Mobili arredi ed oggetti d'Arte

11 OTTOBRE 2011
Asta, 0104
452

Altobello Melone (Cremona 1490/91-ante 1543) RESURREZIONE DI CRISTO olio su tavola, cm 61x46 sul retro: timbri in ceralacca ed iscrizione C. Morasso Adorno Provenienza: già collezione Morasso Adorno, Genova; mercato antiquario, Roma; collezione Prof. Luigi Grassi e Luciana Ferrara Grassi, Roma; eredi Grassi-Ferrara, Firenze Esposizioni: Mostra di Girolamo Romanino. Catalogo, Brescia 1965; I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, Milano 1985; Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano, Milano 2006. Limportante opera qui proposta è stata resa nota da Luigi Grassi (1913-1995), storico dellarte e professore universitario, e da lui attribuita ad Altobello Melone in unampia ricostruzione sullattività dellartista pubblicata nel 1950. Lattribuzione è stata unanimemente riconosciuta dalla critica successiva e sullartista, importante interprete della cultura artistica cremonese del primo Cinquecento, si sono espressi autorevoli studiosi. Roberto Longhi, già nel 1917, ricordava il pittore come uno dei giovani più moderni ed audaci che contasse nei primi decenni del Cinquecento la pittura dellItalia settentrionale (R. Longhi, Cose bresciane del Cinquecento, in LArte, XX, 1917, pp. 99-114, p. 106), cui hanno fatto seguito importanti contributi tra i quali segnaliamo quelli di Federico Zeri, Ferdinando Bologna e Mina Gregori, fino agli studi più recenti di Alessandro Ballarin e Francesco Frangi. Lopera proviene dalla prestigiosa collezione di Luigi Grassi che acquistò il dipinto sul mercato antiquario romano nel 1942, come già proveniente dalla collezione Morasso Adorno di Genova. La tavola, sempre rimasta nella medesima collezione, viene riproposta in questa occasione sul mercato antiquario dopo oltre sessantanni. Fu Grassi a riconoscere per primo i tratti tipici dellartista evidenziandone il carattere nordico del luminismo altobelliano e lattrazione per la cultura artistica doltralpe. Lo studioso metteva in relazione la Resurrezione con lomonima incisione di Albrect Dü dal ciclo della Grande Passione del 1510, sottolineando loriginalità interpretativa del pittore cremonese che non si era soffermato ad una mera derivazione iconografica. La datazione al 1518, poi anticipata al 1517 da Ballarin, venne proposta da Grassi per via delle strette analogie con la Cattura di Cristo del ciclo di affreschi del Duomo di Cremona. Lopera già esposta e inserita nel catalogo della Mostra di Girolamo Romanino (1965), è stata successivamente presentata con una scheda di Frangi nellesposizione I Campi e la cultura artistica cremonese (1985) in cui la curatrice Mina Gregori definiva lartista come uno degli eccentrici protagonisti dei movimenti anticlassici sviluppatisi in Italia settentrionale (Mina Gregori, Altobello Melone, in I Campi e la cultura artistica cremonese, Cremona 1985, pp. 85-88, p. 87). Il più recente contributo sul dipinto si deve a Frangi per la mostra Romanino: un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano (2006) nel quale lo studioso riafferma le tangenze della tavola con lincisione di Dü e i riscontri stilistici con gli affreschi del Duomo cremonese, collaudati nel 1517 da Girolamo Romanino con cui Altobello, seppur in un momento dintenso dialogo, manifesta una differente ricezione della pittura tizianesca in virtù di una sensibilità formale calligrafica e minuziosa, non priva, in certi brani di una secchezza perfino arcaizzante ben leggibile ad esempio nella statica e ossuta figura del Cristo. Lo studioso inoltre sottolinea leffervescente vivacità della condotta pittorica che, sollecitata dal confronto con larte nordica, si accende in una scrittura appuntita e nervosa, capace di restituire magnificamente i bagliori di luce che scuotono la penombra, infrangendosi in particolare sui metalli crepitanti delle armature dei soldati. Bibliografia: L. Grassi, Ingegno di Altobello Meloni, in Proporzioni, III, 1950, pp. 143-163, tav. CLXXVI, fig. 23; F. Zeri, Altobello Melone: quattro tavole, in Paragone, IV, 39, 1953, pp. 40-44; G. Testori, Inediti del Cerano giovane, in Paragone, VI, 67, 1955, pp. 13-21; F. Bologna, Altobello Meloni, in The Burlington Magazine, XCVII, 629, 1955, pp. 240-250; A. Mezzetti, Dosso e Battista Ferraresi, Ferrara 1965, p. 15; Mostra di Girolamo Romanino. Catalogo, a cura di G. Panazza, Brescia 1965, p. 161, n. 81 bis, fig. 153 bis; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Central and North Italian School, I, London 1968, p. 4; A. Ballarin, La Salomè del Romanino. Corso di lezioni sulla giovinezza del pittore bresciano, dispense del corso universitario, a.a. 1970-1971, Università di Ferrara, Ferrara 1971; I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, catalogo a cura di M. Gregori, Milano 1985, scheda a cura di F. Frangi, n. 1.7.6, pp. 92-93; M.Tanzi, Girovaghi, eccentrici ponentini. Francesco Casella, Cremona 1517, in Brera mai vista, 11, Milano 2004, p. 37; Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano, catalogo a cura di L. Camerlengo, Milano 2006, scheda a cura di F. Frangi, n. 11, pp. 118-119.

