Importanti Dipinti Antichi

17 NOVEMBRE 2015
Asta, 0073
204

Giacomo Francia

Stima
€ 30.000 / 50.000
Aggiudicazione  Registrazione

Giacomo Francia

(Bologna 1486-1567)

MATRIMONIO MISTICO DI SANTA CATERINA E I SANTI GIOVANNINO E FRANCESCO

olio su tavola parchettata, cm 63x53 entro cornice a edicola di epoca posteriore intagliata, dipinta e dorata, cm 94,5x83,5

Su retro etichetta iscritta “Cleveland Museum”

 

Provenienza:

Collezione Thaw, New York, 1927;

Van Diemen Gallery, New York, 1929;

Parke-Bernet, vendita Schinasi, New York, 3-4 novembre 1944, lotto 319;

Sotheby’s, Firenze, 6 maggio 1980, lotto 555

collezione privata

 

Bibliografia:

N. Clerici Bagnozzi, in Dizionario Bibliografico Bolaffi, V, Torino 1974, p.139 (indicato come Madonna col Bambino e santi); N. Roio, Giacomo e Giulio Raibolini detti i Francia (Bologna 1486 ca. – Bologna 1557; Bologna 1487 – Bologna 1545) in Pittura bolognese del ‘500, a cura di V. Fortunati Pietrantonio, 1, Bologna 1986, pp.32,37,51; E. Negro - N. Roio, Francesco Francia e la sua scuola, Modena 1998, p.304 Cat. 286 ill.

 

Già in occasione della vendita Schinasi tenutasi nel novembre del 1944 a New York, l’opera, raffigurante il Matrimonio mistico di Santa Caterina e i Santi Giovannino e Francesco, era stata riferita con pareri scritti di Wilhelm Von Bode e W.R. Valentiner a Giacomo Francia. Tale attribuzione venne successivamente confermata nel 1986 da Nicosetta Roio in Pittura bolognese del ‘500 ed ancora nel 1998 da E. Negro e N. Roio nel più completo e recente studio dedicato ai Francia (Francesco Francia e la sua scuola).

La tavola che qui presentiamo è da annoverarsi tra gli esempi migliori per la qualità esecutiva e la raffinatezza delle forme, all’interno del numeroso repertorio di opere eseguito durante la sua attività e copiosamente rappresentato nel testo di E. Negro e N. Roio. Inoltre, le peculiarità stilistiche dell’opera dichiarano l’autografia del pittore bolognese, verosimilmente negli anni Trenta, così come le corrispondenze formali con altre dipinti che affrontano il medesimo tema, certamente a lui molto caro.

Tra le opere che presentano affinità stilistiche con la nostra tavola citiamo la Madonna con Bambino che offre una mela appoggiato a un cuscino su un parapetto e San Francesco della pinacoteca comunale di Faenza, assegnata al solo Giacomo e il Matrimonio mistico di Santa Caterina e San Giuseppe, quest’ultima eseguita in collaborazione con il fratello Giulio, (cfr. Negro e N. Roio,1998, cat. n. 239, p. 289; cat. n. 290, p. 305), nelle quali si rilevano affinità nella resa delicata dei lineamenti del volto della Vergine e della Santa Caterina e nella consueta brillantezza dei colori, in particolar modo i rossi e i verdi, che sfumano nei morbidi cangiantismi delle pieghe delle vesti.

Numerosi sono gli esemplari di simile soggetto e composizione, ma diversificati nei particolari per la presenza dei santi che affiancano la Sacra famiglia, nei quali si colgono legami stilistici con la nostra tavola.

Il nostro dipinto viene messo in relazione da N. Roio (1986) con opere riferite a Giacomo e Giulio, databili intorno agli anni trenta, come il tondo, assegnato a Giacomo, raffigurante la Madonna col Bambino benedicente in piedi e San Giovannino , già Sotheby’s Firenze 10 aprile 1974, n. 158, e con la Madonna, il Bambino e i Santi Giovannino e Caterina, riferita a Giacomo e Giulio, proveniente dalla collezione Zambeccari di Bologna. In questi dipinti, come afferma la studiosa, “traspare un’atmosfera tutta toscana”, dovuta a supposti viaggi di aggiornamento artistico dei fratelli Francia, senza dimenticare la presenza a Bologna di Giuliano Bugiardini tra il 1526 e il 1530.

Nato a Bologna intorno al 1486 Giacomo Francia studiò pittura e oreficeria insieme al fratello minore Giulio nella bottega del padre Francesco che influenzò lo stile di entrambi i figli; fino alla morte dello stesso i due fratelli collaborarono alle commissioni paterne e nel 1518 firmarono insieme la prima opera, avviando così una copiosa attività professionale nella quale le due personalità pittoriche tendono molto spesso a fondersi come documenta la doppia firma presente su numerose tele: «I. I Francia (Iacobus Iulius Francia)» (cfr. N. Roio, 1986).

Fra le opere certe assegnate al solo Giacomo ricordiamo la grande pala d’altare con la Vergine, il Bambino e i SS. Gervasio, Protasio, Caterina, Giustina e quattro suore, l’unica firmata per esteso e datata 1544, proveniente dalla Chiesa bolognese dei SS. Gervasio e Protasio poi passata alla Pinacoteca di Brera e l’ultima sua pala d’altare raffigurante la Natività con predella della Chiesa di Santa Cristina della Fondazza a Bologna. In quest’ultima opera ritroviamo alcune affinità con il nostro dipinto nella raffigurazione del volto della Vergine.

La ricca produzione dei due artisti vede alternarsi grandi pale d’altare a opere di piccolo formato eseguite su committenza di conventi e di privati bolognesi.

L’opera che qui presentiamo rientra pienamente tra i migliori esiti del pittore, sia per la delicatezza dell’incarnato, sia per l’equilibrio compositivo tra i vari santi, disposti con classica struttura piramidale.

Il dipinto sintetizza perfettamente il periodo di maturità del pittore bolognese durante il quale egli si dimostra sensibile ed atto ad accogliere le varie correnti e suggestioni artistiche che caratterizzano questo periodo storico: si evincono caratteri della tradizione fiorentina nella solida struttura del disegno alla base dell’opera, oltre che le novità dei contemporanei ferraresi, Dosso e Garofalo, nei bellissimi e dolci paesaggi sfumati nello sfondo. Nel nostro dipinto le figure solide e ben tornite in primo piano si stagliano su uno scorcio di paesaggio sopra la distesa del mare all’orizzonte e un viandante che scende la collina.

Tutti questi elementi si fondono nella tavola elaborata da Giacomo Francia, qui presentata, in cui l’artista esplica la sua indiscussa perizia tecnica e sintetizza tutte le novità del pieno Cinquecento italiano.