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Bottega di Isaia da Pisa, Roma, seconda metà secolo XV
FIGURA FEMMINILE PANNEGGIATA ALL’ANTICA
scultura in marmo, cm 83x28 

Provenienza
Collezione privata

Bibliografia di riferimento
F. Caglioti, Precisazioni sulla Madonna di Isaia da Pisa nelle Grotte Vaticane, in “Prospettiva”, 47, 1986, pp. 58-64
F. Caglioti, Su Isaia da Pisa. Due Angeli reggicandelabro in Santa Sabina all’Aventino e l’altare eucaristico del Cardinal d’Estouville per Santa Maria Maggiore, in “Prospettiva”, nn. 89-90, ottobre 1998, pp. 125-160

L’interessante scultura qui presentata mostra una figura femminile vestita con una lunga tunica legata in vita e un mantello ampiamente panneggiato che dalle spalle passa davanti alle gambe e si appoggia al braccio sinistro. La capigliatura si dispone lungo il volto in due grossi boccoli laterali ricavati con un esteso lavoro di trapano.

L’opera, che proviene da un’importante collezione romana, è una rara testimonianza della bottega di Isaia da Pisa, scultore principe a Roma prima dell’avvento dei maestri moderni toscani come Mino da Fiesole e i Rossellino, o adriatici come Giovanni Dalmata.

I confronti più stringenti con Isaia da Pisa si possono fare con la lunetta del tabernacolo del corpo di Sant’Andrea nell’antica basilica di San Pietro a Roma, ora conservata nelle Grotte Vaticane. Il modo di panneggiare è analogo e l’ovale del volto quasi sovrapponibile con gli occhi sgranati (con cornea e pupilla incisa), i capelli pettinati in una forma regolare quasi astrattamente decorativa, la bocca e il naso piccoli.

La data di quell’altare, che fu rinnovato tra il 1463-64, è utile per collocare anche la scultura qui offerta che probabilmente apparteneva ad un complesso funerario o a un altare di difficile identificazione dopo che la scultura ha perso l’attributo iconografico che aveva nelle mani.

La fisionomia della figura si avvicina molto a quella delle virtù teologali per la tomba del cardinale Antonio Martinez de Chavez (1448-1450) in San Giovanni in Laterano, rimontate poi da Francesco Borromini nel Seicento.

Alcuni punti di contatto per quanto riguarda lo stile antiquario dei panneggi si trovano anche con l’altare di Eugenio IV e Pietro Bembo (altare degli Orsini) sempre nelle grotte Vaticane, del 1451, dove le pieghe del manto di San Paolo sono affini a quelle della nostra scultura.
Trattativa Privata 
Giuseppe Mazzuoli (attr.)
(Volterra 1644 - Roma 1725)
BUSTO DEL CARDINALE GIOVANNI BATTISTA BUSSI
marmo bianco, cm 92x72x34; completo di base a colonna in marmo, alt cm 105

Bibliografia
I. Faldi (a cura di), “Viterbo segreta”. Opere e oggetti d’arte di collezioni private dal XIII al XIX secolo, cat. della mostra, Viterbo 1983, pp. 32-33 n. 14

Giovanni Battista Bussi (Viterbo, 31 marzo 1657-Roma, 23 dicembre 1726) fu un cardinale, arcivescovo e nunzio apostolico italiano. Sotto il pontificato di papa Innocenzo XII ricoprì, tra il 1698 e il 1706, la carica di internunzio delle Fiandre. Con l’inclinarsi dei rapporti tra cattolici e giansenisti e la nomina nel 1700 di papa Clemente XI, Bussi fu eletto vescovo di Ancona (3 febbraio 1710) e in seguito elevato alla porpora cardinalizia (26 settembre 1712). Nel conclave del 1721, nel quale sarà eletto papa Innocenzo XIII, la sua candidatura fu esclusa per i forti rapporti che aveva con la famiglia del pontefice precedente, in particolare con il cardinale Annibale Albani. L’ Albani riproporrà la nomina di Bussi anche nel conclave del 1724, ma con esito negativo.Il riconoscimento del personaggio effigiato si basa sul ritratto del cardinal Giovan Battista Bussi conservato nel Museo Civico di Viterbo dipinto da Giuseppe Rusca. La somiglianza dei caratteri fisionomici tra scultura e dipinto è evidente, anche se nel busto il cardinale appare in un momento più avanzato della sua vita, e quindi probabilmente posteriore al 1714, anno di realizzazione del dipinto.

Trattativa Privata 
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