DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

11 OTTOBRE 2017
Asta, 0220
91

Giovanni Martino De Boni

Stima
€ 10.000 / 15.000

Giovanni Martino De Boni

(Venezia 1753-Roma dopo il 1817)

RITRATTO DEL PRINCIPE ABBONDIO REZZONICO,  1800 circa

olio su tela, cm 101x74,5

 

Esposizioni

Mostra del ritratto Italiano dalla fine del sec. XVI all’Anno 1861, Firenze, 1911, p. 80, n. 16;

Quadreria 2009. Dalla Bizzarria al canone: dipinti tra Seicento e Ottocento, Mostra a cura di G. Capitelli, 23 aprile – 12 giugno 2009, Galleria Carlo Virgilio, Roma, 2009, pp. 36-39, scheda di S. Grandesso

 

Bibliografia

G. Pavanello, Antonio Canova e i bassorilievi Rezzoni, in "Bollettino del Museo Civico di Padova", LXXIII, 1984, p. 147, fig. 2

M. De Grassi, in G. Pavanello (a cura di), La pittura nel Veneto. L'Ottocento, Milano, 2003, t. II, p. 710

 

Nipote di papa Clemente XIII e celebre per il ritratto di Pompeo Batoni, ora nel museo di Bassano del Grappa, Abbondio Rezzonico fu un importante uomo politico, magistrato, militare e collezionista della Roma di metà Settecento. Svolse anche un ruolo fondamentale come uomo di cultura e animatore di circoli culturali dei quali fece parte anche lo scrittore e drammaturgo tedesco Wolfgang Goethe;  ebbe un ruolo molto importante come mecenate, proteggendo Giovan Battista Piranesi e introducendo per primo Antonio Canova nell’ambiente artistico romano. Qui lo scultore poté maturare la sua svolta classicista e conoscere i suoi primi committenti tra i quali lo stesso Rezzonico che gli ordinò come prima opera la scultura Apollo che si incorona oggi al J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Durante il periodo della Rivoluzione Francese si recò in viaggio in Austria e Germania insieme allo scultore e all’amico pittore Giovanni Martino De Boni, autore del ritratto qui offerto. Quest’ultimo si era trasferito a Roma dopo la vittoria del primo premio al concorso dell’Accademia di Parma del 1779 con l’opera Silvia sorella di Pirro che addomestica una cerva oggi alla Galleria Nazionale. Nella città eterna ebbe assidui rapporti con Canova: fu incaricato di incidere opere canoviane, di eseguire alcuni ritratti dello scultore e di sua madre e altri dipinti  tra cui cinque vedute di Possagno.

Il ritratto di Abbondio Rezzonico, qui offerto, non è registrato negli inventari Rezzonico né in quelli della villa bassanese; giunto per via ereditaria alla famiglia Castelbarco, come il ritratto di Batoni, apparteneva al conte Emanuele nel 1911 quando fu esposto alla Mostra del ritratto italiano ed è rimasto presso la famiglia fino a tempi recenti. L’effigiato è rappresentato con un’iconografia intimistica e realista  vicina allo spirito dell'Illuminismo e con uno stile descrittivo sobrio e raffinato che mette in risalto la veste e il brano di natura morta con gli strumenti da scrittura.