tra loca e la tartaruga a sinistra e la sedia) dilata in maniera impeccabile la profondità dello spazio, che ha come fulcro il grande recipiente circolare al centro. Memorie caravaggesche si possono notare soprattutto nel nitido taglio di luce che inonda il primo piano segnando in diagonale il muro di fondo della stanza, accarezzando naturalisticamente le piume delle oche e delle anatre e stagliando sulla penombra il viso e il ginocchio del giovane e il bellorcio in terracotta. Il soggetto tuttavia sinserisce con difficoltà nel contesto della vulgata caravaggesca: potremmo definirlo un momento di vita quotidiana contadina, un soggetto di genere, dunque, per cui è probabile che lartista non possa essere considerato un vero e proprio seguace del Merisi, ma forse un epigono un po più tardo, quando nel panorama della pittura italiana si stava facendo strada anche questo nuovo genere pittorico. Il dipinto infatti sinserisce indubitabilmente allinterno di un cospicuo gruppo di tele spesso di grandi dimensioni e di taglio narrativo che raffigurano contadini e contadine che abbeverano animali, oppure fanciulli che giocano (quasi sempre con animali: soggetto pressoché inedito nel contesto della pittura dellepoca), o sono assaliti da cani o ancora si riposano durante la caccia. Non abbiamo documentazione alcuna sul nome dellautore (più probabilmente si tratta di una ben organizzata bottega) né sul luogo e sulla data di esecuzione di queste affascinanti scene (Roma? Terzo - quarto decennio del Seicento?). Fino a poco più di ventanni fa rimanevano nellanonimato o erano attribuite ai più disparati artisti, da Jacopo da Castello, a Jacobus Victor, a Giovanni Agostino o Niccolò Cassana (curiosamente tutti artisti gravitanti in area veneta), senza che si avesse la coscienza di un corpus ben definito. Nel 1989, tuttavia, un articolo di Vittoria Markova rilanciava la questione in tuttaltra direzione, riunendo già un consistente gruppo ed ascrivendone la maggior parte allo storico rivale di Caravaggio Tommaso Salini (V. Markova, 1989). La studiosa partiva da una tela capostipite conservata nella collezione inglese di P. J. Drury Lowe a Locko Park (Derbyshire), raffigurante Ragazzi che giocano con il topo e il gatto, già attribuita a Orazio o Artemisia Gentileschi e poi spostata da Giuseppe de Vito allo spagnolo Pedro Nuñ de Villavicencio, argomentandone lappartenenza al Salini nel periodo tardo della sua attività in quanto supera il caravaggismo, indicando nuove vie di sviluppo della pittura di genere. La stessa studiosa qualche anno dopo riprendeva il problema aggiungendo altre opere (V.Markova, 2002). Negli anni successivi lascrizione a Salini non è stata accettata dalla maggioranza degli storici (ad esempio è stata ripresa per alcuni dipinti lattribuzione a Pedro Nuñ ed è stata decisamente confutata di recente da Franco Paliaga (R. Gonzalez Ramos, 1999; F. Paliaga, 2009). Si tratta in ogni caso di un gruppo estremamente omogeneo di soggetti, in cui spesso si notano iterazioni di elementi figurativi identici (tratti evidentemente da cartoni), che configurano alcune di queste opere come veri e propri montaggi. La grande oca a destra nel nostro quadro, infatti, ricompare uguale almeno altre tre volte, in un Ragazzo con uccelli e animali da cortile (già Londra, mercato antiquario), in una Donna con galline, anatre e un gatto (già Londra, mercato antiquario) in cui si scorgono anche identiche le due anatre qui poste in primo piano e in un Giovane con sasso, volpe, galline e oca (Sarzana, collezione privata), dove si ripete il coniglietto in scorcio presente anche in questo dipinto. Anche il rustico pavimento in mattonelle si ritrova analogo in alcune di queste tele. Se nella cospicua serie di quadri di questo tipo il pittore animalista sembra lo stesso, non lo si può asserire con certezza per il figurista, anche se dobbiamo giocoforza studiare molte di queste opere solo da fotografie. Il problema, anche a trattarlo nellestrema sintesi di questa scheda, resta tuttavia ancora molto complesso, ed investe anche lo stimolante tema della nascita e diffusione della pittura di genere. La figura di Tommaso Salini rimane in ogni caso ancora una sorta di nervo scoperto della storiografia artistica sul Seicento, e mi pare che si sia ancora lontani da una ricostruzione accettabile, nonostante molte

