ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

8 LUGLIO 2020

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

Asta, 0343
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo deli Albizi, 26
ore 17.00
Esposizione
FIRENZE
Sabato        4 Luglio 2020      10-18
Domenica    5 Luglio 2020      10-18
Lunedi         6 Luglio 2020      10-18
Martedì        7 Luglio 2020      10-18
 
 
 
Stima   250 € - 90000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 149
83

IGOR MITORAJ

(Oederan 1944 - Parigi 2014)

Piede con mano

2001

bronzo

cm 60x117x47

peso kg 65

numerato n. 1/8

 

Foot with hand

2001

bronze

60x117x47 cm

weight 65 kg

numbered n. 1/8

 

L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'artista datata 2002 e da un certificato rettificativo dell'artista datato 2018

Mitoraj

(...) Nei miti greci molti significati erano impliciti, per noi oggi sono perduti cosi come ci è precluso percepire l’ordine che governa le antiche leggende. Il senso di questo mistero traspare dalle opere di Mitoraj che, benché ferite dal tempo, si riallacciano idealmente ai loro archetipi classici a cui si aggiunge, a partire dagli anni novanta, una forte componente orientale.
Un’attenzione a parte meritano le tecniche usate dall’artista , e mi riferisco al trattamento dei bronzi, spettacolari ed innovative nella resa cromatica delle superfici interamente ricoperte da patine fulvo ramate o da blu cobalto profondi che virano in un turchese fosforescente che imprigiona nel colore la luce e crea trascolorazioni fantastiche sopra le superfici.
Altri bronzi ancora simulano le nere profondità dell’ossidiana, in una lucentezza metafisica che li rende ancora più enigmatici ed insondabili nella loro assorta malinconia.
Questa volontà di sperimentazione non conosce soste e l’artista si trova di volta in volta coinvolto in nuovi tentativi per creare tecniche via via sempre più affinate in grado di esprimere al meglio le sue sensazioni e la sua continua ricerca di perfezione. Le sue opere(...) incarnano questo desiderio di sublimazione della forma in un ideale estetico immutabile che appartiene al mito e del mito contiene l’enigma e il mistero, unito ad una melanconia struggente che appena traspare dai bellissimi visi e corpi perfetti.
Dai silenziosi abissi dell’inconscio Mitoraj richiama alla luce i desideri, i sogni, le speranze che riemergono sotto forma di frammenti, unici superstiti di un mondo ideale frantumato e non più ricomponibile. (...)
Litta Medri - Percorso artistico di Igor Mitoraj- pag. 367- Il Primato della Scultura Il Novecento a Carrara e dintorni - Edizione Machietto&Musolino 2000 Accademia di Belle Arti di Carrara

 

 

 

Stima 
 € 90.000 / 120.000
Aggiudicazione  Registrazione
84

MARIA LAI

(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)

Senza titolo
1979

quaderno ricamato con  fili

cm 18x24 circa

al retro firmato e datato "Lai '79"

 

Untitled
1979

notebook of threads

18x24 cm c.a.

on the reverse signed and dated "Lai 79"

 

 

[…] Le mani non stanno mai ferme: disegnano, cuciono, modellano. La sua casa è il viaggio, il viaggio è la casa dell’umanità. Maria Lai (1919) è bambina e disegna sulle pareti domestiche, incessantemente. Poi le pareti vengono imbiancate affinché, una volta asciutte, continui a disegnare. Gioca coi fili, li fa cadere a terra e li guarda.

 “Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”, ha raccontato.

Il percorso di questa figura singolare – della quale dicevano avesse le “mani da uomo” tanto il suo segno era deciso ed essenziale - comprende simultaneamente tradizione e neoavanguardia, famiglia e ribellione, concettualità e artigianalità . Le sue visioni si sviluppano su una memoria individuale generata da una ritualità collettiva, antropologica. Il suo orientamento è istintivo, sicuro, senza errore. Le pietre della Sardegna, il vento, le leggende, le donne al lavoro, le capre, i folletti, gli spiritelli, le Janas, il mare, sono i tasselli  del suo universo. Maria sperimenta tutti i linguaggi possibili, creando un lessico personale e intimo. Attraversa l’essenzialità nella  figurazione, l’astratto, la scultura, (che il suo maestro d’accademia, Arturo Martini, considerava lingua morta), l’installazione e l’happening. E ogni volta cerca di mettere la storia in movimento. “Ogni opera nasce da un’altra opera – afferma - non viene dal nulla”. […]

[…] Verso la metà degli anni Settanta, le donne del movimento femminista guardano a lei con vivo interesse, per l’uso sovversivo che fa degli strumenti legati da sempre al lavoro domestico. Per la sua scelta di solitudine e dedizione all’arte e perché, nella sua opera, il cucito non è un’attività tranquillizzante che comprime socialmente la vitalità femminile, è uno strumento di apertura, liberazione, incompiutezza. I fili non disegnano forme chiuse e finite, ma cadono dalla tela o dalla stoffa, sono imprevedibili, non hanno né principio né fine, ciondolano come capelli sovrumani arrivati da altri mondi. E i telai per tessere diventano sculture, macchine inutilizzabili, strumenti impossibili. La loro funzione è annullata, nessuna azione meccanica può più essere compiuta.[…]

[…] Verso la fine degli anni Settanta, nascono i libri di stoffa o di carta con le parole dai significati inafferrabili cucite sopra. Alcuni sono illustrati, senza scritte, altri, i Libri scalpo, hanno fili che cascano giù dalle pagine come capigliature scarmigliate. Maria Pietra, Tenendo per mano l’Ombra, Il Dio distratto … richiedono forme di lettura nuove e raccontano favole che riflettono la natura umana in rapporto alla magia della vita. Ma l’arte, ci chiediamo, è comprensibile a tutti? Maria Lai ritiene che il pubblico sia pronto a comprendere. “L’interpretazione – scrive – non è un impegno a conoscere i significati in un’opera. L’opera d’arte non è un oggetto di indagine scientifica, ma la possibilità di contatto con l’universale. Il contatto deve essere però diretto e individuale, non come atto mentale, ma attraverso il corpo, la materia”. L’accettazione delle ombre dell’esistenza, l’uso etico del potere creativo dell’artista e la consapevolezza della sacralità della propria e altrui vita, sono i punti fermi delle sue storie. Tra queste storie ci sono quelle delle Janas, le fate operose e minute la cui vaga origine risale a una popolazione sarda del neolitico. Secondo l’artista, che le ritrae con fili d’oro e d’argento, le Janas sono nate da uno sciame di api per insegnare alle donne sarde a filare. E forse anche Maria è una Janas venuta per insegnare alle donne del pianeta a tessere i loro sogni anziché i loro bisogni

Manuela Gandini ,Tracce di un dio distratto, 7 febbraio/27 aprile 2013,  Nuova Galleria Morone - Milano

 

Stima 
 € 25.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
61 - 90  di 149