MAIOLICA RINASCIMENTALE E PORCELLANA

Il dipartimento di Porcellane e Maioliche di Pandolfini apre questa sua nuova stagione con l’asta del 19 aprile che, come sempre costruita su un’attenta selezione, propone un catalogo vario e ricco con pezzi che vanno dal Rinascimento fino al più raffinato Settecento.

 

Il Secolo dei Lumi è presente con opere prestigiose e assai rare come il magnifico PIATTO di manifattura Meissen databile al 1730-1735 che presenta confronti solo nelle principali collezioni del genere. Decorato con il motivo ricco di simbologie orientali kakiemon unito a un motivo che simula una stoffa il piatto è proposto con una stima di 5000/7000 euro.

Anche le maioliche settecentesche sono molto ben rappresentate con opere di diverse manifatture, in particolare Pandolfini è lieta di poter nuovamente portare all’attenzione del mercato e dei collezionisti i lavori di manifattura pavese, oggetto di una grande riscoperta da parte degli studiosi del settore.

Su tutti segnaliamo uno splendido e grande PIATTO con tesa a rilievo e base apoda convessa, decorato al centro del cavetto con due viandanti e un paesaggio montuoso che si apre dietro una quinta architettonica. La marca “A F con palme incrociate e corona” conferma la paternità ad Antonio Africa per le manifatture pavesi a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, la stima è di 1.500/2.000 euro.  

 

Tra le opere più antiche si distinguono un’interessante e inedita coppia di albarelli con ritratto femminile e decoro minore alla porcellana opera di una bottega derutese del secolo XVI, ognuno in catalogo con la stima di  7.000/10.000 euro.

Mentre, è di 20.000/30.000 euro la valutazione di un’inedita coppa emisferica su alto piede, istoriata con una scena raffigurante ”Susanna e i vecchioni”, arricchita sul retro da un cartiglio con sigla”.S. ;.S.“, databile al 1540 circa e ascrivibile a una bottega urbinate.

Infine, uno splendido e raffinatissimo piatto di maiolica con decoro a vaghezze e gentilezze e tocchi di bianco di stagno su fondo berettino azzurro con, al centro del cavetto, un emblema araldico probabilmente della famiglia Della Rovere. Il piatto, attribuibile alla bottega Bergantini attorno al 1530 circa, è in catalogo per la cifra di 8.000/12.000 euro.