Andrea Piccinelli, detto Andrea del Brescianino
(Siena (?), 1486 ca. - Firenze, 1525 ca.)
ALLEGORIA DELLA FORTUNA
olio su tela, cm 80x55
ALLEGORY OF FORTUNE
oil on canvas, 80x55 cm
Provenienza
New York, Acquavella Galleries (1939);
New York, collezione di Luigi Bellini;
Firenze, collezione Bellini.
Esposizioni
Renaissance Portraits Exhibition, N.M. Acquavella Galleries, New York 1939.
Bibliografia
F. Mason Perkins in Renaissance Portraits Exhibition, N.M. Acquavella Galleries, New York 1939, n.3;
L. Pagnotta, Due dipinti e un disegno di Giuliano Bugiardini, in "Antichità Viva", XXXI, 2, 1992, pp. 11-17.
Referenze fotografiche
Bologna, Fototeca Federico Zeri, scheda n. 36796.
Andrea Piccinelli è detto “del Brescianino” per via delle origini bresciane del padre, Giovanni Antonio Piccinelli. Non si conoscono con certezza né il luogo né la data di nascita dell’artista, ma è verosimile che sia nato a Siena, città in cui è documentato per la prima volta nel 1506, quando risulta avere meno di vent’anni.
Intorno al 1517, è possibile che Andrea, si trovava già a Firenze insieme al fratello Raffaello, che in quell’anno si immatricolò all’Arte dei Medici e degli Speziali. Questo trasferimento fu determinante per la formazione artistica di Andrea, che fin dalle sue opere giovanili mostra un forte legame con la cultura fiorentina, avvicinandosi in particolare a Fra Bartolomeo, Andrea del Sarto e Raffaello. Nonostante i numerosi lavori realizzati a Firenze, entrambi i fratelli mantennero sempre un forte legame con Siena, per la quale eseguirono una pala d’altare destinata al monastero di Monteoliveto fuori Porta Tufi (oggi conservata alla Pinacoteca Nazionale di Siena), che rivela chiaramente l’influenza di Fra Bartolomeo e Mariotto Albertinelli. Negli anni successivi, Andrea fu profondamente influenzato anche da Rosso Fiorentino e Pontormo, come testimoniano alcune delle sue opere più mature e riuscite, tra cui il capolavoro Venere con due amorini, conservato alla Galleria Borghese di Roma.
Il dipinto è stato riconosciuto nella rappresentazione allegorica della Fortuna da Laura Pagnotta quando pubblicò il dipinto, precedentemente attribuito da Frederick Mason Perkins, sulle pagine di Antichità Viva nel 1992. Si tratta di un esempio delle raffinate capacità pittoriche di Andrea del Brescianino, che, per analogia stilistica, può essere messo a confronto con il Ritratto di giovane donna della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma e con quello conservato alla Kunsthaus di Zurigo. "L'opera rappresenta un personaggio femminile allegorico a mezza figura, con il busto di profilo e il capo volto di tre quarti verso lo spettatore che mostra sul capo un aspo di tipologia e dimensioni simili a quello raffigurato da Bugiardini nel dipinto della collezione Saibene; la figura sostiene con la mano destra un camaleonte e ha il capo cinto da una coroncina di fiori intorno a cui volano delle farfalle. [...] Si tratta di un'opera attribuibile con certezza ad Andrea del Brescianino al quale rimandano la tipologia del volto del personaggio, il panneggio schiacciato che caratterizza la manica della veste e la tenda che compare nello sfondo e infine lo stile pittorico caratterizzato da un intenso gioco chiaroscurale. Le influenze di Fra Bartolomeo nell'impostazione ampia della figura e sartesche nell'uso dello sfumato e nella stesura delle ombre mi pare inducano a datare questo dipinto intorno alla metà del secondo decennio del secolo cioè alla attività fiorentina del pittore che, almeno dal 1525, è documentato a Firenze in quanto risulta iscritto in quell'anno alla Campagnia dei pittori fiorentini. La presenza di alcuni dei simboli che compaiono anche nel dipinto della collezione Saibene fanno supporre che l'opera di Andrea del Brescianino raffiguri la stessa allegoria rappresentata da Bugiardini e cioè probabilmente una Fortuna. Mancano in questo dipinto ulteriori elementi simbolici che permettano di chiarire completamente il significato dell'immagine e in particolare il senso dei simboli della corona di fiori e delle farfalle che compaiono anche nel dipinto Saibene" (Pagnotta 1992, p. 16).
L'opera è, inoltre, schedata sulla Fototeca Federico Zeri di Bologna (scheda n. 36796) sotto il nome di "Andrea Piccinelli (Brescianino)" e, sul retro della fotografia, è annotato il transito presso il mercante Luigi Bellini (1884-1957) a New York, che forse l’acquistò proprio in occasione dell’esposizione newyorkese del 1939.