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lun 5 - mar 6 Ottobre 2009
Asta Live 156
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Leonardo Grazia

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Leonardo Grazia (Pistoia 1505 Napoli ?) VENERE E AMORE olio su tavola, cm 96x84 Il dipinto è corredato da expertise scritta di Carlo Falciani, in data Firenze 24 aprile 2009 Il dipinto raffigurante Venere e Amore va riferito senza alcun dubbio alla mano di Leonardo Grazia, detto Leonardo da Pistoia. Elementi probanti lattribuzione sono gli incarnati luminosi e traslucidi dove la pelle è quasi trasfigurata in avorio e marmo, e anche le fisionomie delle due figure, o il disegno dellintera opera, memori sia dellapprendistato toscano, sia degli influssi ricevuti durante il soggiorno romano accanto a Giovanni Francesco Penni. Linsieme di tali elementi porta infatti lartista verso forme di ricercata eleganza, che ebbero grande fortuna non solo in patria ma anche a Roma e poi a Napoli. Il dipinto del medesimo soggetto, dove Venere è a figura intera ed Amore è sprovvisto delle ali, che qui aggiungono vigore alla composizione, è conservato a Napoli al Museo di Capodimonte e risale agli anni del soggiorno napoletano di Leonardo Grazia. In quella tavola Venere è raffigurata con una fisionomia quasi identica a quella che appare nel dipinto in esame ed anche il suo corpo ha unidentica astrazione geometrica dei seni e nella cilindrica solidità delle membra. Su Leonardo grazie si dovranno ricordare le poche notizie certe della sua vita: Giorgio Vasari scrive di  detto il Pistoia nella biografia di Giovan Francesco Penni, che gli fu maestro, e ricorda alcune (sue) cose in Lucca e in Roma [dove] fece molti ritratti, et in Napoli per il vescovo dAriano Diomede Carafa, oggi cardinale, fece in San Domenico una tavola della lapidazione di S. Stefano in una sua cappella Si è ipotizzato che Leonardo Grazia abbia compiuto un precoce viaggio a Roma nei primi anni Venti del Cinquecento, giustificando così i precisi riferimenti a Raffaello e a Giulio Romano evidenti in una Madonna col Bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta della Galleria Borghese ma anche a Perin del Vaga nellAnnunciazione di San Martino a Lucca. Egli è poi di nuovo documentato a Pistoia nel 1528, mentre la sua iscrizione alla Compagnia di San Luca di Roma, nel 1534, sembra testimoniare il definitivo distacco dalla città natale. Infine, Leonardo è documentato stabilmente a Napoli a partire dal 1541, dove impianta una fiorente bottega, definendosi orgogliosamente, nel 1546, due anni dopo il pagamento per la grande pala di Altamura in Puglia, 2lo nobile maestro Leonardo Gratia da Pistoia Rispetto allAnnunciazione della chiesa di San Martino a Lucca, databile fra il 1528 e il 1530, dunque fra i due soggiorni romani, o alla tavola della Galleria Borghese con La Madonna, il Bambino, San Giovannino, e Santa Elisabetta, dove Leonardo Grazia trae spunto dalla pala Fugger di Giulio Romano per linvenzione dellarchitettura sul fondo, questo dipinto rivela invece uno svolgimento formale plausibile con una data più avanzata. Sono infatti evidenti i rapporti con opere sicuramente databili agli anni del soggiorno napoletano, come la già ricordata tavola di Capodimonte, o il San Michele Arcangelo della chiesa di Santa Maria del Parto a Napoli, dove una medesima definizione scultorea delle forme, sostenuta da un metallico cangiantismo, che esalta di pari grado la pelle di Venere e le ali di Amore, è ormai lontana dal disegno fermo delle opere lucchesi e dal raffaellismo esplicito delle prime opere romane. Una esecuzione ai primi anni Quaranta, tra la fine del soggiorno romano e linizio di quello napoletano, sembra dunque possibile per questa interessante tavola che offre nuovi spunti per la comprensione delloperato di Leonardo Grazia da Pistoia.