ARCADE | Dipinti dal XVI al XX secolo

29 SETTEMBRE 2020

ARCADE | Dipinti dal XVI al XX secolo

Asta, 1005
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 10:30
Lotti 1-120

ore 15:00
Lotti 121-218

ore 17:00
Lotti 231-334
Esposizione
FIRENZE
Venerdì     25 settembre               10-18
Sabato      26 settembre               10-18
Domenica  27 settembre               10-18
Lunedi       28 settembre               10-18
 
 
 
Stima   200 € - 50000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 320
61

Giulio Carpioni

(Venezia, 1613 - Vicenza, 1678)

RATTO DI GANIMEDE E GIGANTOMACHIA

olio su tela, cm 72x82

 

THE RAPE OF GANYMEDE AND BATTLE OF THE GIANTS

oil on canvas, cm 72x82

 

La composizione, che parrebbe nata dall’unione di due storie mitologiche, il Ratto di Ganimede e la Gigantomachia, rientra in quel mondo ideale di favole eroiche ricreato da Giulio Carpioni all’interno della sua produzione pittorica.

Allievo di Padovanino, Carpioni rivela sin da subito il suo interessamento per la tradizione veneziana cinquecentesca, studiando le prove della giovinezza di Tiziano  e completando il suo orientamento classicista guardando anche al neovenetismo che si afferma intorno a Poussin, probabilmente conosciuto in seguito a un viaggio a Roma.  Dal 1636 è documentato a Vicenza dove dimorerà quasi ininterrottamente, fino alla morte, dipingendo numerosi baccanali, feste di Venere e metamorfosi.

L’opera presentata, per ricchezza di valori cromatici, stesi in superfici compatte che si fanno quasi smaltate sotto l’incidenza della luce, e per perizia grafica, si inserisce nella produzione matura del pittore: è avvicinabile al Trionfo di Sileno conservato presso l’Accademia di Venezia (cfr. Galleria dell’Accademia di Venezia, Guida alla quadreria, a cura di G. Nepi Sciré, Roma 1995, p. 106, n. 60), databile tra il 1666 e il 1670. Pressocché analogo per formato, soggetto, distribuzione spaziale delle figure nonché per la caratterizzazione di alcuni personaggi è una Gigantomachia di collezione privata pubblicata da Giuseppe Maria Pilo e collocata in prossimità del 1670 (G. M. Pilo, Giulio Carpioni. Tutta la pittura, Venezia 1961, p. 106, fig. 160).

Si segnala infine un ovale, conservato presso l’Harvard Art Museum (inv.1920.32), parte di una coppia riferita alla bottega di Carpioni, che presenta la medesima composizione ma leggermente ridotta e adattata a un formato verticale.

 

Stima   € 8.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
90

Giovanni Battista Lucini

(Crema, 1639 - 1686)

SANTA ROSA DA LIMA

SAN LUDOVICO BELTRAN

coppia di dipinti, olio su tela centinata, cm 127x69

(2)

 

SAINT ROSA DA LIMA

SAINT LUDOVICO BELTRAN

oil on curved panel, cm 127x69, a pair

(2)

 

Bibliografia

L'estro e la realtà. La pittura a Crema nel Seicento, catalogo della mostra (Crema,ex Chiesa di San Domenico, 20 settembre 1997-11 gennaio 1998), Mlano 1997, pp. 196-199, catt. 7-8.

 

Resi noti in occasione della mostra “L’estro e la realtà. La pittura a Crema nel Seicento” (Crema, ex Chiesa di San Domenico, 20 settembre 1997-11 gennaio 1998), i due dipinti non sono segnalati dalle fonti antiche ma il formato e la raffigurazione di due santi domenicani permettono di ipotizzare una originaria collocazione in un contesto ecclesiastico - quale decorazione laterale di una cappella o di un arco di accesso al presbiterio o di larghi pilastri divisori - localizzato presumibilmente a Crema dove si è svolta quasi tutta l’attività dell’artista. Nella chiesa di S. Domenico con annesso convento esistevano cappelle dedicate a Santa Rosa da Lima e a San Ludovico Beltran, nelle quali erano peraltro conservate due pale di Lucini, una attualmente in S. Bernardino a Crema mentre l’altra a Milano, in S. Maria delle Grazie, e una terza oggi da considerarsi perduta. Il patrimonio artistico di tale edificio di culto fu disperso con la soppressione del convento in epoca napoleonica.

L’impostazione delle figure, dipinte come se viste dal basso e dando l’impressione che emergano dalla profondità spaziale, si presenta analoga alla Santa Lucia e alla Santa Caterina d’Alessandria oggi al Museo Civico di Crema, in origine poste a decorare le brevi pareti di una chiesa del cremasco. Tuttavia, l’utilizzo, nel nostro caso, di una gamma cromatica quasi monocroma e di una materia pittorica poco corposa ma stesa morbidamente ha condotto la critica verso una datazione più tarda, poco prima degli anni Ottanta.

 

Stima   € 12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
61 - 90  di 320