Importanti Dipinti Antichi

16 APRILE 2014

Importanti Dipinti Antichi

Asta, 0039Part 1
FIRENZE
Palazzo Ramirez- Montalvo
ore 15.30
Esposizione

FIRENZE
dal 11 al 14 aprile 2014
orario 10-13 / 14– 19
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   700 € - 100000 €

Tutte le categorie

121 - 150  di 165
143

Telemaco Signorini

(Firenze 1835 - 1901)

VEDUTA DI RIOMAGGIORE                                                     

olio su tela, cm 23,5x36                                                 

firmato in basso a sinistra: Signorini                                    

 

Lotto dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del 42/2004, con D.D.R. 05/01/1991    

                                                             

Il dipinto doveva trovarsi da tempo a Firenzuola e probabilmente fu lasciato in dono a qualcuno del luogo dallo stesso Signorini quando nel 1889-90 si recò a Pietramala, poco distante da Firenzuola. Del quadro si conoscono anche due disegni preparatori uno dei quali firmato T. Signorini e datato agosto 1881 (cfr. Telemaco Signorini, Riomaggiore, Firenze 1942, disegni nn. 31 e 55). Il dipinto è stato recentemente rintracciato nella Casa di Riposo della "SS. Annunziata" di Firenzuola, e, previa autorizzazione concessa dal Ministero in data 2-2-1978, fu venduto al precedente proprietario, al quale fu notificato in data 21 giugno 1978.                          

           

Cfr: Telemaco Signorini, Veduta di Riomaggiore in Stair Sainty Matthiensen, The Macchiaioli, Tuscan painters of the Sunlight, New York, marzo - aprile 1984, p. 77, n. 26

                                                              

Stima   € 50.000 / 70.000
Aggiudicazione  Registrazione
148

Giovanni Fattori

(Livorno 1825 - 1908)

ORTO COLONICO                                                             

olio su tavoletta, cm 13x28,5                                             

firmato in basso a destra                                                 

sul retro: titolato e recante cartiglio Firenze Milano Impresa di vendita 

Luigi Battistelli Vendita Checcucci / Sig. Galli                           

                                                                          

Bibliografia:

Le cento opere di Giovanni Fattori della collezione Mario Galli, catalogo

dell'asta, Galleria Scopinich, Milano 1928, n. 16

 

Esposizioni:

Mostra Fattoriana, Firenze 1925                          

                                                                          

L’opera è appartenuta a Mario Galli, storico collezionista dell’opera di Giovanni Fattori.

Nella recensione sui dipinti esposti alla mostra Fattoriana (Firenze, 1925) il critico Cipriano Giacchetti su il Nuovo Giornale (28 novembre 1925) scriveva: [...] La sala più significativa, quella che dimostra la potenza di Fattori precursore, che ricorda e supera i più celebrati esempi della scuola francese del tempo, è la sala ultima, dove Mario Galli espone la sua raccolta. Piccoli quadri ove la sintesi massima e l’espressione più efficace si rilevano con la massima semplicità e staremo per dire purità di mezzi. Qui non c’è da fare distinzioni perché tutto è di prim'ordine [...]

Stima   € 35.000 / 45.000
Aggiudicazione  Registrazione
157
Stima   € 12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
162

Pieretto Bianco

(Trieste 1875 - Bologna 1937)

LO SCIALLE SPAGNOLO

olio su tela, cm 230x111

firmato in basso a destra e datato: "Roma 1922 24 35"

sul retro: firmato e datato "Roma 1924 35"

 

Esposizioni:

Mostra Italiana di Birmingham

 

Pieretto Bianco (vero nome Pietro Bortoluzzi), allievo di Umberto Veruda, si formò nell’ambito delle prime Biennali Veneziane, in contatto con i maggiori critici e pittori del tempo (da Ugo Ojetti a G. A. Sartorio).

Allo scoppio della I° guerra mondiale Pieretto Bianco partì per New York, dove divenne scenografo al Metropolitan Opera Theatre. Qui strinse fraterna amicizia con il famoso tenore Caruso.

Nel 1921 rientrò in Italia con un contratto per realizzare scenografie al teatro La Scala di Milano.

Nel 1922 si trasferì a Roma, partecipò alla “Secessione”, fornendo i cartoni per i mosaici del Mausoleo di Villa Doria Pamphili, e continuò la sua carriera di scenografo al Teatro dell’Opera di Roma.

