Arte Moderna e Contemporanea

12 GIUGNO 2017
Asta, 0208
321

 WARHOL ANDY

Stima
€ 60.000 / 80.000

ANDY WARHOL

(Pittsburgh 1928 - New York 1987)

Mao

serigrafia su carta da parati applicata su tela, cm 183x211,5

copyright Andy Warhol

eseguito nel 1974

Questa carta da parati fu realizzata appositamente come sfondo di allestimento

in occasione della mostra Andy Warhol, Parigi, Musée Galliera, 23 febbraio - 18 marzo 1974

 

Provenienza

Collezione privata, Milano

 

Bibliografia di riferimento

Andy Warhol, a retrospective, The Museum of Modern Art, New York 1989, p. 332, nn. 346, 347

David Bourdon, Warhol, Harry N. Abrams, Inc., Publishers, New York 1989, p. 319, n. 248

 

La carta da parati o wallpaper, mantenendo il termine anglosassone, è ormai oggi considerata, a ben vedere, come uno tra i possibili media espressivi dell’arte contemporanea.

 

Tuttavia, se in passato l'attenzione dedicata a tale forma espressiva è stata molto limitata, sempre netta è stata invece, tra gli studiosi della materia, l'idea che il suo primo utilizzo concettuale possa essere ricondotto al 1966, quando Andy Warhol creò il famoso Cow Wallpaper, opera che ha adottato "le ripetitive e familiari caratteristiche della carta da parati, precedentemente sminuite, trasformando […] lo sfondo per la visualizzazione di opere d’arte nell’opera d’arte stessa" (Cit. da D. De Salvo e A. Massie (a cura di), Apocalyptic Wallpaper. Robert Gober, Abigail Lane, Virgil Marti, and Andy Warhol, catalogo della mostra, Columbus, Wexner Center for the Arts – The Ohio State University, 9 maggio-10 agosto 19 97, pp. 10-11).

 

Negli anni Sessanta, infatti, con l’opera e la dirompente poetica pop di Andy Warhol, si è compiuto l’esordio di questo mezzo d’espressione autosufficiente e in sé concluso, spinto oltre la più mera destinazione d’uso domestica, dove era, fino ad allora, segregato, per essere ammesso nel territorio delle arti visive, spiazzando definitivamente le residue dicotomie presenti tra “arti maggiori ” e “arti minori”.

 

È da ricordare a tal proposito come, sin dai primissimi anni Sessanta, la ricerca artistica di Warhol si fosse incentrata in maniera decisa sulle possibilità della reiterazione formale e iconografica: questo ha riguardato in primis la pittura e la scultura e, a partire da esse, diversi altri media.

 

I wallpapers di Warhol hanno infatti la capacità di aprirsi a una sfera linguisticamente diversa rispetto alla decorazione d’interni, offrendosi sul piano della vera e propria opera d’arte. Warhol si è mostrato capace di assimilare dalla prima le caratteristiche strutturali, sottoponendole a slittamenti concettuali e trasferendole sul piano della definizione dell’opera d’arte e delle sue possibilit à espositive.

La parete tappezzata, pertanto, non è più un mero contenitore ma un’installazione ambientale a tutti gli effetti che rimanda a “qualcosa d’altro”, oltre le pareti del luogo deputato all’arte, in un bouleversement (stravolgimento) che ibrida spazio espositivo e dimensione domestica, dando vita a un vero e proprio cortocircuito. Lo spiazzamento, spesso divertito, innescato nel processo di percezione del pubblico, sarà quindi una parte fondamentale di un percorso entro il quale il wallpaper assumerà un ruolo centrale e significativo.

 

Se il primo approccio con la carta da parati è, come anticipato, Cow Wallpaper, ideato nel 1966 e rimodulato, fino al 1976, in quattro diverse varianti cromatiche, è con il 1974 che Warhol esamina un nuovo tema, realizzando appunto Mao, di cui oggi presentiamo per questa sessione di vendita un importante frammento. Concepito come sfondo d’allestimento per la grande personale al Musée Galliera di Parigi, questa carta da parati è interamente dedicata, in maniera quasi ossessiva, alla ripetizione del volto del leader comunista cinese Mao Zedong. Warhol sviluppa qui un pattern molto distante dal primo, che affonda le radici nella sua chiave poetica.

 

La stessa chiave interpretativa offerta da Warhol con l’usuale iterazione di elementi attinti dalla realtà, implica infatti molto di più della mera ripetizione numerica dei termini della composizione, riguardando le modalità di concezione e costruzione delle immagini nonché il valore paritario assegnato ad esse. Warhol, infatti, traendo dall’immaginario contemporaneo oggetti d’uso comune o figure dello star-system e della politica, come in questo caso, ripetendole un numero potenzialmente infinito di volte, interrogava la sfera iconografica moderna presentando come prive di senso le icone contemporanee.