SFERA CON SFERA. IL MONDO NUOVO DI POMODORO

Nella vendita del 22 giugn, oltre ad altre importanti presenze come Fontana, il catalogo annovera diverse opere di Arnaldo Pomodoro, su tutte spicca un'importante SFERA CON SFERA del 1991, valutata 100.000/200.000 euro, che è la versione ridotta di quella posta di fronte al Palazzo di Vetro, le sede dell’ONU a New York.

La sfera di Pomodoro nella Grande Mela
Tutte le volte che capita a New York Arnaldo Pomodoro rivive il brivido della folgorazione. Infatti, si deve a una visita al Moma, alla saletta dedicata a Brancusi, il suo passaggio dai rilievi in metallo al tutto tondo. È del 1963 la prima “sfera”, da leggersi emozionalmente come simbolo di un mondo corroso sotto la patina della lucida perfezione, storicamente inciso da una misteriosa scrittura cunciforme. Ed è proprio di una sua “sfera” o, meglio, di una sua evoluzione rappresentativa, della “Sfera nella sfera”, che vogliamo, parlare oggi perché quest’opera così tipica della sua arte, installata sabato scorso, verrà inaugurata ufficialmente giovedì dopodomani, nel piazzale antistante il Palazzo dell’O.N.U. dopo un iter irto di difficoltà e di imprevisti. La vicenda ha inizio nel 1994, quando Boutros-Gali, in occasione di una venuta a Roma, si reca in Vaticano dove ha modo di ammirare nel cortile della Pigna la grande “Sfera con sfera” in bronzo di quattro metri di diametro collocata nel 199’0 e pensa che una scultura di quel tipo potrebbe dimorare nella sede delle Nazioni Unite in occasione del cinquantesimo anniversario della sua istituzione. Ne parla con Pomodoro, che si dimostra ben lieto di una così prestigiosa opportunità.
Per le spese si possono usare i 600.000 dollari messi a disposizione della fondazione del premio Nobel. Ma il progetto, che prevede un globo di cinque metri di diametro, abbisogna per il compimento di una cifra più consistente atta a coprire le spese di fusione, di trasporto e della messa in loco: ”Per me non chiedevo alcun compenso”, ricorda Arnaldo, “sentendomi già ripagato dall’alto onore che mi veniva concesso”. Il compito di reperire altri fondi passa all’allora ministra degli Esteri Martino, ma le cose si arenano e neppure l’avvento del governo guidato da Dini favorisce lo sbocco felice della vicenda. Nel frattempo i soldi del Nobel trovano un’altra sistemazione. Tutto sembra perduto. Invece all’inizio di quest’anno il discorso riprende grazie all’intervento di un gruppo di sponsor e all’interessamento del Ministero degli Esteri: “Sono stato convocato dal Capo di Gabinetto del Ministero degli Esterni, l’ambasciatore Umberto Vattani, dopodiché sono volato a New York dall’ambasciatore Paolo Fulci per definire i dettagli”, sospira soddisfatto e stremato il Maestro nel mostrarmi il biglietto ufficiale con cui Lamberto Dini invita le personalità a presenziare alla consegna di questo “dono dell’Italia alle Nazioni Unite”.
La “Sfera nella sfera”, che si specchia nell’acqua al cospetto del Palazzo di Vetro, significa un mondo nuovo e intatto che nasce da un guscio ferito, in via di consumazione, secondo gli obiettivi e le speranze del luogo che va a sottolineare. È un bel ritorno di Pomodoro a New York, “un grande ring dove ci si può confrontare, quel ring che una volta era Parigi”, dopo aver lasciato un primo significativo segno della città con una “Grande sfera” realizzata nel 1966-67 e inserita nella Nathan Cumming’s Plaza, di fronte a Mount Sinai Hospital. Quello di oggi è il perfetto coronamento di un percorso monumentale che, cogliendo qualche esempio fuori del nostro Paese, lo contraddistingue a Mosca, a Dublino, A Darmstadt, a Copenhagen, a Los Angeles, a Caracas, a São Paulo, a Honolulu, a Tokyo, a Brisbane, a Melbourne…
E che questo sia per lui un momento felice e travagliato lo si deduce anche dall’apertura a Rozzano, alla periferia di Milano, della sua fondazione situata in una ex fabbrica di viti, capace di ospitare il percorso completo del suo lavoro, che guarda ormai da vicino il mezzo secolo, e un laboratorio. Sarà anche sede di mostre, di dibattiti e di iniziative connesse all’attività dei giovani artisti. Tale ulteriore capitolo, che si apre il 18 dicembre esaurisce un lungo tentativo, avviato negli anni Settanta, di donare a un Comune Italiano le sue opere. Ma a parte l’offerta di una sala del Musei di Rimini e l’accoglienza di un gruppo di sculture e disegni del periodo 1956-60 nel Centro Studi e nell’Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, ci si è fermati, come succede troppo spesso in tali frangenti, ai buoni propositi. Così Arnaldo Pomodoro ha deciso di fare da sé, col concorso finanziario Banca Commerciale Italiana e con la collaborazione dell’amico architetto Pier Luigi Cerri, che ha firmato il progetto.

Di Luciano Caprile
Novembre 19, 1996, “Il Secolo XIX”.