Pier Dandini
(Firenze, 1646 - 1712)
VENERE E ADONE
olio su tela, cm 168x138
VENUS AND ADONIS
oil on canvas, 168x138 cm
Provenienza
Casalmaggiore, Galleria D’Orlane.
Bibliografia
S. Bellesi, Catalogo dei Pittori Fiorentini del '600 e '700, Firenze 2009, I, p. 124; II, p. 201, fig. 424.
La maggior parte delle notizie sulla vita del pittore fiorentino Pier Dandini (1646-1712) si attingono dalla biografia scritta intorno al 1725-1730 da Francesco Saverio Baldinucci.
Come sottolineato dalla critica, in età giovanile dovette svolgere un viaggio di studio a Venezia, toccando anche Modena, Parma e Bologna ed entrando in contatto con le opere di Veronese, Tiziano, Correggio e i Carracci. Il suo colorismo si sviluppò anche in funzione di questa esperienza e allo studio delle opere di questi grandi maestri.
A Firenze, il Dandini ricevette delle prestigiose commissioni: dal 1681 al 1696 fu chiamato, per esempio, dal principe Ferdinando, figlio del granduca Cosimo III, a decorare la villa di Pratolino; nel 1690 lo stesso Granduca gli commissionò gli affreschi con l'Allegoria della Toscana nel soffitto della sala degli autoritratti degli Uffizi (non più esistente). Anche altri membri della famiglia granducale si avvalsero del pennello di Dandini: la granduchessa Vittoria a Palazzo Pitti e al Poggio Imperiale e il cardinale Francesco Maria nella villa di Lappeggi; anche altri illustri protagonisti dell'aristocrazia fiorentina videro nel pittore il perfetto artista a cui commissionare affreschi e pale d'altare. Nel 1695 il principe Corsini, poi il marchese Ginori, gli Orlandini e il marchese Feroni.
Al di là quindi del numero di opere ancora superstiti, Pier Dandini emerge come uno dei pittori più richiesti e di maggior successo nella Firenze di fine Seicento e inizio Settecento.