DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

11 OTTOBRE 2017

DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

Asta, 0220
FIRENZE
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 17.30
Esposizione

FIRENZE
7-10 Ottobre 2017
orario 10-13 / 14–19 
11 Ottobre 2017
orario 10-13
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   1000 € - 100000 €

Tutte le categorie

121 - 129  di 129
121

Giovanni Colacicchi

(Anagni 1900 - Firenze 1992)

L'EBBREZZA DI NOE'

olio su tela, cm 94x154,5

retro: firmato e titolato

 

L'opera è accompagnata da una lettera di Giovanni Colacicchi datata 5 luglio 1989 indirizzata alla nipote Giovanna:

 

"Cara Giovanna, ti faccio / portare da Francesco il bozzet/tone dello "scorno di Noè" / spero ne sarai contenta / Carissimi saluti / e un abbraccio a te e a Paolo. / Zio Giovanni / Firenze 5 luglio 1989"

 

Il dipinto è una versione dell'Ebbrezza di Noè del 1955, conservata nella collezione degli Eredi Colacicchi.

 

"Alla metà degli anni Cinquanta, ormai in posizione d'isolamento nei confronti della cultura artistica del tempo, Colacicchi ritorna al tema mitico nella grande composizione del Noè ebbro per il quale posa l'ormai anziano ma fedele Vico Taddei. "Ho voluto portare l'episodio biblico in una luce d'aria aperta e di caldo sole autunnale" – dirà più tardi, nell'80, presentando un'ampia antologica alla Gradiva di Roma. E l’approdo è "il mito veduto con gli occhi", quella "superiore naturalezza", desiderato incontro di "effimero e di eterno" che egli da sempre andava ricercando e di cui al tempo, critico d'arte de "La Nazione", ritrovava le tracce nella pittura di Giorgione. La luce della pala di Castelfranco, dorata "come in una giornata di fine estate" con "le ombre che si affievoliscono sotto gli alberi lontani" e il "fresco del vento che ha portato la nuvola" sembra infatti esser stata nella mente di Colacicchi mentre dipingeva il Noè".

 

S. Ragionieri in M. Fagiolo dell’Arco, Giovanni Colacicchi, Milano 1991, p. 208 n. 98

Stima   € 7.000 / 10.000
124

Giovanni Guerrini

(Imola 1887 - Roma 1972)

RITRATTO DI MYRTIA CIARLANTINI                     

olio su tavola, cm 80,5x70

firmato e datato "1932 X" in basso a destra retro: due etichette della XVIII Esposizione Biennale di Venezia del 1932

 

Esposizioni

XVIII Esposizione Biennale di Venezia, 1932, Sala 36, n. 267

 

Pubblicazioni

Giovanni Guerrini, 1887-1972. Dal Liberty al Novecento, a cura di C. Fabrizio Carli e L. Djokic, Roma 1997, p. 44 n. 22

 

 

La stanza è una scatola prospettica che incombe e la figura un monolito che tutta la riempie, la porta solo un'allusione, la possibilità di un fuori, di un'altra condizione o un'altra vita.

La pennellata è una pasta ricca di colore e luce, stesa con movimenti paralleli pare mordere col suo abbaglio le linee scure dei contorni, tentarne un improbabile sfaldamento; salda nel suo irrudicibile impianto compositivo la figura resiste all'attacco del colore e tutta si chiude nel suo plastico contorno, Myrtia Ciarlantini, seduta con il corpo appena girato di lato pare l'imperitura essenza di sé, un idolo antico e incorrotto.

E' un realismo essenziale e severo quello che serra implacabile la costruzione di questo ritratto, un'opera che nella concezione pare volgersi verso la riscoperta classicità delle limpide architetture moderniste: a Roma l'Eur, per esempio, verso quel nitido rapporto tra i bianchi accecanti di luce dei travertini romani e gli scuri degli archi perfetti che si riempiono d'ombra.

In quel suo essere scevro d'ogni aggiunta, scarnito sino all'essenza della forma, questo ritratto di una delle protagoniste intellettuali dei salotti artistici romani, molto sarebbe piaciuto, e chissà, forse lo sarà stato, ad un altro campione della pittura architettonica di questi anni: Achille Funi.

Protagonista della pittura italiana dei primi cinquant'anni del Novecento, attivo nel campo dell'architettura e del design, Guerrini ricoprì cariche di assoluto prestigio; come direttore delle Accademie di Belle Arti di Bologna prima e Ravenna poi, e sempre a Ravenna quella dell'Istituto Statale d'Arte per il Mosaico.

M.V.

Stima   € 2.500 / 3.500
129

Alberto Mazzetti

(attivo nel XX secolo)

BUSTO FEMMINILE

bronzo, alt. cm 53

siglato

 

Bibliografia

Persone. Ritratti per cinque secoli, a cura di M. Vezzosi, Firenze 2001, p. 65

 

"Talvolta non basta un monogramma decifrabile grazie ad una tradizione orale per uscire dall’anonimato. E' quanto accade ad Alberto Mazzetti, scultore, fiorentino forse, del quale non resta altra evidenza all'infuori di questa elegante testa del 1938.

La naturalezza della figura denota una profonda assimilazione della scultura ritrattistica ottocentesca rilanciata, nel corso degli anni Venti, anche dal "ritorno" di Vincenzo Gemito. Ma la misura e il controllo esercitati sulla forma dipendono chiaramente dallo studio di modelli quattrocenteschi, Verrocchio in primis per la preziosa ricercatezza del dettaglio. Sicché alla composta sintesi delle masse che costruiscono una anatomia come insistentemente accarezzata, si unisce la formidabile acconciatura pirotecnica dei capelli, nella quale le ciocche a fiore sulla fronte rivelano uno stilismo che punta dritto verso l'insegnamento di Libero Andreotti.

La vicinanza di questo busto ai ritratti che resero celebre in un breve torno di anni, fra il 1934 e il '35, Antonio Berti, conferma l'ipotesi che anche Mazzetti appartenesse alla folta schiera degli allievi dell'Istituto d'Arte di Firenze guidati dal grande maestro pesciatino. E allora lui potrebbe essere quell' "allievo Mazzetti", apparentemente quindicenne o giù di lì, che Andreotti aveva effigiato intorno al 1926 in un gesso (Pescia, Gipsoteca Andreotti) e in una terracotta (Pisa, eredi Andreotti)".

 

Persone. Ritratti per cinque secoli, a cura di M. Vezzosi, Firenze 2001, p. 65

Stima   € 1.000 / 1.500
121 - 129  di 129