Dipinti del Secolo XIX - II

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Jacopo Chimenti detto da Empoli

€ 40.000 / 60.000
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Jacopo Chimenti detto da Empoli

(Firenze 1551-1640)

FIGURA DI SANTO CON SPADA (SAN CRESCENTINO)

olio su tela, cm 110x92

 

Corredato da attestato di libera circolazione

 

Provenienza:

mercato antiquario, Firenze;

collezione privata, Firenze

 

Bibliografia: G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento,Firenze ( Fiesole), 1983, p.135, fig.695, come Filippo Tarchiani; G.Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Aggiornamento, p. 182, come Filippo Tarchiani, Pontedera, Bandechi-Vivaldi, 2009.

 

Accompagnato da parere scritto di Giuseppe Cantelli, Firenze, ottobre 2014

 

L’opera apparve sul mercato antiquario fiorentino agli inizi degli anni ottanta fu acquistata dagli attuali proprietari alla casa d’Aste Pitti il 16 dicembre 1980, lotto 267.

La tela fu venduta con l’attribuzione a Filippo Tarchiani (Firenze, 1576-1645) e il giovane santo con spada fu ritenuto San Crescenzo, mentre l’attribuzione fu confermata oralmente agli acquirenti dal Prof. Carlo Del Bravo, tra i primi studiosi ad occuparsi di pittura fiorentina del Seicento. Tale attribuzione mi sembrò al tempo della prima edizione del mio Repertorio della pittura fiorentina del Seicento(1983) assolutamente accettabile. Fece fede, a suo tempo, l’autorità del Del Bravo, mentre erano quasi impossibili i confronti con le opere documentate del Tarchiani, scarsamente fotografate e allora in gran parte bisognose di restauro o conservate in depositi non facilmente raggiungibili. La situazione non migliorò molto successivamente(II ed. del Repertorio, 2009) sebbene, a distanza di ventisei anni dal mio primo Repertorio, il catalogo di Filippo Tarchiani si sia notevolmente arricchito richiamando l’interesse degli studi su quelle opere che, sulla traccia del suo soggiorno romano(1601-1607), mostrano più moderni apprezzamenti per Caravaggio, non riscontrabili però nel santo in questione. Ho comunque mantenuto l’attribuzione al Tarchiani sembrandomi ancora possibile un confronto della testa del nostro Santo con il volto dell’Immacolata Concezione, siglata da questo artista, conservata nel Duomo di Colle Val d’Elsa (Siena) insieme ad una Madonna con il Bambino e Santi e alla Resurrezione di Cristo ( firmata). Opere queste assolutamente aderenti ad un dettato stilistico profondamente devozionale comune a molti artisti dell’epoca e in particolare a Jacopo da Empoli a cui, oggi, pensiamo di poter attribuire l’alta qualità pittorica di questa tela.

Per quanto riguarda l’iconografia del Santo esso è stato ritenuto interrogativamente come l’immagine di San Crescenzo. Ma questo santo fu martirizzato all’età di undici anni e il nostro santo è giovane, ma adulto. Escludo che posa trattarsi di San Paolo. Penso invece che si potrebbe proporre il nome di San Crescentino protettore di Urbino e di Città di Castello raffigurato però in armatura e a cavallo con una iconografia molto simile a quella di San Giorgio. Anche san Crescentino infatti avrebbe ucciso un drago, metafora delle religione pagana. Le raffigurazioni di questo santo sono piuttosto rare sebbene appaia anche senza armatura.

Crescenziano, che gli Urbinati chiamano col diminutivo di Crescentino, per sottolineare la sua giovane età, era nato a Roma circa l’anno 276, al tempo del pontificato di Sant’Eutichiano papa (275-283).