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Altobello Melone (Cremona 1490/91-ante 1543) RESURREZIONE DI CRISTO olio su tavola, cm 61x46 sul retro: timbri in ceralacca ed iscrizione C. Morasso Adorno Provenienza: già collezione Morasso Adorno, Genova; mercato antiquario, Roma; collezione Prof. Luigi Grassi e Luciana Ferrara Grassi, Roma; eredi Grassi-Ferrara, Firenze Esposizioni: Mostra di Girolamo Romanino. Catalogo, Brescia 1965; I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, Milano 1985; Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano, Milano 2006. Limportante opera qui proposta è stata resa nota da Luigi Grassi (1913-1995), storico dellarte e professore universitario, e da lui attribuita ad Altobello Melone in unampia ricostruzione sullattività dellartista pubblicata nel 1950. Lattribuzione è stata unanimemente riconosciuta dalla critica successiva e sullartista, importante interprete della cultura artistica cremonese del primo Cinquecento, si sono espressi autorevoli studiosi. Roberto Longhi, già nel 1917, ricordava il pittore come uno dei giovani più moderni ed audaci che contasse nei primi decenni del Cinquecento la pittura dellItalia settentrionale (R. Longhi, Cose bresciane del Cinquecento, in LArte, XX, 1917, pp. 99-114, p. 106), cui hanno fatto seguito importanti contributi tra i quali segnaliamo quelli di Federico Zeri, Ferdinando Bologna e Mina Gregori, fino agli studi più recenti di Alessandro Ballarin e Francesco Frangi. Lopera proviene dalla prestigiosa collezione di Luigi Grassi che acquistò il dipinto sul mercato antiquario romano nel 1942, come già proveniente dalla collezione Morasso Adorno di Genova. La tavola, sempre rimasta nella medesima collezione, viene riproposta in questa occasione sul mercato antiquario dopo oltre sessantanni. Fu Grassi a riconoscere per primo i tratti tipici dellartista evidenziandone il carattere nordico del luminismo altobelliano e lattrazione per la cultura artistica doltralpe. Lo studioso metteva in relazione la Resurrezione con lomonima incisione di Albrect Dü dal ciclo della Grande Passione del 1510, sottolineando loriginalità interpretativa del pittore cremonese che non si era soffermato ad una mera derivazione iconografica. La datazione al 1518, poi anticipata al 1517 da Ballarin, venne proposta da Grassi per via delle strette analogie con la Cattura di Cristo del ciclo di affreschi del Duomo di Cremona. Lopera già esposta e inserita nel catalogo della Mostra di Girolamo Romanino (1965), è stata successivamente presentata con una scheda di Frangi nellesposizione I Campi e la cultura artistica cremonese (1985) in cui la curatrice Mina Gregori definiva lartista come uno degli eccentrici protagonisti dei movimenti anticlassici sviluppatisi in Italia settentrionale (Mina Gregori, Altobello Melone, in I Campi e la cultura artistica cremonese, Cremona 1985, pp. 85-88, p. 87). Il più recente contributo sul dipinto si deve a Frangi per la mostra Romanino: un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano (2006) nel quale lo studioso riafferma le tangenze della tavola con lincisione di Dü e i riscontri stilistici con gli affreschi del Duomo cremonese, collaudati nel 1517 da Girolamo Romanino con cui Altobello, seppur in un momento dintenso dialogo, manifesta una differente ricezione della pittura tizianesca in virtù di una sensibilità formale calligrafica e minuziosa, non priva, in certi brani di una secchezza perfino arcaizzante ben leggibile ad esempio nella statica e ossuta figura del Cristo. Lo studioso inoltre sottolinea leffervescente vivacità della condotta pittorica che, sollecitata dal confronto con larte nordica, si accende in una scrittura appuntita e nervosa, capace di restituire magnificamente i bagliori di luce che scuotono la penombra, infrangendosi in particolare sui metalli crepitanti delle armature dei soldati. Bibliografia: L. Grassi, Ingegno di Altobello Meloni, in Proporzioni, III, 1950, pp. 143-163, tav. CLXXVI, fig. 23; F. Zeri, Altobello Melone: quattro tavole, in Paragone, IV, 39, 1953, pp. 40-44; G. Testori, Inediti del Cerano giovane, in Paragone, VI, 67, 1955, pp. 13-21; F. Bologna, Altobello Meloni, in The Burlington Magazine, XCVII, 629, 1955, pp. 240-250; A. Mezzetti, Dosso e Battista Ferraresi, Ferrara 1965, p. 15; Mostra di Girolamo Romanino. Catalogo, a cura di G. Panazza, Brescia 1965, p. 161, n. 81 bis, fig. 153 bis; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Central and North Italian School, I, London 1968, p. 4; A. Ballarin, La Salomè del Romanino. Corso di lezioni sulla giovinezza del pittore bresciano, dispense del corso universitario, a.a. 1970-1971, Università di Ferrara, Ferrara 1971; I Campi e la cultura artistica cremonese del Cinquecento, catalogo a cura di M. Gregori, Milano 1985, scheda a cura di F. Frangi, n. 1.7.6, pp. 92-93; M.Tanzi, Girovaghi, eccentrici ponentini. Francesco Casella, Cremona 1517, in Brera mai vista, 11, Milano 2004, p. 37; Romanino. Un pittore in rivolta nel Rinascimento italiano, catalogo a cura di L. Camerlengo, Milano 2006, scheda a cura di F. Frangi, n. 11, pp. 118-119.