DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO

Dal 9 al 12 febbraio nei saloni della sede di Palazzo Ramirez-Montalvo, Pandolfini espone le opere che costituiscono i ricchi cataloghi delle due aste in programma il 13 e il 14 febbraio dedicate rispettivamente ai Dipinti dall’Alta Epoca al XX secolo e ai Libri, Manoscritti e Autografi.

 

Anche nel 2017 Pandolfini si è confermata leader italiana per il mercato dei dipinti antichi, un risultato ottenuto con una serie di lotti eccellenti inseriti in cataloghi di prestigio come “Capolavori da Collezioni Italiane” e “Opere di eccezionale valore storico-artistico” che hanno portato alla vendita di un’opera al MiBAC e una alla Galleria degli Uffizi, Museo che ha acquisito anche un secondo dipinto nell’asta autunnale del dipartimento. Quest’ultima aggiudicazione è emblematica dell’alto livello espresso in tutti i cataloghi del dipartimento, compreso quello dedicato a Dipinti e Sculture dal XVI al XX secolo che inaugura la stagione di vendite del 2018.

Dall’Alta Epoca al Novecento i dipartimenti, Antico e Ottocento, offrono un’ampia scelta per numero di lotti, generi e scuole pittoriche.

 

Per quanto riguarda l’antico segnaliamo, fra le tante opere in catalogo, un dipinto su rame con un originale soggetto, l’Allegoria del Tempo che conduce Amore, eseguita da Giuseppe Maria Mitelli, nella sua meno conosciuta veste di pittore, la cui stima è di 5.000/7.000 euro.

Notevole e al contempo rara è la Veduta di Fontebranda, una delle più antiche fonti della città di Siena, sovrastata dalla maestosa chiesa di San Domenico. La tela si riconduce alla bottega di Pandolfo Reschi, pittore di origine polacca ma attivo a Firenze nella seconda metà del Seicento, ed è stimata 15.000/20.000 euro.

Ci spostiamo nel nord Italia con l’Annunciazione firmata e datata 1590 da Pier Maria Bagnatori detto il Bagnadore - in catalogo con una stima di 15.000/20.000 euro - dove la dettagliata veduta del castello di Brescia visibile al centro della composizione, sottolinea la valenza civica dell’opera, commissionata per essere posta sopra il portale cinquecentesco della Loggia dei Priori della città lombarda.

 

 

 

 

Di soggetto religioso è anche la tela di Ottavio Vannini che interpreta tra sensualità e penitenza Maria Maddalena con la tipica componente seduttiva della pittura fiorentina seicentesca, il cui valore è di  4.000/6.000 euro.

Mentre è di 12.000/18.000 euro la valutazione della curiosissima Scena di interno con cucina, firmata e datata 1659, del pittore tedesco Franz Rösel von Rosenhof (12.000/18.000 euro), che dispone in ripido scorcio tutta una serie di vettovaglie con la meticolosità del naturalista.

In ultimo ma per questo non meno interessante il catalogo comprende un cospicuo nucleo di pittura fiamminga dal Cinquecento al Settecento.

 

La parte di vendita dedicata all’Ottocento prevede circa 90 lotti di opere di scuola italiana che vanno dai primi del XIX secolo ai primi del XX, con certi nuclei più cospicui come quello che annovera alcuni degli artisti che più facilmente incarnano, nell’immaginario comune, l’Ottocento toscano.

Non mancano opere di scuola lombarda come napoletana e qualche esempio internazionale, ma su tutto è importante segnalare la presenza di due opere di Francesco Lojacono, l’artista palermitano del quale i suoi conterranei scrissero nel 1909: “…Prima di Francesco Lojacono, in Sicilia il paesaggio non esisteva.”

La prima delle due opere in catalogo è il bellissimo inedito la serenata, un olio su tela di grandi dimensioni che per tradizione orale si dice provenire direttamente dal Circolo Artistico di Palermo. Questo dipinto che ancor più di altri spiega come spesso Lojacono sia stato definito “ladro del sole” sarà posto in vendita con la stima di 40.000/60.000 euro.

Luce e sole li ritroviamo a illuminare lo specchio d’acqua di palude al centro dell’altro dipinto, STUDIO DI TRAMONTO, un olio su tela più piccolo del precedente in catalogo per la cifra di 7.000/10.000 euro. Quest’opera oltre ad essere stilisticamente molto vicina a un altro studio conservato alla Civica Galleria di Arte Moderna di Palermo, è anche considerato, come scrive la vedova a tergo della tela, l’ultimo dipinto di Lojacono eseguito nell’aprile del 1915.