Maestro di Baranello
(attivo a Napoli e a Roma nel corso dei primi decenni del XVII secolo)
PROMETEO
olio su tela, cm 122x172
PROMETHEUS
oil on canvas, 122x172 cm
Bibliografia
G. Papi, Il Maestro di Baranello, fra Salini e Napoli, in "Bullettin de l'Asociation des Historiens de l'Art Italien", 17, 2011, pp. 10-23.
Il Maestro di Baranello è un pittore anonimo identificato da Gianni Papi a partire dall’Ecce Homo conservato nella chiesa di San Michele Arcangelo a Baranello. Al catalogo di questo artista sono state successivamente attribuite una serie di opere che in precedenza erano assegnate a Tommaso Salini. Tra queste si ricordano, ad esempio, la tela con i Quattro Santi Coronati, conservata al Museo di Roma (già attribuita a Orazio Riminaldi; cfr. I. Colucci, I Santi Quattro Coronati, nelle vicende artistiche della confraternita dei marmorai, in “Bollettino dei Musei Comunali di Roma”, XVII, 2003, pp. 162-186), l’Amore vincitore presso la Galleria del Castello di Praga, e Dedalo e Icaro della collezione Koelliker.
In questo nuovo gruppo di opere, Papi includeva anche la tela allora inedita con Prometeo, oggetto della presente discussione, e descriveva così l’attività del pittore: “Guardata con occhi senza pregiudizi, la personalità per ora anonima che emerge da tutti questi dipinti ha realmente caratteristiche che la collocano in una posizione intermedia fra Roma e Napoli”.
Approfondendo la definizione e lo studio del percorso artistico del Maestro di Baranello, si possono effettivamente notare elementi che richiamano l’ambiente pittorico napoletano, con riferimenti a Carlo Sellitto, Filippo Vitale e Paolo Finoglio (o Finoglia). Tutto conferma che il pittore dovette avere contatti significativi con la pittura partenopea dei primi decenni del Seicento. Accettando inoltre l’attribuzione della tela con i Quattro Santi Coronati, bisogna considerare anche un suo passaggio a Roma, dove ottenne questa importante e prestigiosa commissione.