Importanti Maioliche Rinascimentali

1 OTTOBRE 2015
Asta, 0046
49

TONDINO

Stima
€ 18.000 / 25.000

TONDINO

CASTEL DURANTE, BOTTEGA DI LUDOVICO E ANGELO PICCHI,1550-1560 CIRCA

Maiolica dipinta in policromia con arancio, giallo, verde, blu, bruno di manganese nei toni del nero, marrone e bianco di stagno.

Alt. cm 4,8; diam. cm 21; diam. piede cm 5,4.

 

Il piccolo piatto ha cavetto profondo, tesa larga e obliqua e poggia su un piede ad anello. La materia è ricca con uno smalto grasso, con vetrina brillante molto lucida sia sul fronte sia sul retro, ed abbondante è l’uso dei pigmenti. Le cavillature allo smalto conseguenti all’abbondanza di materia sono ben visibili sul retro privo di decoro. L’orlo arrotondato è listato di giallo.

La scena dipinta interessa l'intera superficie del piatto senza soluzione di continuità e raffigura il filosofo greco Diogene il Cinico (1). Dopo una vita travagliata visse prevalentemente a Corinto, dove si dedicò a predicare le virtù dell’autocontrollo e dell’autosufficienza abitando all’interno di una botte: fu qui che incontrò Alessandro Magno. Plutarco (2) racconta l’incontro con il re in senso positivo: Alessandro Magno rimase molto colpito dalla grandezza d’animo del filosofo che, per nulla intimorito dalla presenza del re in persona, lo apostrofò dicendogli “spostati un poco dal Sole”, frase che Alessandro ammirò al punto da affermare: "Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene". Ma le versioni sull’episodio sono discordanti: infatti Diogene Laerzio, a differenza di Plutarco, riferisce che Alessandro, irritato dalla mancanza di rispetto, per farsi gioco di lui che veniva chiamato "cane" gli mandò un vassoio pieno di ossi e lui lo accettò non senza avergli mandato a dire che il cibo era degno di un cane, ma il dono non era degno di un re (3).

L'aneddoto fu molto popolare tra gli studiosi medievali, grazie anche alla sua trasmissione attraverso i classici latini (4) e fu spesso raffigurato in maiolica.

La probabile fonte incisoria non è seguita con attenzione: se ne conoscono del resto diverse versioni (5), variamente influenzate dall’interpretazione che gli artisti diedero al personaggio (6).

Nel nostro piatto Diogene è seduto sulla destra, di fronte alla botte in cui vive, ed è assorto nella lettura di un libro appoggiato per terra; accompagna con la torsione del busto il gesto del braccio destro che indica un libro con un sottile bastone. Di fronte a lui appaiono tre personaggi in abito da soldato, che supponiamo essere Alessandro Magno e il suo seguito: in questo caso l’autore pare discostarsi dai modelli canonici che derivavano dalle incisioni e sembra interpretare liberamente l’episodio. Sullo sfondo compare il consueto paesaggio marino con una grande città marittima che segna l’orizzonte e dietro la quale s’innalzano alcune montagne.

Lo stile e le modalità pittoriche sono quelle tipiche della Bottega di Ludovico e Angelo Picchi, cui abbiamo già accennato nelle schede che precedono (lotti 46-48) (7): anche lo stesso personaggio, inserito in un contesto differente, compare dipinto in una crespina del Museo Cristiano di Brescia (8).

L’episodio è spesso raffigurato in maiolica ed ebbe grande successo anche nella bottega durantina, come per esempio nel caso del grande piatto delle Raccolte di Arti Applicate del Castello Sforzesco di Milano (9), nel quale il filosofo è dipinto in posa analoga, seppur in modo scenografico, data la dimensione del supporto che ha consentito al pittore di disporre la scena su una scala più vasta e con maggior numero di personaggi e dettagli.

Altri esempi su come la bottega impiegasse il soggetto ci derivano dai già citati piatti del Servizio Sapiens, di cui uno conservato al Victoria and Albert Museum mostra una differente disposizione al centro del piatto, ma decise affinità stilistiche nella resa dei personaggi, ed infine quello del Museo di Pesaro (10).

 

1 Nato a Sinope sul Ponto (404 c.-320 c. a.C.) e giunto ad Atene verso il 340, detto il Cinico.

2 PLUTARCO, Vite Parallele, XXXIII, 14.

3 DIOGENE LAERZIO, Le vite dei filosofi, VI, 20 e segg.

4 Nel Rinascimento l’identità di Diogene detto il Cinico non era del tutto definita, ed era spesso confuso con Diogene di Apollonia, un fisico della scuola ionica vissuto un secolo prima. Lo stesso Sant’Agostino nel De civitate Dei (VIII 2) afferma che ebbe una grande fortuna in ambiente umanistico.

5 Per esempio il Diogene derivante da una invenzione del Parmigianino incisa da Ugo Carpi, negli anni 1526-1527 (Collezione Malaspina Pavia, inv. 01001703 cartella II 57) di cui ne esiste anche una con varianti di Caraglio (BARTSCH XV, p. 94 n. 61).

6 Una fra tutte: il filosofo fu celebrato in arte nella stanza della Segnatura di Raffaello, coricato sui gradini, e divenne un’icona nell’arte rinascimentale.

7 La famiglia Picchi è documentata a Castel Durante (oggi Urbania) già nella seconda metà del XIV secolo. Nel Quattrocento le loro occupazioni variano dal commercio del guado alla lavorazione delle scarpe e alla ceramica. La presenza dei Picchi a Pesaro nella seconda metà del Quattrocento testimonia il contributo primario del centro adriatico per la maturazione e gli sviluppi della lavorazione della maiolica. Ludovico di Giorgio nel 1491 apre una vaseria a Castel Durante, nella quale operano vari pittori. Il figlio di Ludovico, Giorgio Picchi il vecchio, sarà l’erede di questa tradizione d’arte (LEONARDI-MORETTI 2002).

8 Inv. NC57, in BERNARDI 1980, n. 3.

9 GHERARDI-FIOCCO in AUSENDA 2000, pp. 259-261.

10 MANCINI DELLA CHIARA 1979, n. 207.