ARCADE | Dipinti dal secolo XVI al XX

2 OTTOBRE 2019

ARCADE | Dipinti dal secolo XVI al XX

Asta, 0311
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo


ore 10.30
lotti 1-120

ore 15.00
lotti 121-223

ore 17.00
lotti 231-310
Esposizione
FIRENZE
Venerdì     27 settembre               10-18
Sabato      28 settembre               10-18
Domenica  29 settembre               10-18
Lunedi       30 settembre               10-18


 
 
 
Stima   200 € - 30000 €

Tutte le categorie

151 - 180  di 301
164
Scuola veneta, fine sec. XVII
VENERE ALLO SPECCHIO
olio su tela, cm 97x75

Venetian school, late 17th century
VENUS WITH A MIRROR
oil on canvas, cm 97x75

Referenze fotografiche
Fondazione Zeri, scheda 58376.

Proveniente da Palazzo Corsini di Firenze, di cui rimane l’antica etichetta al retro, l’opera rientra nel cospicuo numero di tele raffiguranti Venere seminuda nell’atto di ammirare la propria immagine riflessa in uno specchio tenuto da un Amorino fra le quali l’unico esemplare considerato unanimemente autografo di Tiziano è il dipinto conservato presso la National Gallery of Art di Washington, dove è presente anche un altro Amorino che regge una ghirlanda di fiori. Nel 1576, alla morte del pittore, la tela oggi esposta nel museo americano si trovava ancora nel suo studio e fu senz’altro utilizzata come modello, da Tiziano e bottega, per successive repliche introducendo anche notevoli varianti.Ritenuta opera del Vecellio quando si trovava all’interno della prestigiosa collezione fiorentina, come testimonia la fotografia Alinari - databile tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento - che la documenta, il dipinto presentato serba il ricordo dell’invenzione tizianesca nella figura della Venere, più pudicamente e sobriamente vestita, e nel suo timido osservare la sua immagine riflessa nello specchio retto da un Amorino che, nel nostro caso, mostra tutto il suo profilo ricciuto, parzialmente tuffato nell’ombra, tipico della scuola veneta di ascendenza tizianesca.La cornice finemente intagliata e dorata è un magnifico esemplare di manifattura fiorentina seicentesca (cfr. M. Mosco, Cornici dei Medici. La fantasia barocca al servizio del potere, Firenze 2007).
Stima   € 25.000 / 35.000
165

Pacecco de Rosa

(Napoli 1607-1656)

SANTA CATERINA E SANTA DOROTEA

coppia di dipinti, olio su tela, cm 104x78,5

(2)

 

SAINT CATHERINE AND SAINT DOROTHEA

a pair of paintings, oil on canvas, cm 104x78,5ù

(2)

 

 

Referenze Fotografiche

Fototeca Zeri, scheda 51662

Fototeca Zeri, scheda 51663

 

Nulla è lasciato trasparire dei martirii ai cui furono sottoposte le due sante: sulle due tele qui offerte il napoletano Pacecco de Rosa raffigura due bellissime cortigiane i cui profili si stagliano su cieli di un azzurro intenso percorsi da candide nuvole a cui fanno da contrappunto quinte rocciose. La tipologia femminile, dai lineamenti dolci e dalla pelle immacolata, e altre riconoscibili caratteristiche quali il modo di arricchire di riflessi cangianti i suntuosi mantelli, permettono di collocare la nostra coppia di tele in prossimità di opere pacecchiane datate agli anni Quaranta, quali la Santa Barbara, già Parigi, Galerie Canesso, e la Santa Dorotea della Galerie Národní di Praga, raffigurata come nel nostro caso secondo la tradizionale iconografia che vede un putto porgerle il vassoio con tre rose e tre mele provenienti dall’orto del Signore (cfr. V. Pacelli, Giovanni Francesco de Rosa detto Pacecco de Rosa 1607 – 1656, Napoli 2008, schede 79-80, pp. 343-344). Si tratta di opere della piena maturità del pittore quando abbraccia uno stile più prossimo al purismo dominichiano.

La coppia di dipinti è stata attribuita a Pacecco de Rosa da Roberto Longhi in una comunicazione scritta alla proprietà del 7 marzo 1966.     

 

Stima   € 25.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione
176

Giacomo Francia

(Bologna, 1484-1557)

MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO

olio su tavola, cm 62x51

 

MADONNA WITH CHILD AND SAINT JOHN THE BAPTIST

oil on panel, cm 62x51

 

Bibliografia di riferimento

E. Negro, N. Roio, Francesco Francia e la sua scuola, Modena 1998.

 

Come era consuetudine i figli di Francesco Francia (Bologna, 1447-1449 circa – 1517), Giacomo e Giulio, lavorarono fin da giovanissimi nella fiorente bottega del padre: nelle opere eseguite quando ancora è in vita Francesco è quanto mai difficoltoso sia riconoscere il loro operato da quello del maestro sia distinguere le rispettive mani.

Tuttavia, grazie all’analisi delle poche opere certe - La Madonna col Bambino in trono, due angioletti, i Ss. Gervasio e Protasio e al centro le Ss. Caterina, Giustina con quattro monache benedettine, firmato “JACOBUS FRANCIA P: MDXLIII”, oggi nella chiesa di S. Maria di Piazza di Busto Arsizio, e l’ancona della chiesa di S. Cristina della Fondazza a Bologna, documentata e datata al 1551 - è stato possibile tratteggiare la fisionomia di artista di Giacomo,  caratterizzata da figure tendenti alla magniloquenza, con forme semplificate ma solide, visi tondeggianti e gesti pacati, ravvisabili anche in alcune Madonne col Bambino della fase franciana più tarda in cui la critica ha infatti ipotizzato che siano state ideate dal maestro ma eseguite con una larga partecipazione del primogenito, Giacomo appunto. È il caso della Madonna col Bambino e San Giovannino della Galleria nazionale di Parma (E. Negro, N. Roio, Francesco Francia e la sua scuola, Modena 1998, pp. 226-227, n. 125), da cui deriva l’invenzione compositiva della tavola offerta dove la robustezza dei corpi, dettata da una stesura pittorica più sintetica e compatta, rivela analogamente la mano di Giacomo Francia.

 

Stima   € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
151 - 180  di 301