Importanti Maioliche Rinascimentali

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PIATTO

€ 20.000 / 30.000
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PIATTO

Venezia, Mastro Jacomo, “1540

 

Maiolica dipinta in turchino, blu di cobalto e bianco

alt. cm 3; diam. cm 24,5; diam. piede cm 10

Sul fronte due iscrizioni: in cartiglio “Propertio” e, all’interno di uno scudo pelta, “1540

 

Intatto, sbeccatura sul retro e lievi sbeccature all’orlo.

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Earthenware, painted in turquoise, cobalt blue, and white

H. 3 cm; diam. 24.5 cm; foot diam. 10 cm

On the front, two inscriptions: ‘Propertio’, in a cartouche, and ‘1540’, in a shield

 

In very good condition; chip on the back and minor chips to rim

 

An export licence is available for this lot

 

Il piatto, quasi apodo, presenta un profondo cavetto e una larga tesa leggermente inclinata.

Sul recto vi è una decorazione a grisaille nei toni del grigio-azzurro su fondo blu: l’ornato a trofei si estende su tutta la tesa, mentre il centro del cavetto racchiude un ritratto romano posto di profilo con cartiglio recante la scritta “Propertio”. Il busto classico laureato, raffigurato di profilo al centro del cavetto, ritrae in modo ideale il poeta latino Sesto Properzio, autore delle celebri “Elegie Romane” nel 28 a.C. dedicate anche a soggetti politici e civili. Sulla tesa cinque gruppi di oggetti militari con elmi, armature, scudi tondi, ovali e a mezzaluna (tipico delle amazzoni), faretre e spade, asce, accompagnati da flauti e lituo decorano la tesa. Tra questi uno scudo ovale, verso cui è rivolto lo sguardo del poeta, è decorato con un volto maschile urlante che pare possedere la vita, mentre nella pelta amazzonica spicca la data “1540”.

Il retro presenta una decorazione “alla porcellana” a punta di pennello tracciata in blu attorno al basso anello di appoggio, su fondo di smalto appena azzurrato.

L’ornato di questo piatto appartiene alla decorazione “all’antica” detta “a trofei”: fortunato motivo delle maioliche rinascimentali a Venezia e in tutt’Italia, molto diffuso attraverso le incisioni. Il decoro del nostro piatto vede forte affinità con stampe coeve (celebri quelle di Enea Vico).

La formula pittorica vede lo smalto chiaro azzurrato, dal tono leggermente grigiastro, rimanere riservato nella stesura di un fondo a pennellate di un blu di cobalto forte, di tonalità brillante. Con una tecnica pittorica sapiente un sottile disegno blu imposta il decoro, il modellato dei volumi realizzato con leggere stesure più scure e arricchito con un tessuto di fini pennellate in blu cobalto e bianco stannifero.

Un riscontro calzante col nostro si trova in un piatto con trofei con armi, spartiti musicali, Luna antropomorfa e con, al centro, un ritratto all’antica di profilo circondato da panoplie: la composizione e i caratteri disegnativi sono quasi sovrapponibili ai nostri. Il pezzo di confronto, allora appartenente alla collezione J.C., fu segnalato da Joseph Chompret con attribuzione a una manifattura di Padova e pubblicato nel suo repertorio di maioliche rinascimentali nel Répertoire de la majolique italienne del 1949; anche il retro di questo esemplare (purtroppo non visibile in fotografia) sembra corrispondere a quello del piatto in esame.

Come ormai è noto è invece in Mastro Ludovico, attivo a Venezia proprio in quegli anni, che è comunemente riconosciuto, in base al carattere stilistico e materico con l’autore di questa formula ceramica con cui troviamo le affinità maggiori, tanto nella qualità del ritratto quanto nella formula pittorica.

Johanna Lessmann nel catalogo dell’Herzog Anton Ulrich Museum di Braunschweig ha pubblicato una serie di piatti coerenti stilisticamente col nostro alcuni dei quali datati 1540, considerandoli veneziani. Tra questi piatti, fortemente affini al nostro esemplare, il n. 549 mostra un ritratto sovrapponibile al nostro in una posizione appena più angolata, con un cartiglio disposto diversamente e recante l’iscrizione “Salustio.R.”.

Il carattere materico e stilistico del nostro esemplare mostra forte affinità con un grande piatto, conservato al Victoria and Albert Museum, con decoro “a cerquate“ in monocromia azzurra, marcato nella bottega veneziana di Mastro Ludovico e datato “1540” al centro di una corona fiorita “alla porcellana”, come il nostro. Questa familiarità permetterebbe di sostenere l’attribuzione del piatto con Properzio.

La tipologia ceramica, la fine declinazione del decoro classico “a trofei” e lo stile pittorico richiamano poi altri pezzi, tra cui un altro piatto del Victoria and Albert Museum, databile attorno agli anni Cinquanta-Sessanta del secolo, ed uno conservato nel Herausgegeben vom Kunstgewerbemuseum di Berlino (considerato erroneamente degli anni trenta del XVI secolo), anch’esso sul retro decorato “alla porcellana”.

Angelica Alverà Bortolotto nel suo testo sulla storia della ceramica a Venezia aveva dedicato grande spazio ai " versi con ghirlanda alla porcellana". La studiosa ci informa della difficoltà attributiva tra le botteghe veneziane di Mastro Ludovico e Mastro Jacomo da Pesaro, denunciando come la maiolica veneziana del periodo riveli una grande uniformità di tecniche e di stili, tale da far pensare ad uno scambio di pittori tra botteghe. Individua pertanto stili diversi, rimarcando il fatto che non tutti i lavori stilisticamente attribuiti all' una o all'altra bottega riportino al verso un segno di distinzione. Sulla traccia di questi studi siamo venuti a conoscenza dell'imminente pubblicazione di un saggio di Elisa Sani sul prossimo numero della rivista "Faenza", nel quale la studiosa sostiene l'attribuzione di questi piatti a trofei alla bottega di Mastro Jacomo.

Il nostro piatto appartenne alla collezione del Museo Nazionale Svizzero di Zurigo fino agli inizi del XX secolo. Nel 1970 è passato sul mercato nella famosa asta tenutasi a Firenze a Palazzo Capponi ancora erroneamente attribuito a Casteldurante.