Domenico Antonio Vaccaro
(Napoli, 1678 - 1745)
I SANTI GIACOMO DELLA MARCA, BONAVENTURA E BERNARDINO DA SIENA IN ADORAZIONE DELL'EUCARESTIA olio su tela, cm 60x46
SAINTS JAMES OF THE MARCHES, BONAVENTURE AND BERNARDINE OF SIENA IN ADORATION OF THE EUCHARIST
oil on canvas, 60x46 cm
Esposizioni
La raccolta Molinari Pradelli. Dipinti del Sei e Settecento, Bologna, Palazzo del Podestà, 26 maggio - 29 agosto 1984;
Le stanze delle muse. Dipinti barocchi della collezione di Francesco Molinari Pradelli, Firenze, Galleria degli Uffizi, 11 febbraio – 11 maggio 2014.
Bibliografia
La raccolta Molinari Pradelli. Dipinti del Sei e Settecento, catalogo della mostra (Bologna, Palazzo del Podestà, 26 maggio - 29 agosto 1984) a cura di C. Volpe, Firenze 1984, p. 146 scheda 109;
N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò, Napoli 1986, p. 147;
T. Fittipaldi, Inediti del Seicento nella quadreria del "Quarto del priore" nella certosa di San Martino di Napoli - I, in "Arte Cristiana", 76, 1988, pp. 347-368;
N. Spinosa, in Settecento napoletano. Sulle ali dell'aquila imperiale 1707-1734, catalogo della mostra di Vienna (dicembre 1993) e Napoli (marzo 1994), Napoli 1994, pp. 281-282;
S. Tortora, Regesto delle opere, in Domenico Antonio Vaccaro. Sintesi delle arti, a cura di B. Gravagnuolo, F. Adriani, Napoli 2005, pp. 401-435;
Le stanze delle muse. Dipinti barocchi della collezione di Francesco Molinari Pradelli, catalogo della mostra (Firenze, Galleria degli Uffizi, 11 febbraio – 11 maggio 2014), a cura di A. Mazza, Firenze 2014, pp. 278-279.
Si riporta qui di seguito un estratto della scheda di Giuseppe Porzio redatta in occasione della mostra Le stanze delle muse. Dipinti barocchi della collezione di Francesco Molinari Pradelli.
"Espressione tipica di una delle rare voci nella Napoli tra Seicento e Settecento indipendenti e alternative alle formalizzazioni dell'accademia solimenesca, la tela Molinari Pradelli ha tutta l'evidenza di un bozzetto per un'opera maggiore, non ancora identificata o mai attuata, destinata a un contesto francescano; in questo senso essa appartiene al cospicuo gruppo di studi e modelletti (molti dei quali registrati senza indicazioni di soggetto nell'inventario dei beni ereditari dell'artista nel 1751) realizzati da Vaccaro per complessi decorativi sovente da lui diretti anche nell'organizzazione plastica e architettonica.
Le caratteristiche espressive del dipinto - il suo ductus spigliato e 'capriccioso', il cromatismo squillante e la bizzarria delle forme, che pure traggano spunto da certi esiti pre-rocaille del Solimena degli anni Ottanta - depongono per una sua collocazione nel percorso giovanile del maestro, le cui principali prove d'esordio sono del resto legate proprio alla committenza francescana.
Più precisamente, per ideazione, tematica, formato e punto di stile, il confronto più stringente per la tela in esame è senz'altro costituito, così come rilevato già da Fittipaldi (1988), dal Cristo che incorona il beato Pietro da Siena del Museo di San Martino a Napoli, di cui pure è ignota la destinazione finale; tuttavia le analogie di consueto e giustamente richiamate dagli studi con il San Domenico che resuscita il giovane Napoleone Orsini del Museo di Capodimonte, 'macchia preparatoria per l'affresco nella volta della sacrestia di San Domenico Maggiore a Napoli, poi eseguito da Francesco Solimena, offrono il vantaggio di una più puntuale cronologia di riferimento".