 Circa l’anno 297, Crescentino fu costretto, a causa della sua fede cristiana, ad abbandonare l’esercito e ad allontanarsi da Roma raggiungendo la Valtiberina, continuando a predicare il cristianesimo che lo aveva costretto all’esilio. Giunto a Tifernum Tiberinum, città dell’Umbria, oggi Città di Castello, Crescentino, difeso dalla corazza della sua fede cristiana vinse con la conversione della popolazione il fiero dragone del paganesimo. Nel 303 Dioclezione decretò con un editto che tutti gli abitanti dovessero fare un atto pubblico di culto alle divinità riconosciute dall’Impero. Il deciso rifiuto di Crescentino fu causa del suo martirio e dopo essere sfuggito miracolosamente al rogo fu decapitato il primo giugno dell’anno 303 dell’era cristiana.

La giovane età del nostro santo, la sua avvenente bellezza, la dolcezza carica di patetismo del suo sguardo, la bellissima spada si addice alla possibile raffigurazione di Crescentino e allo stile di Jacopo da Empoli. Ricordo per inciso l’attenzione posta dai committenti, agli inizi del Seicento, e dallo stesso Jacopo per opere aventi come soggetto il martirio di giovani cristiani che non si piegarono all’editto di Dioclezione come si evince dalla splendida pala di altare con il Martirio di san Vincenzo da Saragoza dipinto nel 1614 dall’Empoli per la chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo. Inoltre la positura e il volto del giovane hanno entrambi uno stile facilmente rapportabile alla maniera dell’Empoli.

Ritroviamo proposta l’immagine di questo modello in diverse opere di Jacopo che usò spesso questo bellissimo giovane. Lo vediamo raffigurato come paggio nel dipinto con Sant’Eligio e re Clodoveo (1614) degli Uffizi a Firenze, come San Sebastiano nella Madonna con Bambino e santi della chiesa di Santa Margherita nella frazione di Mangona (Barberino di Mugello, cfr. A. Marabottini, L’Empoli, 1988, n. 76, p.233). Il giovane modello si riconosce anche nell’avvenente San Sebastiano della chiesa fiorentina di San Lorenzo di discussa datazione, ma a nostro avviso da porsi intorno al 1615, come ha proposto a suo tempo la Bianchini e Marabottini (op.cit., 1988,n. 83, p. 242).

L’efebico modello ha posato, secondo un costume comune nelle botteghe pittoriche fiorentine, anche per una Maddalena di collezione privata a Firenze databile nello stesso arco di tempo come per il giovane Isacco dell’omonimo sacrificio nella Chiesa di San Marco a Firenze (1615-1618), soggetto più volte replicato dal pittore.

Ritengo come studio dal vero(Figura virile nuda) per il nostro quadro il disegno del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi n. 9316F.(cfr. Marabottini, 1988, n.87g, p. 245).

Il Marabottini cita, tra le opere scomparse dell’Empoli, una notizia tratta dal Baldinucci (III, p.15) in cui si racconta che il pittore aveva fatto il ritratto di un nobil giovinetto fiorentino nel quale si riconoscevano due miracoli uno della natura ed uno dell’arte. Un apprezzamento che ben si addice anche alla qualità e bellezza del nostro giovane santo. L’eleganza degli abiti e l’accostamento dei tre tessuti il damasco giallo, la seta cangiante rosa e azzurra sono ricorrenti nella pittura dell’Empoli. L’elsa bellissima della spada che regge con la mano sinistra tiene conto (cfr. G.Cantelli, Il lusso discreto di Jacopo da Empoli, in AA.VV. Jacopo da Empoli 1551-1640, Pittore d’eleganza e devozione, Catalogo della Mostra, Cinisello Balsamo(Milano), 2004, pp. 173-293) della forza incisiva e della fama dell’arte orafa fiorentina, legata al prestigio e alla straordinaria inventiva di Benvenuto Cellini, di Giorgio Vasari e degli artisti della sua cerchia, base culturale per capire lo sviluppo di queste invenzioni alle quali sa adeguarsi l’ Empoli anche nel miracolo qualitativo di questa tela.