La sua capacità di comporre in grande va oltre gli abituali confini del lavoro teatrale: l’artista dipinge con tratti incisivi carichi di colore, ma la sua creatività necessita di sempre nuovi stimoli con l’obiettivo mirato di raggiungere sorprendenti risultati.

Anche per questo si reca in Spagna in occasione della realizzazione scenica della Conchita di Riccardo Zandonai (1930). Là studia il folklore del paese iberico.

L’opera di Pieretto Bianco è una miscela di elementi: colore, luminosità, calore, realismo, tutti assemblati con grazia ed eleganza, come in questo Scialle Spagnolo (o Manton de Manila, nome che gli spagnoli danno ai loro scialli tradizionali), che nell’immaginario esotico si associano soprattutto al Flamenco ed ai movimenti delle Bailaora, che vengono resi ancora più sensuali dal volteggiare dello scialle.

Molto verosimilmente il nostro dipinto, iniziato nel 1922/24, fu portato a termine nel 1935, dopo che l'artista aveva eseguito le scenografie della Carmen di Bizet (Roma, Teatro dell’Opera 1934).

Stima   € 15.000 / 25.000
163

Giovan Battista Naldini

(San Giovanni Valdarno 1897 - Firenze 1981)

BAGNANTE AL SOLE

scultura in bronzo, cm 103x 50, alt. cm 43

firmato e datato Firenze 1970

 

Giovan Battista Naldini sin da giovanissimo preferì non seguire gli studi scegliendo di andare subito a bottega, così che appena dodicenne, lavorava già da uno dei marmisti di via Benedetto da

Maiano, a Firenze.

Qui fu notato dallo scultore Alimondo Ciampi da San Mauro che lo prese come apprendista: le affinità tra il maestro e l’allievo, furono tantissime, non solo per il modo di comporre e modellare,

ma anche per la scelta dei temi e gli ambiti operativi, avvicinati da una comunione di pensiero spirituale nei confronti della vita e dei sentimenti. Naldini collaborò con Ciampi sino alla morte di questi nel 1939 e partecipò, a partire dal 1926, alle mostre regionali e nazionali e numerose sono le sue opere nelle città toscane.

Per quanto riguarda la formazione stilistica, la conoscenza della tradizione figurativa classica segna l’intera attività del Naldini: a bronzetti arcaici, greci o etruschi sembrano ispirarsi i piccoli Nudi femminili in postura da Venere pigramente sorgente dalle acque o con le braccia mancanti, come se la figura fosse appena uscita da uno scavo, frammento ritrovato di una trascorsa era.

La bagnante al sole del 1969 raffigura una bella donna assopita, inconsapevole dell’attraente forma della sua nudità, ma fisicamente concentrata nel godere appieno il benessere regalatole

dall’abbraccio del calore solare, connotata di solarità mediterranea, libera da ogni carattere ritrattistico e ogni attributo narrativo.

 

Per un esemplare della stessa scultura in gesso patinato cfr: Giovan Battista Naldini scultore (1897-1981), Bagno a Ripoli 2003, p. 17, n. 3

Stima   € 10.000 / 15.000
164

Vittorio Matteo Corcos

(Livorno 1859 - Firenze 1933)

FRAGILITA'!

olio su tela, cm 101x80

firmato e datato 96

 

L'opera è corredata da attestato di libera circolazione, n. 5117 rilasciato in data 28/02/2014

 

