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Bottega di Vittore Carpaccio, primo quarto sec. XVI

€ 40.000 / 60.000
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Bottega di Vittore Carpaccio, primo quarto sec. XVI
CRISTO REDENTORE
olio su tavola, cm 29x24
 
Corredato da attestato di libera circolazione
 
L’immagine del nostro Cristo redentore, di chiara derivazione carpaccesca, rappresentato frontalmente a mezza figura nell’atto di benedire e di sorreggere il globo, trae le sue origini dalle decorazioni di cuspidi ed absidi caratteristiche dell’alto Medioevo. Tale motivo iniziò ad essere utilizzato per la devozione privata in tavole di piccolo formato nella pittura fiamminga del Quattrocento e incontrò successivamente, nel tardo Quattrocento e nel primo Cinquecento, grande diffusione a Venezia in particolare grazie agli esempi di Giovanni Bellini e Antonello da Messina.
La nostra opera per l'impostazione frontale del Cristo a mezzobusto trova un valido termine di paragone con il Salvator Mundi e quattro santi di Vittore Carpaccio oggi conservata presso la Fondazione Luciano e Agnese Sorlini di Carzago (Brescia), già passata in importanti collezioni tra cui la Contini Bonacossi di Firenze e la Stanley Moss di Riverdale-on-Hudson, considerata una delle primissime opere dell’artista, eseguita probabilmente alla fine del decennio 1480-90. Simile è il modo di concepire la mano sinistra di Cristo, presa in forte scorcio, e quella destra sorreggente il globo oltre all’evidente semplificazione geometrica delle forme che attestano una chiara ammirazione per le opere di Antonello.
Strette affinità si riscontrano inoltre con il Salvator Mundi di Carpaccio del New Orleans Museum of Art (inv. 61.72), già proveniente dalla collezione Contini Bonacossi (1937) e successivamente Kress collection di New York (1938), databile attorno al 1510.
Più simile al dipinto di New Orleans per la scelta di rappresentare il Redentore senza altre figure stagliato contro un cielo attraversato da nubi, il nostro dipinto presenta tuttavia un’interpretazione in parte diversa, legata nell'impostazione ai modelli più arcaici del Cristo pantocratore e della Maestà e nell'espressione addolcita del volto dimostra una riflessione sul classicismo che a partire da Perugino e Raffaello si era diffuso nella penisola. Nella preziosa tavola si rilevano pertanto alcuni aspetti tipici e ricorrenti nell’iconografia del soggetto come la presenza del nimbo dorato, del panneggio di colore verde che ricade sulla spalla sinistra e la posizione più classica della mano benedicente e di quella che sorregge il globo.
 
Bibliografia di riferimento: P. Humfrey, Carpaccio. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1991, pp. 14-15, fig. 1, 150 fig. 53
 
Per le ricerche e la redazione della scheda di catalogo da noi curata ringraziamo Anchise Tempestini per le preziose indicazioni bibliografiche e riferimenti.
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