40 SELEZIONATI DIPINTI DELL'800

199

Giovan Battista Crema

€ 16.000 / 20.000
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Giovan Battista Crema

(Ferrara 1883 - Roma 1964)

PIERROT E LA BALLERINA

olio su tela, cm 90x89

firmato in basso a destra

 

Provenienza

Collezione privata, Bologna

 

Nato a Ferrara il 13 aprile del 1883, Giovan Battista Crema manifestò sin da ragazzo una propensione all'attività artistica contrariamente alle aspirazioni del padre che lo voleva avviare agli studi di legge. Il suo primo maestro fu Angelo Longanesi; a sedici anni si recò a Napoli dove si iscrisse all'Accademia di Belle Arti ed ebbe come insegnante Domenico Morelli, il cui insegnamento segnò il giovane artista. Nel 1902 tornò a Ferrara per poi spostarsi a Roma con la madre dopo la morte del padre, in cerca di fortuna. Per il Crema l'arte moderna aveva il vantaggio di possedere tecniche più avanzate rispetto a quella di epoche precedenti ma dimostrava, a suo parere, la decadenza nel tener troppo in conto tale tecnica e poco il pensiero. L'ambiente romano lo accolse subito: strinse amicizia con Ximenes, Sartorio, Petiti, Mancini, Carlandi e si legò al gruppo dei giovani artisti d'avanguardia: Severini, Boccioni, Balla, Prini, Baccarini e Cambellotti. Il giovane Crema, attratto sin da giovane da un idealismo che discendeva direttamente dal realismo storico del Morelli, con un occhio ai Divisionisti e l'altro ai preraffaelliti, realizzò dipinti d'ambientazione ferrarese con gusto dissimile e talora antitetico, privilegiando sia tematiche pregne di un immaginismo gotico e dannunziano sia di un intimistico rimpianto personale. La stilizzazione divisionista era intanto attenuata sempre più alla ricerca di un ideale equilibrio fra realismo rappresentativo e un simbolismo che troverà una significativa emblematizzazione nel ciclo delle opere sulla Prima Guerra Mondiale. Crema fu nominato ufficiale di fanteria e inviato a combattere nelle trincee attorno a Gorizia. Tornò dal fronte con opere che ben esemplificano la sua dualità stilistica tra il realismo grafico-aneddotico e la carica idealistico-divisionista. Al termine della guerra il Crema elaborò una serie di opere significative che presentò alla Biennale Romana nel 1921, dove l'autore riassunse gli echi stilistici della Scapigliatura lombarda, del grande Previati e del Simbolismo Liberty, ma anche della scenografia e del cartellonismo teatrale del Pananti.

Nel 1922 tenne una grande personale nel palazzo dove era nato, che era poi stato acquistato dal Comune.

Negli anni Venti il Crema, distante dagli esiti dei divisionisti romani quali Noci e Innocenti, divenne invece il paladino di una pittura in cui il divisionismo è intorbidito da una forte connotazione realista, dove la scomposizione ottica spesso è usata soltanto per ottenere effetti decorativi. Negli anni Trenta il tema assoluto è quello dell'agro Laziale, risolto con tagli neo-divisionisti ma con esiti sin troppo illustrativi. Durante la Seconda Guerra Mondiale invece, Crema esprimerà convincentemente le proprie inclinazioni realistiche a contatto con le tragiche motivazioni belliche e i suoi esiti furono poi presentati alla Biennale di Venezia del 1942. La sua freddezza descrittiva riesce ad evitare l'impressione dell'oleografia e del trionfalismo, Crema non evoca mai il gusto di manifesti retorici alla Gino Boccasile. Dopo la guerra s'intensificano i temi a carattere religioso come quelli che esporrà nel 1961 a Livorno tre anni prima della sua morte.

 

(cfr. R. Breda, S. Crema, L'opera pittorica di Giovanni Battista Crema, contributo alla definizione di un catalogo generale, Roma 1994)