Cerchia di Tommaso Salini, prima metà sec. XVII GIOVANE CHE VERSA LACQUA IN UN BACILE CIRCONDATO DA ANATRE, TACCHINI, UN CANE, UN CONIGLIO E UNA TARTARUGA olio su tela, cm 146x196 sul retro: vecchia etichetta con iscrizione a bistro: Peasant Boy Feedin Poultry/ Velasquez/ from cardinal Marcos collection ed altra etichetta con iscrizione: I ..ve this picture painted by Velasques to my dear wife Arabella Waithman in consideration of my great love for her and for the a( of one shilling of lawful money paid by her to me the twenty seventh day of Genuary 1908. Rob. W. Waithman Provenienza: già collezione cardinale Marcos; collezione Arabella Waithman e Robert William Waithman, Galway Il dipinto è corredato da parere scritto di Alberto Cottino, Torino, 18 febbraio 2012 Questa tela inedita di notevoli dimensioni e di qualità sostenuta raffigura un ragazzo in atto di versare dellacqua in un grande recipiente per dissetare alcuni animali domestici (oche, anatre, tacchini, coniglio, cane, maialino, mentre in primo piano a sinistra si distingue una tartaruga). La scena si svolge in una stanza rustica e disadorna, in cui si scorge solo una semplice sedia di legno impagliata (a destra). Un complesso sistema di diagonali (tra loca a destra e il cane in fondo e tra loca e la tartaruga a sinistra e la sedia) dilata in maniera impeccabile la profondità dello spazio, che ha come fulcro il grande recipiente circolare al centro. Memorie caravaggesche si possono notare soprattutto nel nitido taglio di luce che inonda il primo piano segnando in diagonale il muro di fondo della stanza, accarezzando naturalisticamente le piume delle oche e delle anatre e stagliando sulla penombra il viso e il ginocchio del giovane e il bellorcio in terracotta. Il soggetto tuttavia sinserisce con difficoltà nel contesto della vulgata caravaggesca: potremmo definirlo un momento di vita quotidiana contadina, un soggetto di genere, dunque, per cui è probabile che lartista non possa essere considerato un vero e proprio seguace del Merisi, ma forse un epigono un po più tardo, quando nel panorama della pittura italiana si stava facendo strada anche questo nuovo genere pittorico. Il dipinto infatti sinserisce indubitabilmente allinterno di un cospicuo gruppo di tele spesso di grandi dimensioni e di taglio narrativo che raffigurano contadini e contadine che abbeverano animali, oppure fanciulli che giocano (quasi sempre con animali: soggetto pressoché inedito nel contesto della pittura dellepoca), o sono assaliti da cani o ancora si riposano durante la caccia. Non abbiamo documentazione alcuna sul nome dellautore (più probabilmente si tratta di una ben organizzata bottega) né sul luogo e sulla data di esecuzione di queste affascinanti scene (Roma? Terzo - quarto decennio del Seicento?). Fino a poco più di ventanni fa rimanevano nellanonimato o erano attribuite ai più disparati artisti, da Jacopo da Castello, a Jacobus Victor, a Giovanni Agostino o Niccolò Cassana (curiosamente tutti artisti gravitanti in area veneta), senza che si avesse la coscienza di un corpus ben definito. Nel 1989, tuttavia, un articolo di Vittoria Markova rilanciava la questione in tuttaltra direzione, riunendo già un consistente gruppo ed ascrivendone la maggior parte allo storico rivale di Caravaggio Tommaso Salini (V. Markova, 1989). La studiosa partiva da una tela capostipite conservata nella collezione inglese di P. J. Drury Lowe a Locko Park (Derbyshire), raffigurante Ragazzi che giocano con il topo e il gatto, già attribuita a Orazio o Artemisia Gentileschi e poi spostata da Giuseppe de Vito allo spagnolo Pedro Nuñ de Villavicencio, argomentandone lappartenenza al Salini nel periodo tardo della sua attività in quanto supera il caravaggismo, indicando nuove vie di sviluppo della pittura di genere. La stessa studiosa qualche anno dopo riprendeva il problema aggiungendo altre opere (V.Markova, 2002). Negli anni successivi lascrizione a Salini non è stata accettata dalla maggioranza degli storici (ad esempio è stata ripresa per alcuni dipinti lattribuzione a Pedro Nuñ ed è stata decisamente confutata di recente da Franco Paliaga (R. Gonzalez Ramos, 1999; F. Paliaga, 2009). Si tratta in ogni caso di un gruppo estremamente omogeneo di soggetti, in cui spesso si notano iterazioni di elementi figurativi identici (tratti evidentemente da cartoni), che configurano alcune di queste opere come veri e propri montaggi. La grande oca a destra nel nostro quadro, infatti, ricompare uguale almeno altre tre volte, in un Ragazzo con uccelli e animali da cortile (già Londra, mercato antiquario), in una Donna con galline, anatre e un gatto (già Londra, mercato antiquario) in cui si scorgono anche identiche le due anatre qui poste in primo piano e in un Giovane con sasso, volpe, galline e oca (Sarzana, collezione privata), dove si ripete il coniglietto in scorcio presente anche in questo dipinto. Anche il rustico pavimento in mattonelle si ritrova analogo in alcune di queste tele. Se nella cospicua serie di quadri di questo tipo il pittore animalista sembra lo stesso, non lo si può asserire con certezza per il figurista, anche se dobbiamo giocoforza studiare molte di queste opere solo da fotografie. Il problema, anche a trattarlo nellestrema sintesi di questa scheda, resta tuttavia ancora molto complesso, ed investe anche lo stimolante tema della nascita e diffusione della pittura di genere. La figura di Tommaso Salini rimane in ogni caso ancora una sorta di nervo scoperto della storiografia artistica sul Seicento, e mi pare che si sia ancora lontani da una ricostruzione accettabile, nonostante molte
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