Carlo Dolci
(Firenze, 1616 - 1686)
MARTIRIO DI SANT'ANDREA
olio su tela, cm 124,5x99,5
MARTYRDOM OF SAINT ANDREW
oil on canvas, 124.5x99.5 cm
Esposizioni
I Grandi Maestri del Barocco a Noto, Noto, Convitto della Arti, 7 aprile - 29 ottobre 2023;
I Grandi Maestri del Barocco e Caravaggio, Mondovì, ex Chiesa di Santo Stefano, 14 dicembre 2023 - 1 maggio 2024.
Bibliografia
S. Bellesi, Studi sulla pittura e sulla scultura del '600 -'700 a Firenze, Firenze 2013, pp. 60-61;
A. Bellesi, S. Bruno, in Carlo Dolci. Firenze 1616-1687, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina, 30 giugno - 15 novembre 2015), a cura di S. Bellesi, A. Bisceglie, M. Gregori, Livorno 2015, pp. 33-55, pp. 202-205;
M. Gregori, in Inedita Quadreria. Catalogo generale dei dipinti della collezione di Intermidiart, Marsala 2021, pp. 28-29;
S. Benassai, in I Grandi Maestri del Barocco a Noto, catalogo della mostra (Noto, Convitto della Arti, 7 aprile - 29 ottobre 2023), Napoli 2023, pp. 36-37;
S. Benassai, in I Grandi Maestri del Barocco e Caravaggio, catalogo della mostra (Mondovì, ex Chiesa di Santo Stefano, 14 dicembre 2023 - 1 maggio 2024), Torino 2023, pp. 36-37.
Si riporta qui di seguito un estratto di un expertise di Sandro Bellesi datato 2013.
"L'opera, selezionata su un'esclusiva gamma cromatica ricca di preziosi effetti di smalto accentuati con suggestione dai magnetici e vibranti passaggi di luce e ombra, presenta una scena religiosa indagata con poetica sensibilità interpretativa e formulata con un gusto descrittivo di timbro dichiaratamente scenografico. protagonista di questo accorato teatro sacro è sant'Andrea, uno dei dodici Apostoli, molto venerato negli edifici di culto fino dalla prima età cristiana.
[...] Ricco di empatica spiritualità il dipinto, apprezzabile anche per la cura dei dettagli, presenta il martire, alonato da una abbagliante luce paradisiaca, in atto di essere spogliato dalle sue vesti da un carnefice, mentre tre sgherri sono intenti a innalzare la croce all'interno di buche scavate appositamente nel terreno. Grande risalto viene dato al cielo, definito con intense tonalità acquamarina e solcato da tenui nubi madreperlacee, che pongono magneticamente in risalto i contorni delle mura cittadine, in parte diroccate, e le sagome quasi taglienti degli sgherri, della scala e della croce.
La strabiliante qualità pittorica, l'esclusiva selezione cromatica, la raffinatezza dell'impaginato scenico e l'analitica definizione delle figure (quasi bloccate in un'istantanea fotografica) consentono di poter assegnare l'opera al catalogo autografo di Carlo Dolci, protagonista indiscusso della grande stagione artistica del Seicento fiorentino, tuttora molto apprezzato a livello internazionale.
Nato nel capoluogo toscano nel 1616, il Dolci fu educato in giovanissima età allo studio della pittura nell'atelier di Jacopo Vignali, maestro che seguì con attenzione i suoi progressi. Già dalla fine degli anni venti, l'artista, da vero enfant prodige, dette prove di abile fantasista nell'esecuzione di dipinti pregevoli, dove confluivano interessi di vario tipo rivolti soprattutto agli insegnamenti vignaliani e alle raffinatezze di Cristofano Allori. Autore di opere di successo già dagli anni trenta, carlo Dolci, molto apprezzato da Casa Medici e dalle famiglie patrizie fiorentine più in vista, dette inizio a una prolifica attività, orientata verso un linguaggio stilistico originalissimo, nobilitato da un acuto realismo nella definizione delle figure, da un'attenzioni quasi maniacale nella resa dei dettagli e delle splendide stoffe delle figure e da una poetica sensibilità interpretativa nella descrizione delle "historie". In base alle iscrizioni sui dipinti o ai documenti d'archivio è possibile seguire con attenzione gran parte dell'attività dell'artista, caratterizzata costantemente da figure muliebri e virili di intangibile bellezza, enfatizzate da incarnati porcellanati e levigatissimi sui quali si riflette un'algida luce stellare, e da personificazioni di allegorie e santi, dalle espressioni spesso estatiche rivolte con sentimentale serenità verso l'empireo. Dopo anni di successo in terra toscana, l'artista, fu invitato a lavorare dal 1672 al 1675 alla corte di Innsbruck, dove eseguì soprattutto ritratti, oggi solo in parte identificati. Al ritorno in patria proseguì alacremente la sua attività fino al momento della morte avvenuta a Firenze nel 1687.
Interessante e finora inedita acquisizione al catalogo di carlo Dolci, l'opera risulta una replica autografa di una delle composizioni più note del pittore, ovvero il Martirio di Sant'Andrea conservato nella galleria Palatina a Firenze, documentato ab antiquo nella collezione Gerini a Firenze.
[...] Databile agli anni quaranta, l'opera rivela affinità stilistiche stringenti con altri dipinti dell'artista più o meno coevi, tra i quali è sufficiente menzionare, per maggiori pertinenze lessicali e tipologiche, il Sant'Antonio abate in collezione privata e il Cristo in casa del fariseo nello Statens Konstmuseer a Stoccolma".