MOBILI, ARREDI ED OGGETTI D'ARTE DI DECORAZIONE INTERNAZIONALE

26 OTTOBRE 2017

MOBILI, ARREDI ED OGGETTI D'ARTE DI DECORAZIONE INTERNAZIONALE

Asta, 0237

FIRENZE
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26



ore 15.30
Esposizione

FIRENZE
21-24 Ottobre 2017
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   150 € - 65000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 146
50

Galileo Chini

(Firenze 1873 - 1956)

MEMORIE D'ORIENTE

olio su tela, cm 80x65

firmato in alto a sinistra

retro: iscritto "A Salvatore Parrilla nel / ricordo più bello che ò avuto / a Roma dedico questa opera / di mio padre / Eros Chini / Roma 18-10-1971", timbro della Galleria Canova, sul retro del telaio iscritto "XXXIII Il paese (le Apuane)"

 

Provenienza

Galleria Canova, Roma

 

L'opera presentata in catalogo, ascrivibile alla produzione del quarto decennio del XX secolo, testimonia l'affezione e il gusto del pittore per gli oggetti legati al periodo trascorso in Siam, riportati in patria dall'artista stesso e spesso raffigurati nelle sue nature morte.

 

Galileo Chini nasce a Firenze, da una famiglia originaria di Borgo San Lorenzo, il 2 dicembre 1873.

Rimasto orfano a soli otto anni, va a lavorare nella bottega di uno zio decoratore e restauratore, a cui succederà più tardi nel ruolo di capo della bottega. Frequenta l'Accademia di Belle arti di Firenze dove conosce Signorini.

Nel 1896 Chini fonda l'Arte della ceramica, con sede in via Arnolfo, che per merito suo ebbe molti riconoscimenti internazionali. Nel 1906 Chini si associa con il cugino Chino Chini, finisce l'Arte della Ceramica e la manifattura viene trasferita a Borgo San Lorenzo, cambiando il nome in Fornaci San Lorenzo. Tramite la fabbrica, nata negli anni in cui si diffonde in Europa il gusto della Secessione di Monaco e di Vienna, Chini crea prodotti chiaramente legati allo stile Liberty, che vengono esposti con grande successo alle Esposizioni di Londra e di Torino del 1898, all'Universale di Parigi del 1900, a Pietroburgo nel 1901 e ancora a Torino alla mostra del 1902. Nel campo della ceramica Chini assume ben presto un ruolo di prim'ordine, che lo porterà alle più disparate e complesse composizioni, fino a culminare nella splendida esecuzione del ciclo decorativo delle Terme Berzieri di Salsomaggiore Terme, negli anni 1920-1923, e, nel 1926, nell'allestimento del salone moresco e della sala delle cariatidi del Grand Hôtel des Thèrmes; nella stessa cittadina esegue le decorazioni dell'Hotel Valentini e della Palazzina Friulana di Poggio Diana. Invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1901, vi partecipa su invito e quasi ininterrottamente fino al 1936. Nel 1909 gli viene affidata la cattedra di decorazione pittorica all'Accademia Libera di Roma e, negli anni Venti quella dell'Accademia di Firenze. Cartellonista e scenografo di estrema raffinatezza, il suo nome resta legato alle scene e ai costumi di numerose opere di Puccini, a molti drammi di Sem Benelli e la Cenerentola di Rossini.

Nel 1907 il Re del Siam Chulanghkorn (Rama V), dopo aver ammirato i suoi lavori alla Biennale di Venezia, lo invita a lavorare nel suo paese Nel giugno 1911, Galileo Chini si imbarca a Genova, diretto in estremo oriente, dove viene accolto dal successore e figlio di Rama V, il coltissimo Rama VI. A Bangkok Chini decora il nuovo Palazzo per le cerimonie ufficiali Ananta SamakHom Throne Hall, progettato dagli architetti torinesi Annibale Rigotti e Mario Tamagno. Al suo rientro in patria nell'autunno del 1913, l'artista riporta una serie di opere paesaggistiche e d'ambiente e le nuove opere, in cui il carattere liberty si fonde mirabilmente con quello tipico dell'arabesco orientale, verranno presentate alla Biennale di Venezia del 1914 in una sala personale dedicata all'artista toscano. Sempre per la stessa Biennale Chini dipingerà per l'allestimento della sala dedicata allo scultore Mestrovich i diciotto pannelli della Primavera che perennemente si rinnova. Dalla Thailandia Chini porta con sé anche una collezione di cimeli orientali, da lui donati nel 1950 al Museo di Etnografia e Antropologia dell'Università di Firenze.

Dal 1929-1930 Chini torna alla pittura figurativa di tradizione postmacchiaiola: il paesaggio della Versilia diventa uno dei temi fondamentali del suo imprevisto e imprevedibile ritorno all’ordine, che si ricollega alle esperienze naturaliste e divisioniste degli anni degli esordi e che talvolta sospinge l'artista verso soluzioni d'impianto Fauve. Negli anni successivi vengono organizzate mostre personali a Bologna, Parigi, Roma, Düsseldorf, fino al 1942, quando venne incaricato della decorazione del grande salone interno del Palazzo della Camera del Lavoro di Bologna. Nel 1945 dona al Comune di Firenze una serie di vedute delle aree della città distrutte nel corso della guerra. Nel 1946 il pittore perde la figlia Isotta, e negli anni successivi, a causa di seri disturbi alla vista che lo conducono alla cecità, la sua attività va progressivamente riducendosi. Nel 1951 partecipa all'Esposizione Internazionale d'Arte Sacra a Roma, e l'anno successivo gli viene dedicata una retrospettiva a Firenze. Espone ancora a Roma nel 1954, per la Mostra d'Arte Contemporanea, e a Bogotà in Colombia, nel 1956. Galileo Chini muore il 23 agosto dello stesso anno nella sua casa-studio in via del Ghirlandaio 52, a Firenze. È sepolto nel cimitero monumentale dell'Antella.

 

Stima 
 € 7.000 / 10.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 60  di 146