Un'incisione di Ernesto Mancastroppa e Alfredo Zanoboni tratta dall’originale di Corcos e pubblicata su “L'Illustrazione italiana” il 19 gennaio 1902 permette di conoscere il titolo del dipinto: Fragilità! Non era d’altronde la prima volta che sul periodico a cadenza settimanale comparivano opere del pittore livornese di nascita che, dopo aver approfondito la sua educazione artistica prima presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze poi a Napoli, si era trasferito a Parigi per rientrare in patria stabilendosi nella città del giglio nel 1886. Furono infatti riprodotte circa una quindicina di opere a partire dal 30 giugno 1889 quando fu stampata l’incisione di un dipinto con un’iconografia simile a quella in esame, La brocca rotta, che a sua volta rimandava ad un quadro di Jean-Baptiste Greuze (Tournus 1725 - Parigi 1805) di analogo soggetto, oggi conservato al Louvre. Con una non troppo velata punta di malizia nella rubrica dedicata alle Belle Arti ci si interrogava sul ripetersi di simili “disastri alle donnine di Corcos” (1902, p. 60), paragonandole alle graziose signore protagoniste delle brillanti farse di Eugène Labiche (Parigi 1815-1888), autore tra l’altro di Un chapeau de paille d’Italie. Di un dipinto del 1893, sempre del pittore italiano, Le favori, ove una fanciulla si trastulla con un cagnolino, avevano il copyright “Boussod, Valadon & Cie”, ovvero dal 1884 gli eredi di Goupil. Come quello, dunque, anche il nostro dipinto sembra probabile fosse destinato al mercato francese, per di più la tela porta impresso sul verso un timbro attestante la sua provenienza parigina (FOURNITURES GENERALES POUR ARTISTES / F.ALEXANDRE / 26 / boul.d des batignolles / PARIS / ENCADREMENTS). Seduta la giovane donna volge a noi il volto con l’ovale delicato incorniciato da ciocche ribelli ove lo sguardo seducente e le labbra tumide rendono esplicito il punto esclamativo del titolo. “Carni di rosa” (Ibidem) candide, turgide nel seno scoperto e tornite nel braccio mollemente appoggiato in grembo, svolazzi di tulle dalle tonalità delle nuvole e della cipria e di seta frusciante color dell’avorio. Un vero pezzo di bravura è la coppa, una kylix di finissima porcellana di Sèvres, ove l’oro dei racemi vegetali, delle anse modernamente all’antica e del piede con in evidenza la rottura, la perdita, riluce sul blu intenso del corpo del vaso. Ad una maldestra e forse antica pulitura (l’incisione infatti sulla rivista è per così dire tagliata a filo del vaso) è da imputare la superficiale abrasione della pellicola pittorica nel fondo sul lato sinistro del dipinto; neppure la data è stata risparmiata: anche se poco leggibile il ‘96 trova comunque conferma nella produzione degli anni Novanta cui sopra si faceva riferimento, in particolare poi sarà da ricordare che fu proprio quello l’anno che decretò il successo di Sogni (Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma) per il quale ancor oggi Corcos è noto ai più.

Ilaria Taddei

Stima   € 35.000 / 45.000
Aggiudicazione  Registrazione
165

Giovanni Boldini

(Ferrara 1842 - Parigi 1931)

RITRATTO DI CLÉO DE MÉRODE

pastelli su carta riportata su tela, cm 55x46

reca il cachet dell'atelier in basso a sinistra

sul retro: iscrizione autografa "N. 44, inv. at. Boldini/Boldini Cardona 1931" ed etichetta Mostra Galleria Borromini, Como, 2 dicembre-2 gennaio 1945, traccia di altra etichetta di Galleria Parigina.

 

Il dipinto qui presentato, carico di tensione e armonia, fu eseguito dall’artista con le tonalità della sua Parigi, dove il nostro pittore attinge come da un’inesauribile miniera, dove vive la passione con sincero coinvolgimento.

La spontaneità del dipinto, viene sottolineata dalla tecnica del pastello che oltre alla morbidezza del tocco, unitamente alla velocità del gesto, fa dissolvere l’immagine.

La ritratta Cléo De Mérode, stella dell’Opéra (identità confermata anche dal cartiglio al retro) fu molto cara al Boldini, tanto che l’artista trattenne il ritratto nel suo studio di 41 Boulevard Bethier, sino alla morte.

La bella danzatrice dell’Opéra di Parigi, rinomata per la sua bellezza e per essere stata legata al re Leopoldo II del Belgio, fu musa ispiratrice di importanti artisti, lo scultore Alexandre Falguiere, che la ritrasse nuda in una statua ora nella collezione del Musée d’Orsay di Parigi, e Romain de Tirtoff, in arte Erté, che nelle sue memorie la ricorda così: […] Cléo De Mérode era la distinzione personificata: la sua bellezza era di una delicatezza estrema. Mai ho visto un profilo più perfetto […]. Cléo De Mérode, danseuse de l’Opéra […] deliziava le platee con i suoi armonici volteggi […] (Cfr. D. Cecchi in: Boldini, Torino 1962, p. 169).

Stima   € 16.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
121 - 150  di 165